martedì 3 dicembre 2019
Il ceo Mustier ha illustrato un buy-back da 2 miliardi ed escluso fusioni in Europa
Il Ceo di Unicredit Jean Pierre Mustier

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UniCredit punta sulla restituzione del capitale agli azionisti, anche tramite buyback (vale a dire il riacquisto delle azioni) e sul taglio dei costi nel nuovo piano 2020-23, allontanando le voci su una possibile integrazione con altri grandi istituti di credito europeo. Assai gravoso il piano dal punto di vista occupazione, con i sindacati sulle barricate.

La banca nel piano Team23, che ha come orizzonte temporale l'arco 2020-23, promette di restituire agli azionisti complessivi 8 miliardi, di cui 2 miliardi sotto forma di buyback. Per contro è prevista anche la riduzione di 8.000 posti di lavoro, pari a circa 9,3% della forza lavoro complessiva, e la chiusura di circa 500 filiali. Dal suo arrivo nel 2016, il Ceo Jean Pierre Mustier è stato accompagnato da rumors, anche insistenti, su una possibile integrazione europea per UniCredit, prima con Societe Generale e poi con Commerzbank. Oggi però Mustier ha ribadito che preferisce procedere a un buyback piuttosto che con operazioni di M&A e che valuterà soltanto piccole acquisizioni nel Centro o Est Europa. Dal punto di vista organizzativo la banca sta lavorando al progetto di creazione di una subholding con sede in Italia e non quotata per le controllate in Germania, Austria ed Est Europa. Unicredit manterrà la capogruppo come holding operativa e ad essa farà capo anche la turca Yapi Kredi, di cui nei giorni scorsi è stata venduta parte della quota. Il piano arriva a valle di una cura dimagrante che ha visto negli ultimi mesi le cessioni delle quote in FinecoBank e Mediobanca e la riduzione di quella nella banca turca Yapi Kredi. Già prima del precedente piano Transform 2019, che ha visto un robusto rafforzamento patrimoniale da 13 miliardi, UniCredit aveva ceduto diversi asset tra cui Pioneer e Bank Pekao. Nel complesso con il nuovo piano la banca si impegna concretamente a creare 16 miliardi di valore per gli azionisti nei prossimi quattro anni.

Gli 8.000 tagli del personale Unicredit si concentreranno soprattutto in Italia, Germania e Austria, dove il personale verrà ridotto complessivamente del 21% e verrà chiuso il 25% delle filiali. Il nostro Paese appare destinato a sostenere la parte più consistente degli esuberi: degli 1,4 miliardi di euro di costi di integrazione stimati perla loro gestione, infatti, 1,1 miliardi riguarderanno l'Italia (il 78% del totale) e solo 0,3 miliardi l'Austria e la Germania. A conti fatti in Italia si parla di circa 5.500-6.000 dipendenti in meno e 450filiali in chiusura "Stiamo iniziando ora le trattative con i sindacati. Sono 8mila tagli, non diamo dettagli su dove verranno fatti. Nel piano precedente abbiamo agito in modo molto socialmente responsabile e continueremo a farlo" ha assicurato Mustier.

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