venerdì 9 agosto 2013
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Burocrazia e stretta creditizia. Sono queste le due grande nemiche della ripresa: se ne parla da tempo, eppure non si intravedono grandi cambiamenti all’orizzonte. L’ultima conferma, in ordine di tempo, arriva dalla Banca d’Italia, nel comunicato sui principali indicatori bancari contenuti nel supplemento al Bollettino statistico "Monete e banche": a giugno, i prestiti al settore privato hanno registrato una contrazione del 3%, in crescita rispetto al mese prima (a maggio era stata del 2,4%). E se i prestiti alle famiglie sono rimasti invariati rispetto a maggio – ma scesi dell’1% in un anno – quelli alle società non finanziarie sono diminuiti del 4,1%, dal 3,6% di maggio. Unica nota positiva, le sofferenze bancarie che a giugno sono lievemente diminuite (22% rispetto al 22,4% di maggio), anche se nel Bollettino economico di luglio, gli analisti Bankitalia prevedono che saliranno ancora nel resto dell’anno. In questa situazione, quindi, sono i destinatari del credito – famiglie e imprese – a vedere peggiorare le loro condizioni.Dati analoghi quelli diffusi ieri da Mediobanca, secondo la quale nell’ultimo decennio sono "spariti" 40 miliardi di euro di crediti alle imprese: è la stima effettuata dall’ufficio studi dell’istituto sui dati cumulativi di oltre 2.000 imprese italiane dell’industria e del terziario. In termini assoluti, si legge nel rapporto, le erogazioni delle banche sarebbero aumentate di oltre 11 miliardi dal 2003 al 2012, ma per mantenere lo stesso peso sul debito finanziario complessivo delle imprese, sarebbero dovuto crescere di oltre 50 miliardi; all’appello, conclude l’ufficio studi, ne mancano quindi circa 40.Da una parte i soldi che mancano, dall’altra, però, un sistema normativo che sembra fatto apposta per scoraggiare i più, facendo perdere tempo tra mille ostacoli burocratici. E qui i numeri si fanno davvero impietosi. Negli ultimi cinque anni - a partire dalla legge n.133, la cosiddetta "taglia-oneri" - sono state varate 288 norme fiscali, pari a oltre la metà (58%) di tutte le disposizioni di natura tributaria (491) introdotte attraverso una trentina di diversi provvedimenti, e pari a oltre quattro volte le 67 semplificazioni fatte sempre nello stesso periodo. Secondo l’ultimo rapporto di Confartigianato, la pressione burocratica ha visto lo stesso ritmo di crescita di quella fiscale, raggiungendo il picco del 44,6%, il record da quando sono iniziate le rilevazioni. Era il 1990, sono trascorsi 23 anni. Il risultato? Alla fine, i costi della burocrazia pesano su cittadini e imprese, secondo dati Istat, per oltre 31 miliardi.La Cgia di Mestre calcola invece i costi delle piccole e medie imprese per tutte le procedure necessarie (in materia di lavoro, ambiente, sicurezza, appalti, ecc.) ammontano a 23 miliardi l’anno. Se invece fossero attuate tutte le semplificazioni messe in cantiere, i risparmi sarebbero di quasi 8 miliardi e mezzo di euro, pari al 27,4%, giungendo così quasi al traguardo dell’obiettivo europeo di un taglio del 25%.
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