mercoledì 3 maggio 2017
Si è interrotta l'emorragia demografica delle piccole e medie imprese iniziata nel 2009 nel Nord-Est (+0,3% nel 2015) e nel Nord-Ovest (+1,8%), mentre nel Centro il calo continua
Pmi, nel Nord si arrestano le crisi
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Si è interrotta l'emorragia demografica delle piccole e medie imprese iniziata nel 2009 nel Nord-Est (+0,3% nel 2015) e nel Nord-Ovest (+1,8%), mentre nel Centro il calo continua, seppure in modo lieve, con un’ulteriore riduzione di -0,7%. È quanto emerso dal II Rapporto pmi Centro-Nord 2017, curato da Confindustria e Cerved, che ha preso in esame circa 111mila imprese, l’82% del totale nazionale, che generano 168 miliardi di euro di valore aggiunto (pari a oltre il 10% del Pil italiano) e hanno oltre 3 milioni di addetti e un fatturato pari a 727,5 miliardi di euro.

L’analisi delle principali voci di conto economico, si legge nel rapporto, mostra che i primi segnali positivi già osservati nel 2014 si consolidano nel 2015, ma rimane ampio il divario rispetto ai valori pre-crisi: nel 2015 cresce il fatturato, nel Nord-Est e Nord-Ovest con tassi intorno al 3%, di poco superiori a quelli del Centro (2,2%). Continua la crescita del valore aggiunto, che torna ai valori pre-crisi, seppur in modo meno consistente nel Centro, rispetto alle altre ripartizioni. Per il terzo anno consecutivo, nel 2015 aumenta anche il margine operativo lordo.

Tuttavia, si legge, nel medio periodo la perdita di fatturato e valore aggiunto registrata durante la crisi, in combinazione con costi del lavoro in crescita, ha fortemente compresso i margini lordi, che si sono ridotti del 21% nel Nord-Est, del 29% nel Nord-Ovest e di circa il 40% nelle regioni centrali rispetto ai valori del 2007. Ciò significa che le dinamiche positive innescate a partire dal 2012, consolidate nell’ultimo triennio e più consistenti nel 2015, sono state finora insufficienti per recuperare la redditività lorda pre-crisi.

Pur migliorando le prospettive economiche, continua il rapporto di Confindustria e Cerved, la ripresa degli investimenti sembra più consistente soprattutto al Centro. Dal canto loro i debiti finanziari, dopo la fase di stretta creditizia iniziata nel 2011, tornano a salire, a eccezione del Nord-Est, dove la dinamica resta negativa. In aumento poi, in tutte le aree monitorate, anche la redditività netta delle pmi del Centro-Nord, ma con ampi divari territoriali: le imprese del Veneto e del Piemonte sono quelle in cui è più alto il ritorno del capitale (rispettivamente al 10,8% e al 9,5%), mentre Umbria, Valle d’Aosta e Lazio sono le regioni con gli indici più bassi (6%, 6,2% e 6,4%).

Il miglioramento del clima economico trova un’ulteriore conferma anche nel calo significativo di chiusure e fallimenti, in particolare nel Nord-Est (-28,8%), così come una maggiore capacità di saldare i propri debiti, come mostra il calo delle fatture inevase. Prosegue, si legge ancora, l’incremento della natalità delle imprese del Centro-Nord, sebbene le nuove società nascono prevalentemente in forme societarie "più leggere", ovvero Srl semplificate che rappresentano il 44% delle newco (fenomeno prevalente soprattutto al Centro). A nascere sono, quindi, soprattutto imprese potenzialmente più piccole, con meno di 5mila euro di capitale versato.

Tali nuove imprese non hanno ancora la taglia per rimpiazzare quelle uscite di scena con la crisi che ha ridotto del 9% il numero delle pmi italiane, sceso dalle quasi 150mila imprese del 2007 alle 136mila attive nel 2014. Il fenomeno ha riguardato tutto il Centro-Nord, con un calo più marcato nel Centro (-12,2%) rispetto a Nord-Est (-7,9%) e Nord-Ovest (-5,5%).

La crisi non ha colpito le pmi in modo omogeneo: in tutte le aree, ad uscire dal mercato sono state principalmente le imprese con un grado di rischio economico finanziario elevato già nel 2007. Le piccole e medie imprese sopravvissute hanno invece consolidato i propri bilanci: hanno aumentato la patrimonializzazione, riducendo in modo consistente l’incidenza dei debiti sul capitale netto e hanno diminuito l’incidenza degli oneri finanziari sui margini lordi, con dinamiche positive diffuse a tutte le aree geografiche e proseguite anche nel 2015. Le pmi di capitali sono perciò diventate meno numerose, ma più solide, anche se con significative differenze territoriali.

Le imprese rimaste sul mercato confermano una maggiore solidità del sistema imprenditoriale del Nord e una maggiore fragilità di quello del Centro. In tutte le ripartizioni migliora anche la dinamica dei tassi di ingresso in sofferenza, anche se i valori restano più elevati di quelli pre-crisi. Il consolidamento dei segnali di ripartenza sembra confermato anche da una maggiore propensione all’innovazione. Attraverso un’analisi condotta sulle partecipazioni degli investitori specializzati in innovazione e una ricerca sui siti internet di start up e pmi italiane, sono state identificate 12mila società che producono in innovazione, in molti casi non iscritte ai registri ufficiali. Di queste, più di 9mila (6mila start up e 3mila pmi) hanno sede nel Centro-Nord. Il sistema delle start up innovative produce, al Centro-Nord, ricavi per 1,6 miliardi di euro e investimenti per 250 milioni di euro. Quello delle piccole e medie imprese innovative impiega oltre 108mila addetti e produce ricavi per 22 miliardi.

Le imprese innovative si affiancano a quelle industriali in senso stretto, che rappresentano la spina dorsale del sistema imprenditoriale centro-settentrionale. A tali imprese, nel Centro-Nord come nel resto del Paese, la crisi ha presentato un pesante conto economico ma il processo di ristrutturazione, selezione e adattamento del tessuto imprenditoriale ha lasciato nel mercato imprese più solide, con fatturati più consistenti, con maggiore patrimonializzazione e maggiore redditività rispetto alle pmi che non operano nell’industria. Secondo le previsioni di Confindustria e Cerved per le regioni del Centro-Nord è previsto, nei prossimi anni, un graduale rafforzamento della ripresa già in atto: la crescita continua in particolare nel Nord-Est, che registra incrementi superiori al 5% dei fatturati, mentre le previsioni per il Centro registrano una crescita meno brillante.

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