lunedì 5 novembre 2012
​L’Employee Labour Trust Index ha registrato a settembre un basso livello di fiducia (43,37 punti a livello europeo). In Europa servono in media 11 mesi per ricollocarsi, in Italia 15, il doppio che in Germania.
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​L’Employee Labour Trust Index di Gi Group ha registrato a settembre un basso livello di fiducia (43,37 punti a livello europeo). Nonostante il sentiment positivo nell’organizzazione in cui si opera (58,99), dallo studio emerge che i lavoratori, oltre che nel reimpiego, sono pessimisti anche rispetto alle istituzioni (38,16). L’Unione Europea tiene meglio rispetto ad altre, ma non per i tedeschi (i più scettici dopo gli inglesi), mentre i partiti politici registrano la sfiducia maggiore in Italia; gli spagnoli sono gli europei più confidenti nelle Agenzie per il Lavoro private, mentre i tedeschi nei sindacati. Non basta l’effettiva fiducia relativa all’organizzazione in cui si opera (58,99 punti in una scala da 0 a 100 - dove 50 indica il valore di riferimento per distinguere tra chi è effettivamente confidente e chi no) per contrastare la poca fiducia in generale che i lavoratori ripongono nelle istituzioni e nella facilità di reimpiego.Il Vecchio continente è, infatti, diviso in due sul reimpiego: si va dai 7,76 mesi ritenuti necessari in Germania per trovare un nuovo impiego, in caso di perdita di lavoro - seguita da Regno Unito e Polonia con poco più di 8 -, agli oltre 16 mesi necessari in Spagna e ai quasi 15 in Italia, per una media di 11 mesi e un indice europeo di facilità di reimpiego di soli 32,85 punti.A far serpeggiare un generale scetticismo tra i lavoratori si aggiunge la scarsa fiducia in tutte le istituzioni che regolano o influenzano il mercato (38,16 punti); tiene un po’ meglio l’Unione Europea – specie per gli spagnoli e gli italiani -, mentre i tedeschi non si fidano del tutto, esprimendo il valore più basso dopo gli inglesi. Il pessimismo maggiore è registrato, per contro, verso i partiti politici e soprattutto da parte degli italiani (20,85). È, invece, da segnalare la relativa tenuta delle Agenzie per il Lavoro private, specie in Spagna, dove registrano il punteggio più alto a livello Paese e in Italia, dove, anche se ottengono valutazione più bassa rispetto a Francia, Regno Unito e Germania, sono comunque al secondo posto a livello locale dopo la UE.A livello Paese, fiducia effettiva è espressa solo dai lavoratori tedeschi nei confronti dei sindacati (52,93) e delle autorità regionali o locali (50,90).“Come soggetto globale che opera in più di venti Paesi in tutto il mondo, abbiamo deciso di realizzare questa ricerca perché ci interessa contribuire alla crescita di un mercato del lavoro migliore, più funzionale sia alle esigenze delle persone che a quelle delle imprese: per questo siamo attenti ad un argomento come la fiducia nei vari protagonisti del mondo del lavoro – commenta Stefano Colli-Lanzi, Ceo di Gi Group -. I risultati emersi da questo nuovo studio internazionale ci confermano che le riforme strutturali sono fondamentali, motivo per cui solo i Paesi che le hanno avviate per tempo, come ad esempio la Germania, sono meno esposte all’ondata di pessimismo che sembra essere, invece, un elemento trasversale a tutta l’indagine. Non stupisce che proprio l’istituzione che preme di più sulle riforme sui singoli Paesi, ovvero l’Unione Europea, sia percepita meglio, tranne rari casi, rispetto alle singole istituzioni nazionali, su cui prevale, invece, una generale sfiducia, in primis per partiti politici, in crisi generale di rappresentanza e  governi nazionali, spesso a seguito delle recenti azioni di austerity intraprese. Tra gli attori del mercato rileviamo positivamente, inoltre, come le Agenzie per il Lavoro private siano abbastanza ben valutate, oltre che in Francia, Regno Unito e Germania, in Spagna (con il valore più alto registrato in senso assoluto) e in Italia (al secondo posto rispetto alle altre istituzioni a livello locale), Paesi dove la crisi ha in questo momento i suoi effetti più drammatici, ma dove evidentemente sono, comunque, percepite come un soggetto facilitatore”.A livello Paese, a parte il caso unico e quasi sempre positivo della Germania (ELTI 51,01 punti), emerge una forte dicotomia tra gli altri Stati che si suddividono in due gruppi: Regno Unito (ELTI 45,18) e Francia (ELTI 44,84) che esprimono limitata fiducia nel mondo del lavoro e Polonia (ELTI 39,98), Italia (ELTI 39,75) e Spagna (39,45) che, invece, sono spesso fanalino di coda, anche nei sottoindici e nelle relative voci.
Dallo studio comparato, l’Italia si posiziona sempre agli ultimi due posti delle classifiche; in particolare, i lavoratori italiani esprimono la fiducia più bassa rispetto agli altri europei in merito al management d’impresa, alle istituzioni in generale, alle agenzie per il lavoro pubbliche e ai partiti politici.Anche rispetto alla facilità di reimpiego, l’Italia è fortemente scettica; nel nostro Paese, il lasso di tempo percepito come necessario per ritrovare lavoro varia da un minimo di circa 10 mesi, percepiti dai senior/top manager a un massimo di oltre 18 mesi per gli over 50 in generale.“L’azienda in cui si lavora emerge per tutti i Paesi come un baluardo di sicurezza, unico rifugio in questo momento a contrasto della crisi, ma è insufficiente da sola a tenere alta la fiducia, se non è sostenuta dagli attori esterni del mercato. – conclude Colli-Lanzi -. E’, infatti, la percezione di difficoltà di reinserimento, in caso di perdita del proprio lavoro che genera forte sfiducia a livello europeo e italiano, specie per alcune categorie che sono a rischio di esclusione sociale e rispetto alle quali, anche in ragione delle riforme che hanno innalzato l’età pensionabile, occorrono serie politiche attive sul lavoro e di “staffetta generazionale”.  A riguardo, il sistema tedesco e, in generale, quelli nordici che puntano sulla flexicurity dovrebbero essere finalmente presi a modello dal Sud Europa. Sempre dalla Germania sarebbe da importare, infine, in Italia un nuovo modello di sindacato, partecipativo e collaborativo nelle dinamiche di impresa e innovativo nella proposta di soluzioni per la contrattazione di secondo livello”.
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