mercoledì 23 giugno 2010
Con il 63,4% dei voti, il fronte del «sì» ha vinto il referendum che si è svolto ieri nello stabilimento napoletano. Ma non ci sono le "larghe intese" auspicate dal Lingotto. Sacconi: «Sono fiducioso, Fiat rispetterà l'accordo».
Fiom: «Continuiamo a pensare che sia importante il consenso di tutti». Bonanni: «Niente scherzi».
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Il fronte del sì vince a Pomigliano, ma non sfonda. A votare favorevolmente all'accordo, è stato il 62% dei lavoratori dello stabilimento campano: una percentuale inferiore a quanto si aspettava la stessa azienda. In mattinata, prima è trapelata la notizia secondo cui Fiat starebbe per rinunciare a spostare la produzione della Panda dalla Polonia. Dopo qualche ora, una nota ufficiale del Lingotto ha fatto sapere che l'azienda «lavorerà con le parti sindacali che si sono assunte la responsabilità dell'accordo» su Pomigliano, prendendo atto «dell'impossibilità di trovare condivisione da parte di chi sta ostacolando, con argomentazioni dal nostro punto di vista pretestuose», il piano per il rilancio di Pomigliano. Subito la replica di Fiom: «Facciano pure ma noi continuiamo a pensare che sia importante il consenso di tutti», ha detto il segretario generale Maurizio Landini.Nei fatti, il Lingotto non chiude la porta e non menziona alcun "piano B"(cioè il ritorno della produzione della Panda in Polonia), apre piuttosto il confronto con i sindacati che hanno firmato l'accordo per «individuare ed attuare insieme le condizioni di governabilità necessarie per la realizzazione di progetti futuri». Insomma, prima di sborsare 700 milioni, bisognerà pur vedere se il 62% di lavoratori che hanno sottoscritto l'accordo rappresentino una garanzia sufficiente per la governabilità di Pomigliano.Sulla vicenda è intervenuto anche il Ministro del Lavoro Maurizio Sacconi. Si è detto «fiducioso» che Fiat rispetti gli accordi e vada avanti col piano mentre il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni ha avvertito di «non fare scherzi», ed anche la Uil, con Angeletti, ha chiesto il rispetto del patto. Dal canto suo la Cgil, ha detto Susanna Camusso numero due della confederazione, ha invitato invece le parti a «riaprire il confronto per una soluzione condivisa». Intanto, sul mercato azionario, l'esito del referendum sembra essere stato ignorato: le azioni del Lingotto sono partite in ribasso, in linea con l'andamento generale del listino, e a fine mattinata hanno limato le perdite, segnando un -0,26%.Vince, quindi, ma non sfonda il «sì» al referendum che si è svolto allo stabilimento Fiat di Pomigliano d'Arco: un voto che è servito ai lavoratori per esprimere il proprio consenso o meno all'intesa siglata lo scorso 15 giugno tra la Fiat e la sigle sindacali, eccetto la Fiom. I sindacati si dicono soddisfatti del 63,4% dei consensi conquistato dal sì. Ma nella fabbrica campana della Fiat sono tutti consapevoli che a pesare nel prossimo futuro sarà anche il 36% raggiunto dal fronte del no. I «sì» sono stati 2.888, i no 1.673, le schede bianche 22 e quelle nulle 59. I lavoratori che hanno votato sono stati 4.642 (il 95%) su 4.881 aventi diritto.
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