martedì 22 giugno 2010
I lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco aprono all'accordo. L'ampia vittoria del sì al referendum appare scontata ma l'esito preciso si saprà in nottata. Ha votato circa il 95% dei lavoratori aventi diritto.
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I lavoratori dello stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco aprono all'accordo. La stragrande maggioranza degli aventi diritto al voto al referendum ha scelto di rispondere sì alla chiamata del Lingotto che prevede la produzione della Nuova Panda ed investimenti per 700 milioni di euro. A pochi minuti dalla chiusura dei seggi (alle 21) aveva votato circa il 95% dei quasi 5mila lavoratori aventi diritto. Un consenso atteso quello registrato anche se ancora non si conosce la percentuale di voti contrari (l'esito preciso si saprà in nottata). La parola ora passa all'azienda che è chiamata a decidere se ci saranno le condizioni per rilanciare Pomigliano. La perdita dello stabilimento per quest'area sarebbe un vero disastro non solo per una provincia in cui il tasso di disoccupazione è del 19,7%, ma anche per tutto il Mezzogiorno.Un clima di attese, speranze e di riscatto quello respirato all'ingresso dello stabilimento. Tanta anche la determinazione dei lavoratori che non ci stanno a passare per quelli che non hanno voglia di lavorare. È invece un'assunzione piena di responsabilità quella che sono pronti a dare, ma dovrà essere un impegno reciproco. A fronte di una Fiat disposta a scommettere in questo territorio per ilavoratori ci dovrà essere anche una Fiat pronta a istituire nuove relazioni sindacali per rinnovate dinamiche da gestire ogni giorno nella fabbrica.Si apre una nuova stagione dove lavoro e produttività dovranno trovare il giusto equilibrio per riuscire ad integrarsi al meglio. La nuova organizzazione del lavoro è pensata all'insegna della flessibilità in grado di portare lo stabilimento al suo massimo utilizzo, in modo da poter rispondere alle variazioni di un mercato sempre più veloce e globale. Un progetto che convince come hanno ribadito oggi ancora una volta Cisl e Fim che insieme a Uilm, Fismic e Ugl hanno firmato l'accordo. Resta invece in disparte la Fiom che da strenua sostenitrice della democrazia referendaria non solo si è detta contro l'accordo, ma ha anche dichiarato che non firmerà nemmeno a fronte della maggioranza di consensi dei lavoratori.
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