martedì 6 febbraio 2018
Possibilità di creare 60 nuovi posti di lavoro dopo tre anni dalla fine del progetto
Più occupazione con l'industria conciaria "verde"
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L’industria conciaria cambia “pelle” e diventa sempre più verde. Grazie al progetto Lifetan (www.lifetan.eu), cofinanziato dall'Unione europea e coordinato dall’Enea, sono stati messi a punto cinque prodotti ecosostenibili, a base di scarti di origine naturale, che permetteranno di abbattere il carico inquinante della lavorazione del pellame senza alterare la qualità della produzione. I partner industriali di Italia e Spagna hanno già realizzato i primi campioni di borse e scarpe di pelle trattata con le innovative formulazioni. Non a caso questi sono anche i due Paesi dove è concentrato il 70% dell'industria conciaria europea, caratterizzata da piccole e medie imprese alla continua ricerca di innovazione per competere sul mercato globale. «Il progetto - spiega la responsabile Alice Dall'Ara - consiste in un innovativo ciclo di concia, in cui in alcune fasi di lavorazione si vanno a sostituire prodotti chimici spesso da fonti non rinnovabili e di difficile biodegradabilità, talvolta tossici (cloro paraffine, feniletossilati, cromo) con prodotti naturali e/o a base naturale, da fonti rinnovabili. Le fasi del ciclo di concia interessate sono cinque: la macerazione, lo sgrassaggio, la concia vera e propria, la tintura e l’ingrasso finale. Per esempio per la macerazione si utilizza la pollina, particolari tipologie di pollina con trattamenti specifici brevettati, pollina che è un sottoprodotto della produzione di uova e che può essere di difficile collocazione finale. Per lo sgrassaggio e la tintura si usano formulati che contengono al loro interno prodotti sintetizzati a partire da lattosio, quindi uno scarto del siero (lavorazione del latte). Per l’ingrasso si usano formulati che contengono olio di palma (spesso rimosso dagli alimenti può trovare opportuna collocazione nel settore conciario). Si tratta nella proposizione sviluppata di innovazione di prodotto (sostituzione/integrazione) che al contempo consenta la riduzione dell’impatto ambientale e dall’altro di riutilizzare nel ciclo produttivo scarti e/o sottoprodotti di altre filiere, quali l’industria agroalimentare, con caratteristiche innovative. Sono esempi di di pratiche di economia circolare, in cui parte delle risorse vengono risparmiate utilizzando sottoprodotti e scarti di altre filiere per ottenere le materie prime da utilizzare per i nuovi prodotti».

Nella maggior parte dei casi, le pelli stesse sono il primo esempio di recupero/riciclo di uno scarto dell’industria alimentare (es. le pelli di maiale entrano marginalmente nella filiera della concia perché rimangono all’interno della filiera alimentare). Si è scelta innovazione di prodotto (processo nel suo complesso) proprio per facilitare l’introduzione produttiva del nuovo ciclo conciario e renderla compatibile sia con la dotazione strumentale, attrezzature e bottali già presenti in conceria; tale innovazione è compatibile con l’implementazione di nuovi strumenti di monitoraggio e di ottimizzazione di processo così come previsto per Industria 4.0. Il progetto Lifetan quindi ha inteso dimostrare fino a scala semi-industriale la fattibilità tecnica – economica di un nuovo ciclo di concia. Elemento fondante la qualità dei pellami finali, che deve essere almeno pari ai pellami ottenuti attualmente, proprio per mantenere quella leadership del made in Italy o made in Europe, per qualità dei pellami e sicurezza dei prodotti utilizzati nella trasformazione.

«Gli sbocchi occupazionali - continua Dall'Ara - sono legati in modo diverso al settore conciario e al settore dei nuovi prodotti green. Già nella proposta alla Commissione europea l’obiettivo previsto è il mantenimento dell’occupazione nel settore conciario per Italia e Spagna, i due maggiori produttori europei. L’Italia deve mantenere una leadership e al contempo fronteggiare concorrenze di prezzo che vengono dal Medio Oriente e dall’Asia. E non solo. Anche per questo spesso le parti iniziali del ciclo sono svolte fuori Europa. Gli sbocchi occupazionali sono collegati essenzialmente alla possibilità di creare nuovi posti di lavoro nello sviluppo e manifattura dei prodotti “green”, i nuovi reagenti per l’industria conciaria che consentono di ridurre l’impatto ambientale, in particolare il carico inquinante delle acque di scarico e loro biodegradabilità, ma anche gas ad effetto serra. Sono effetti che si vedono dopo alcuni anni dalla fine del progetto, anche perché bisogna nel frattempo completare anche quegli aspetti amministrativi/autorizzativi che permettono di introdurre nuovi prodotti e quindi nuovi percorsi/cicli per l’economia circolare. Si auspicava la possibilità di creare 60 nuovi posti di lavoro dopo tre anni dalla fine del progetto».

Poiché tali prodotti/processi sono compatibili anche con la digitalizzazione di processo, il controllo degli scarichi, l’innovazione richiede la formazione degli attuali occupati del settore conciario. E nuove figure professionali, ad alta professionalità, per lo sviluppo e manifattura di nuovi prodotti tecnici verdi da utilizzare nella concia, ottenuti da sottoprodotti, la formazione degli utilizzatori finali. Lo sviluppo di tali prodotti consentirebbe poi di trovare applicazioni in altri settori (tessile, e anche fertilizzanti nel caso di pollina). Quindi figure professionali qualificate per rendere praticabili e applicate industrialmente nuovi percorsi/ di casi economia circolare.

«Due concerie sono state partner di progetto - conclude la responsabile - l’italiana Newport del distretto di Santa Croce e la spagnola Tradelda, della zona di Alicante, proprio per la messa a punto del processo e per comprendere come una conceria può rispondere all’introduzione dei nuovi prodotti, quali sono le criticità e come superarle. Abbiamo cominciato la diffusione dei risultati del progetto a varie aziende e altre strutture della filiera, anche attraverso workshop (in Spagna presso Ecofira - International fair of environmental solutions - e in Italia presso il Cnr di Pisa) e attraverso giornate di formazione/informazione ai tecnici».



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