È fallito domenica il vertice tra i paesi
produttori di petrolio, riuniti a Doha in Qatar con l'obiettivo di
congelare la produzione e far risalire i prezzi del greggio sui
mercati internazionali. La
tensione tra Arabia Saudita e Iran ha
prevalso sulle buone intenzioni delle altre nazioni presenti
(
Russia, Qatar e Venezuela, Algeria, Angola, Azerbaigian,
Ecuador, Indonesia, Iraq, Kazakistan, Kuwait, Messico, Nigeria,
Oman, Emirati arabi) e la riunione è stata a lungo interrotta
nella ricerca di un compromesso, mai arrivato, sul testo finale
dell'intesa.
L'Arabia ha posto il veto su un accordo che non avesse
contemplato la partecipazione anche di Teheran. Ma il governo
iraniano, da poco uscito dall'embargo che per anni ha tagliato
fuori il Paese dal commercio internazionale, ha sin da subito
manifestato la sua piena contrarietà ad accettare alcun limite
al proprio export petrolifero. Il ministro del Petrolio ha
infatti evitato anche solo di partecipare al vertice, definendo
nei giorni scorsi le obiezioni saudite "ridicole".
La bozza iniziale di accordo di fronte alla quale si sono
ritrovati i rappresentanti di molti Paesi Opec, ma anche di non
appartenenti all'organizzazione, come la Russia, proponeva di
porre come tetto alla produzione i livelli di gennaio scorso, da
mantenere intatti fino ad ottobre prossimo. L'Arabia ha
insistito perché nel testo comparisse un riferimento esplicito
all'Iran, ma tornare ad inizio 2016 avrebbe significato per il
Paese tornare in pratica alle sanzioni, proprio ora che
l'industria estrattiva è tornata al centro della strategia
economica di Teheran. L'obiettivo è quello di arrivare a 4
milioni di barili al giorno entro marzo 2017, circa 800 mila
barili in più rispetto a marzo di quest'anno.L'Arabia Saudita
produce invece oltre 10 milioni di barili al giorno, ma ha fatto
sapere di poter aumentare la produzione di un milione di barili
"anche subito".
La discussione si è quindi arenata per otto ore per poi
concludersi con un nulla di fatto. I ministri presenti
all'incontro hanno rassicurato sul fatto che le trattative
continueranno e probabilmente a giugno sarà organizzato un nuovo
vertice internazionale Il mancato accordo fra i produttori riuniti ieri a Doha costa al petrolio il peggior crollo degli ultimi due mesi. Le quotazioni
internazionali del greggio avevano ripreso a salire da qualche
settimana proprio grazie alle ipotesi di accordo tra i Paesi
produttori, con il Brent e il Wti Usa tornati sopra i 40 dollari
al barile dopo aver toccato a gennaio minimi sotto i 30.
L'assenza di un'intesa ha fatto ricrollare i prezzi.