sabato 14 maggio 2016
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ROMA Prosegue un po’ più tonica la 'ripresina' italiana nell’avvio del 2016 ma sull’economia continuano a pesare i 'fardelli' di una deflazione che si accentua e di un debito pubblico che tocca il nuovo massimo storico. L’ultimo bollettino Istat permette di tirare un mezzo sospiro di sollievo. La ripresa resta moderata (specie se confrontata con i partner dell’euro) ma c’è. E lo scenario di una nuova stagnazione sembra essere per ora superato. L’aumento del Pil registrato tra gennaio e marzo è stato dello 0,3% mentre quello del quarto trimestre dello scorso anno è stato rivisto al rialzo da +0,1 a +0,2%. Sono dati maggiormente compatibile con il raggiungimento di una crescita per l’intero 2016 non distante dall’1,2% stimato dal governo nel Def. La crescita già acquisita è stimata ora allo 0,6%. Tuttavia solo pochi giorni fa lo stesso Istat aveva avvertito, anticipando il dato di ieri, che per riuscire a centrare l’obiettivo programmatico servirà un’accelerazione del Pil nella seconda parte dell’anno. Al bicchiere mezzo pieno della ripresa fanno riscontro anche voci più critiche. È sempre l’Istat a registrare ad aprile un calo dei prezzi dello 0,1% su base mensile e dello 0,5% su base annua. Si accentua così la tendenza alla deflazione. Il dato acquisito per il 2016 è pari a 0,5% (dal -0,4% di marzo). Anche al netto di energia e alimentari, l’inflazione di fondo scende al minimo dello 0,5% (da +0,6% di marzo). Intanto continua a crescere il debito pubblico. Secondo la Banca d’Italia, a marzo è salito a 2.228,7 miliardi, 14 in più che a febbraio. Lo stock del passivo italiano, ha calcolato ieri Unimpresa, è cresciuto di 108,3 miliardi di euro solo negli ultimi due anni: +5,1%: Il debito che cresce in valori assoluti e i prezzi che calano sono cattive notizie per i conti pubblici perché spingono al rialzo il rapporto debito/Pil, che si misura in termini nominali, ed è uno degli indicatori chiave del patto di stabilità europeo. Standard & Poor’s ieri ha lasciato invariato il rating italiano al livello BBB-/A-3, che resta però al gradino più basso dell’affidabilità finanziaria, e stabili le prospettive a medio termine. La previsione sul Pil per l’intero 2016 è stata ridotta dall’1,3 all’1,1%. Tornando ai dati sul primo trimestre, l’Istat spiega che la crescita è frutto di un aumento del valore aggiunto di industria e servizi e di un calo per l’agricoltura. È stata la componente interna a dare il contributo positivo mentre è negativa la componente estera. Su base annua, cioè rispetto al primo trimestre 2015, l’aumento del Pil è stato dell’1%. Per i prossimi mesi non sembrano profilarsi ulteriori accelerazioni. L’indice anticipatore Ocse nei giorni scorsi segnava un indebolimento per l’Italia. Mentre Terna ha registrato ad aprile un minor consumo di energia elettrica dell’1,8% su base annua. Intanto nella riforma dei documenti di bilancio, che manderà in soffitta la legge di Stabilità, spunta per la prima volta il Bes, l’indice di benessere. Il disegno di legge prevede che, insieme al Documento di economia e finanza, il governo presenti una relazione con «l’andamento nell’ultimo triennio degli indicatori di benessere equo e sostenibile adottati a livello internazionale nonché le previsioni della loro evoluzione nel periodo di riferimento». Insomma, non più solo i dati quantitativi sulla crescita, ma anche il suo effetto qualitativo sulla vita del Paese. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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