giovedì 18 luglio 2019
Cresce l’allerta sulla moneta privata di Facebook. Al G7 di Chantilly i ministri promettono «azioni rapide» A Washington i parlamentari democratici e repubblicani uniti per contrastare il progetto
Da un lato la fiducia nei giganti del web è a livelli molto bassi. Dall’altro l’utilità di una valuta privata è tutt’altro che scontata Si procede invece verso una tassa mondiale per le attività digitali

Da un lato la fiducia nei giganti del web è a livelli molto bassi. Dall’altro l’utilità di una valuta privata è tutt’altro che scontata Si procede invece verso una tassa mondiale per le attività digitali

COMMENTA E CONDIVIDI

Facebook e i suoi alleati della Libra Association devono rassegnarsi: la criptovaluta che vorrebbero lanciare non piace ai governi, alle banche centrali e alle principali istituzioni dell’economia internazionale. Quindi ottenere i permessi per mettere in circolazione questa moneta virtuale privata controllata da giganti del web sarà molto difficile. In un giorno solo ieri Libra ha dovuto incassare la preoccupazione dei ministri delle Finanze e dei banchieri centrali riuniti nel G7 e le critiche trasversali dei membri del Congresso americano, dopo quelle ricevute martedì al Senato. «Non possiamo accettare di avere una moneta di scambio con lo stesso tipo di potere e lo stesso ruolo delle valute sovrane» ha detto il ministro francese Bruno Le Maire, riassumendo le preoccupazioni dei colleghi del G7 riuniti in questi giorni a Chantilly.

L’italiano Giovanni Tria ha spiegato che al vertice in Francia ministri e banchieri hanno deciso di avviare «un’azione di controllo di quello che sta accadendo e la preoccupazione darà luogo a un intervento». Il ministro tedesco Olaf Scholz ha aggiunto che dobbiamo aspettarci «un’azione rapida» sulla questione. Nelle stesse ore a Washington i deputati del Congresso confermavano a David Marcus – ex manager di PayPal oggi responsabile di Calibra, la divisione di Facebook che si occupa di Libra – le perplessità che gli avevano manifestato i senatori democratici e repubblicani il giorno prima. Il primo problema di questa valuta sono i soggetti che la promuovono.

A partire da Facebook. Lo scandalo di Cambridge Analytica ha dimostrato l’incapacità del social network di proteggere i dati dei suoi utenti. Per quei buchi il dipartimento di Giustizia americano ha appena punito l’azienda di Mark Zuckerberg con una multa record da 5 miliardi di dollari. La scarsa tutela della privacy è solo uno dei difetti di Facebook. Continuano ad aumentare le perplessità anche sul ruolo sociale della piattaforma, sulla quale – nonostante i rassicuranti proclami aziendali – continuano a proliferare fake news e discorsi d’odio.

Poi ci sono le questioni fiscali. Stanchi di rincorrere le grandi aziende del web mentre spostano i loro profitti più o meno esentasse in qualche paradiso fiscale, i governi del G7 stanno accelerando verso la creazione di una tassa mondiale sulle attività digitali. Nel mirino ci sono molte delle società dell’associazione dietro a Libra: la stessa Facebook, ma anche eBay, Uber e PayPal. La fiducia che i governanti hanno in queste organizzazioni è a livelli molto bassi, il loro progetto di una moneta privata è generalmente considerato una pericolosa innovazione. Il secondo problema è il senso dell’esistenza di una moneta privata. Libra sarebbe una valuta virtuale generata attraverso una tecnologia blockchain controllata dai soggetti promotori, che la venderebbero ai consumatori. Il suo valore sarebbe basato su un paniere delle principali valute internazionali.

L’associazione che la controlla verserebbe in una “riserva” un ammontare di soldi veri pari al valore delle Libra in circolazione. Quello che non si capisce è perché i cittadini dovrebbero usare una moneta controllata da un consorzio privato invece di quella che appartiene al loro Stato. Nel lungo documento con cui ha accompagnato il lancio, l’associazione parla di accesso ai servizi finanziari per i cittadini poveri e di possibilità di scambiare il denaro con la stessa facilità con cui ci si manda un messaggio su Whatsapp. In realtà muovere il denaro oggi è estremamente semplice e sotto questo aspetto Libra non promette nulla di nuovo rispetto ai tanti servizi di pagamento con il cellulare diffusi in tutto il mondo, e in Africa in particolare. Mentre per quanto riguarda l’accesso ai servizi finanziari per i poveri è lecito dubitare che questo sia ciò che più interessa a giganti industriali come Uber, i cui autisti protestano periodicamente in diverse aree del pianeta per la scarsità dei loro compensi. Se quindi l’utilità di Libra è poco chiara, sono evidenti le preoccupazioni dei governanti, spaventati da un progetto che creerebbe un inutile nuovo fattore di instabilità finanziaria globale e in assenza di regole stringenti rischierebbe di agevolare, come hanno fatto i bitcoin, traffici illeciti e movimenti di capitali criminali.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: