mercoledì 16 marzo 2011
La «Piazza dei mestieri» di Torino forma ogni anno più di 500 studenti. Ora sta per aprire una sede anche a Catania e, oltre ai percorsi tradizionali, l'iniziativa nata dalla passione educativa di alcuni volontari sta progettando nuovi corsi nell'informatica
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In una conceria nata a fine Ottocento nel quartiere San Donato, a Torino, è rinata la speranza per migliaia di ragazzi "difficili", alla ricerca di un ruolo e di un lavoro. Si tratta di 7mila metri quadrati di edifici e di una corte interna, di cui sono state mantenute le belle architetture ottocentesche. È stata effettuata una ristrutturazione accurata costata una dozzina di milioni di euro. Ora vi sono laboratori e aule scolastiche, spazi produttivi (birra, cioccolato, tipografia), luoghi aperti al pubblico (un pub e un ristorante con un’ampia terrazza) e altri per i momenti aggregativi (una sala conferenze/teatro). Si chiama Piazza dei Mestieri. Nata nel settembre 2004 dalla passione ideale e civile di un nucleo di amici, professionisti operanti da 15 anni nel mondo della formazione, che volevano inventare qualcosa di nuovo. «Eravamo feriti dal vedere tanti giovani perdersi. Sentivamo l’urgenza di provare a mettere le mani in pasta con loro – spiega Dario Odifreddi, presidente e fondatore della Piazza dei Mestieri –. Abbiamo voluto cercare di rispondere alla scarsa motivazione allo studio e alla crescente difficoltà nell’assunzione di compiti e responsabilità da parte dei giovani. Siamo partiti dalla formazione e ci siamo accorti che era importante fare qualcosa di più: insegnare un lavoro, un mestiere, ma anche far risorgere il gusto per l’arte, la musica, lo sport. Insomma bisognava ripartire dal desiderio grande che è nel cuore di ogni adolescente e sfidarlo ad abbracciare e giudicare la realtà. Molti dei nostri ragazzi hanno abbandonato la scuola, fanno parte di quel 20% che la scuola italiana perde. Per questo abbiamo pensato a un centro di formazione e aggregazione giovanile che fosse anche qualcosa di più: un luogo amico, che li aiuta a ritrovare fiducia, e cha valorizza i loro talenti. Per questa sfida siamo partiti dalla certezza che il primo fattore che muove tutti, ma in modo del tutto particolare i giovani, è la bellezza; per questo abbiamo creato un luogo bello».Nella Piazza si insegnano gli antichi mestieri legati alla tradizione del territorio. Vi sono percorsi (da uno a tre anni gratuiti) che portano i giovani alla qualifica professionale e che riguardano la ristorazione (cuochi, camerieri di sala, barman, panettieri e pasticcieri), acconciatura ed estetica realizzati in collaborazione con L’Orèal, grafica e tipografia. «Sono oltre 500 i ragazzi tra i 14 e 17 anni iscritti quest’anno ai nostri 23 corsi – continua Odifreddi –. Le ragazze sono più numerose dei maschi, il 52% contro il 48%, e un 15% è costituito da stranieri. Gli insegnamenti sono gratuiti e i ragazzi con alle spalle famiglie in difficoltà economiche possono usufruire di borse di studio per pagarsi la mensa durante tutto il periodo scolastico». Le borse sono assegnate seguendo i criteri del merito e del reddito ed offrono uno spaccato dei giovani della Piazza. Più dell’80% di quanti hanno seguito i corsi di formazione trova un’occupazione coerente con quanto studiato. Merito del metodo e dell’impegno degli educatori. «Negli ultimi due anni – sottolinea il presidente – la grave crisi economica, che ha colpito in molto particolare la struttura produttiva di Torino, ha reso tutto più difficile. I nostri ragazzi ricevono ancora molte offerte di lavoro, ma si allarga l’area di quelle precarie o addirittura in nero. Per questo abbiamo chiesto agli Amici della Piazza e alla rete di imprese con cui siamo in contatto che ci aiutino, se possibile, ancora di più che in passato e abbiamo dato vita a un progetto specifico per l’inserimento lavorativo».In questi anni, infatti, si sono sviluppati rapporti privilegiati con numerose aziende del territorio (circa 700), che hanno mostrato di apprezzare la capacità del modello della Piazza dei Mestieri di formare persone competenti e motivate, offrendo disponibilità ad accogliere in stage e tirocinio i giovani e adulti della Piazza, finanziando borse di studio, per permettere ai ragazzi di pranzare alla mensa, ed attività culturali. La città di Torino ha utilizzato la Piazza dei Mestieri per iniziative di Cooperazione internazionale come tutor di realtà formative di città gemellate, come Campogrande dello stato del Mato Grosso del Sud del Brasile, o chiedendo di ospitare delegazioni straniere provenienti da Paesi del terzo e quarto mondo; delegazioni dell’Ilo (l’agenzia Onu per il lavoro) vengono accolte per conoscere il modello e interagire sulle metodologie di formazione attivate alla Piazza.Le novità più importanti dei prossimi mesi sono l’apertura di una sede a Catania e la cosiddetta "Piazza 2" che sorge in un edificio adiacente della attuale sede e che è il secondo corpo della ex conceria ottocentesca con le stesse caratteristiche architettoniche. Si tratta di altri 4 mila metri quadri attualmente in ristrutturazione con un investimento di circa 6 milioni di euro. «Nella Piazza 2 – afferma Odifreddi – sarà avviata la sperimentazione di un istituto tecnico superiore per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, un percorso biennale post diploma che darà crediti utili per il raggiungimento della laurea triennale. È allo studio anche la creazione di un liceo sui temi delle tecnologie e della multimedialità».Progetti di crescita e offerta di nuovi servizi per una struttura, nata in una zona della prima industrializzazione cittadina in cui operarono santi "sociali" come Don Bosco, Cottolengo, Faà di Bruno. E che continua a essere un modello per l’alternanza scuola-lavoro.
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