giovedì 22 giugno 2017
Al termine della giornata è stato diffuso un documento che contiene le indicazioni e le suggestioni raccolte; una tappa che proseguirà poi nel confronto con l'Ilo e il G7 del Lavoro previsto a Torino
Uno dei dibattiti a "Il lavoro che cambia"

Uno dei dibattiti a "Il lavoro che cambia"

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Dare a tutti «un lavoro dignitoso affermando il diritto alla competenza e al sapere per tutto l'arco della vita». Questo l'obiettivo dell'iniziativa Il lavoro che cambia spiegato dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. In occasione del centenario dell'Organizzazione Internazionale del Lavoro (Ilo) e del G7 Lavoro - che quest'anno si svolgerà in Italia, dal 30 settembre al 1° ottobre, e sarà dedicato al rapporto tra Scienza, tecnologia e lavoro - il ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali ha promosso una riflessione plurale e partecipata sul tema della trasformazione del lavoro con la diffusione dell'automazione e della digitalizzazione.

Nel corso dei lavori - che si sono svolti a Roma, a Palazzo Rospigliosi - si sono tenuti dibattiti su: Lavoro, formazione, competenze; Il progetto "Crescere in digitale"; Organizzazione del lavoro, nuovi processi produttivi, politiche attive; Focus su piattaforme e Gig economy. In parallelo con la sessione plenaria, si sono tenuti quattro tavoli di lavoro tematici dedicati a: Alternanza scuola lavoro, sistema duale e ruolo degli Its; Formare in digitale; Autoimpiego, nuove imprese e formazione delle imprese; Garanzia giovani.

Al termine della giornata è stato diffuso un documento che contiene le indicazioni e le suggestioni raccolte; una tappa che proseguirà poi nel confronto con l'Ilo e il G7 del Lavoro previsto a Torino. Nel documento si evidenzia, per esempio, che «i rischi di fronte a cui è posto il lavoro riguardano il pericolo di disoccupazione tecnologica; la qualità e le condizioni lavorative; il pericolo di un incremento delle diseguaglianze economiche». A questi rischi si aggiungono le «sfide preesistenti e cruciali per il lavoro e l'economia italiana come l'invecchiamento della popolazione, la necessità di ridurre lo squilibrio di genere nel mercato del lavoro e la necessità di gestire in modo sostenibile i processi di internazionalizzazione delle relazioni economiche».

Inoltre «un impegno prioritario va riservato ai giovani, che nel nostro Paese - si legge nel documento - registrano un miglioramento nei dati occupazionali, ma un livello di disoccupazione ancora troppo elevato». Quanto alle differenze di genere occorre costruire "un ambiente economico favorevole alle donne» attraverso la lotta alle diseguaglianze, dentro e fuori il luogo di lavoro, e al divario di genere retributivo e contributivo.

Proteggere, promuovere e rafforzare l'occupazione è il primo obiettivo da perseguire combattendo quella che viene definita "disoccupazione tecnologica". Ossia il rischio di obsolescenza di professioni, compiti e mansioni e di riduzione della domanda di lavoro per effetto dell'automazione dei processi produttivi. Fondamentale, dunque, è «rafforzare e aggiornare le competenze di lavoratori e imprese».

Quanto all'occupazione giovanile, «le nuove tecnologie costituiscono un volano fondamentale» che potrà anche «ridurre l'incidenza del fenomeno dei Neet», ossia i giovani che non studiano e non lavorano.

Sul fronte del welfare il cambiamento tecnologico impone «un potenziamento del welfare state e delle infrastrutture sociali" e determinante potrà essere "il ruolo delle imprese cooperative e di quelle sociali».

L'innovazione e la quarta rivoluzione industriale pone un cambiamento molto radicale, ha spiegato Poletti, e nessuno ha una ricetta, una risposta pronta: per questo il ministero ha voluto coinvolgere tutti gli attori sociali per riflettere insieme sui problemi e le opportunità del cambiamento. «Abbiamo scelto un metodo positivo, non abbiamo voluto una piccola commissione di esperti - conclude il ministro - ma un dialogo aperto di tutte le rappresentanze, attivando i ministeri del Lavoro, dell'Istruzione, dello Sviluppo economico».






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