venerdì 13 settembre 2019
Unilever e le principali organizzazioni sindacali hanno firmato oggi a Roma un'intesa riservata all'industria 4.0
Più umanesimo nel lavoro del futuro
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La IV rivoluzione industriale è ormai in atto e nei prossimi anni porterà con sé profonde trasformazioni nel mondo del lavoro. Le competenze digitali si stanno imponendo in maniera sostanziale, impattando tutte le aziende e tutti i settori: molte professioni scompariranno, altre a oggi quasi sconosciute prenderanno il loro posto. Consapevoli di questo scenario, Unilever Italia e i rappresentanti delle principali organizzazioni sindacali confederali hanno firmato oggi a Roma, a margine dell’evento Umanesimo digitale: una nuova agenda per il futuro del lavoro, il primo accordo sindacale dedicato all’industria 4.0, siglato da Gianfranco Chimirri, Direttore Risorse Umane di Unilever Italia insieme a Sara Palazzoli, Segretario nazionale Flai Cgil, Roberto Benaglia, Segretario nazionale Fai Cisl e Pietro Pellegrini, Segretario nazionale Uila Uil.

Una misura innovativa inserita nel più ampio progetto Future of work di Unilever Europa, applicato con successo e che ora prende avvio anche in Italia. L’agenda rivoluziona il mondo delle relazioni sindacali anticipando in modo proattivo le tendenze in atto, mettendo al centro in modo strutturale il concetto di occupabilità e supportando i lavoratori con un percorso personalizzato e continuo di formazione e riqualificazione in stretto contatto con le parti sociali e con le aziende del territorio. Unilever Italia concretizzerà questo nuovo approccio in due progetti pilota nella sede di Roma e nel sito produttivo di Caivano, attraverso una cabina di regia e una commissione tecnica alla quale parteciperanno sia rappresentanti aziendali che del sindacato. La fase di co-progettazione delle misure partirà a metà settembre e terminerà a fine dicembre mentre l’attuazione dell’Agenda vera e propria occuperà tutto il 2020.

Le attività dell’agenda coinvolgeranno progressivamente tutte le articolazioni di Unilever in Italia, e, con particolare riferimento all’obiettivo di massimizzare l’occupabilità per tutti i lavoratori, le azioni congiunte da realizzare si focalizzeranno sulla acquisizione di abilità digitali e sulla valorizzazione delle human skills, sempre più richieste per ricoprire i ruoli del futuro nel nuovo panorama dell’industria 4.0.

«Unilever Italia e le organizzazioni sindacali nazionali hanno concordato un nuovo approccio alla gestione delle relazioni sindacali in Italia – afferma Gianfranco Chimirri, direttore Risorse Umane di Unilever Italia –. Umanesimo digitale: una nuova agenda per il futuro del lavoro delinea un approccio incentrato sulle persone nella gestione della digitalizzazione, dell'automazione e del futuro del lavoro. Lavorando insieme ai sindacati abbiamo costruito un nuovo modello che affronti in maniera proattiva le future sfide del mercato del lavoro, in modo da poter garantire a tutti i dipendenti Unilever in Italia un percorso futuro. Punto di partenza per noi è il miglioramento delle competenze, il loro rinnovamento e un piano personalizzato per garantire una più ampia occupabilità, nonché per identificare nuovi modi di passare da e verso il lavoro con Unilever. Ciò consente a tutte le persone di Unilever di essere completamente attrezzate per prosperare in un momento di cambiamento senza precedenti sul posto di lavoro».

Unilever si è impegnata a finanziare il progetto Future of Work a livello europeo fino a 30 milioni di euro nel triennio 2019, in linea con gli impegni strategici per tutelare tutte le sue persone e metterle in condizione di affrontare la costante evoluzione del lavoro e di essere veri artefici del proprio futuro.

Sara Palazzoli, segretario nazionale Flai Cgil: «Con accordi importanti come questo siamo di fronte a una sfida per essere protagonisti del cambiamento portato dall’innovazione e dalla digitalizzazione, in una ottica di nuova e maggiore capacità di occupazione attraverso l’acquisizione di nuove competenze necessarie ai cambiamenti del lavoro. La sfida è dare a tutti i lavoratori le stesse opportunità di crescita, attraverso una formazione continua che sarà il paradigma per guardare e costruire il futuro. Un futuro che significa per noi occupazione, lavoro dignitoso, riduzione delle diseguaglianze, attenzione alla persona e ai suoi bisogni».

«L’accordo – afferma il segretario nazionale della Fai Cisl Roberto Benaglia – cerca di anticipare l’imminente transizione tecnologica, organizzativa e digitale che Unilever dovrà gestire nei prossimi anni anche nel nostro Paese e adotta politiche di supporto e sostegno per i lavoratori del gruppo, a partire dalla loro riqualificazione e arricchimento professionale. In questo senso è un accordo veramente innovativo e apripista, che per una volta vuole tutelare per tempo e nel futuro i lavoratori e non gestire le conseguenze di scelte già avvenute. Finalmente dai convegni su Industria 4.0 passiamo nel nostro Paese agli accordi sindacali che mettono in campo responsabilità, partecipazione dei lavoratori e soprattutto la formazione continua e la riqualificazione come vera e propria ‘assicurazione sociale’ contro il rischio della disoccupazione e della obsolescenza dei lavoratori».

«La Uila è convinta che la negoziazione debba sempre più essere una ‘contrattazione d’anticipo’ che, per l’appunto, legge la realtà, ne assume i mutamenti e predispone soluzioni valide per l’immediato e, soprattutto, per il futuro. L’ Agenda per lo sviluppo del capitale umano di Unilever nell’industria 4.0 fa proprio questo – spiega il segretario nazionale Uila-Uil Pietro Pellegrini -. Partendo dalle trasformazioni tecnologiche e digitali che stanno interessando il nostro Paese, e non solo, traccia un orizzonte di studio, prima, e di azioni, poi, in grado di renderle un’opportunità da cogliere sia per l’azienda sia per le lavoratrici e per i lavoratori. Come sindacato ed azienda ci siamo chiesti come raggiungere questo obiettivo. La risposta, che si trova tra le righe dell’accordo, si chiama “formazione”: solo attraverso l’implementazione delle competenze di tutti e per tutti si potrà coniugare sviluppo digitale e crescita professionale salvaguardando così competitività aziendale e lavoro. Noi faremo la nostra parte perché come sempre, anche in questo caso, è nostro compito trovare le giuste mediazioni tra le necessità dell’impresa e i bisogni dei lavoratori. L’Agenda deve però essere anche l’occasione per rafforzare ancora di più le relazioni sindacali in questo Gruppo e segnare anche uno scatto in avanti per quanto riguarda la partecipazione e il coinvolgimento delle organizzazioni sindacali a tutti i livelli».

Lo scenario globale. Secondo il World Economic Forum, la nuova frontiera del rapporto uomo-macchina comporterà importanti cambiamenti nel giro dei prossimi 3 anni. Nel 2018, il 71% delle ore lavoro era eseguito da uomini, contro il 29% eseguito da macchine. Entro il 2022 si prevede che la percentuale di lavoro umano scenderà al 58% mentre le ore lavoro realizzate dalle macchine saliranno al 42%. Una previsione di svolta sostanziale, che apre un nuovo positivo scenario per i posti di lavoro: a fronte di circa 75 milioni di posti di lavoro che potrebbero essere sostituiti dal potenziamento delle macchine, potrebbero emergere dall’altra parte 133 milioni di nuovi ruoli, fortemente incentrati sulle “human skill” (creatività, empatia, pensiero critico, generazione di nuove idee, intelligenza emotiva).

La situazione italiana. Lo scenario diventa più complesso osservando la situazione italiana e tenendo in considerazione diversi fattori. Secondo quanto emerso dalla ricerca dell’Osservatorio Artificial Intelligence degli Osservatori Digital Innovation, nei prossimi 15 anni si avrà, da una parte, un complessivo decremento di 1,4 milioni di lavoratori dovuto all’invecchiamento della popolazione e ai bassi tassi di natalità (parzialmente compensata dal saldo migratorio), e dall’altra un aumento della domanda di lavoro di circa 3,3 milioni di posti, dovuto all’aumento dei consumi e al miglioramento della qualità di vita. Questo squilibrio produrrà un disavanzo totale di 4,7 milioni di posti di lavoro. Nello stesso periodo, in Italia, il processo di automazione condurrà alla sostituzione di 3,6 milioni di posti di lavoro intesi come siamo abituati a conoscerli oggi mentre le nuove tecnologie genereranno domanda per professioni completamente nuove, esattamente come è accaduto nelle rivoluzioni precedenti. Fra le posizioni più richieste dal mercato - secondo l’Osservatorio Hr Innovation Practice - al primo posto ci saranno i Data Scientist (38%) seguiti dai Data Architect (31%) e dagli esperti di metodologia agile (28%).

«Nel contesto attuale per le organizzazioni è fondamentale lavorare per garantire l’employability delle persone nel medio-lungo periodo, attraverso programmi di formazione, up-skilling e re-skilling ma anche sapendo identificare le competenze digitali già possedute dalle persone e dando loro modo di valorizzarle. Solo questo approccio può permettere alle organizzazioni di saper rispondere tempestivamente ai cambiamenti imposti dalla Digital Transformation e allo stesso tempo ottenere elevati livelli di soddisfazione delle persone», conclude Mariano Corso, professore ordinario di Leadership e Innovation del Politecnico di Milano.

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