giovedì 27 agosto 2020
È un’operazione di ristrutturazione dei debiti dei Paesi membri dove la Bce ne acquista la quota eccedente il 60% convertendola in titoli senza interesse
Per un atterraggio morbido si potrebbe azionare il piano Wyplosz
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Uno dei temi economici centrali della nuova stagione che si apre dopo l’estate è quello dell’uscita migliore possibile dalla situazione di straordinarietà e di emergenza della pandemia, di un atterraggio morbido verso una nuova normalità. Il tema riguarda l’economia reale (sospensione della Cig e del blocco dei licenziamenti), ma anche il fronte finanziario nella duplice dimensione dell’evoluzione delle regole di bilancio pubblico e del settore bancario. Nel primo caso la pandemia ci ha portati da una situazione di fatto di rispetto molto morbido e condizionato del Patto di stabilità, dove si negoziava la dinamica di contenimento del deficit strutturale, a forme di fatto di mutualità del debito dove emissioni di attività finanziarie comunitarie raccoglieranno risorse per finanziare prestiti superagevolati e contributi a fondo perduto agli stati più colpiti.

Creando nel nostro caso la straordinaria occasione di un finanziamento che (con- siderando solo il Recovery Fund e ignorando il SURE) corrisponde a più di 4 volte quello che oggi varrebbe per noi il piano Marshall. La pandemia ha di fatto forzato la mano portando anche i più ideologicamente contrari nell’Unione Europea verso una 'giapponesizzazione' della politica economica dove l’intervento sempre più massiccio della Banca centrale neutralizza un debito pubblico di dimensioni sempre maggiori. Si tratta, come sappiamo a oggi, di un meccanismo che può funzionare in un mondo dove il rischio d’inflazione resta sotto controllo. Se ciò avviene la Banca centrale può creare tutta la moneta che vuole ed immetterla sui mercati per varie funzioni (colmare i buchi di liquidità causati da crisi finanziarie o comprare titoli pubblici sul mercato). Ai tempi più bui della crisi dell’Eurozona (ottobre 2014) prima della svolta del 'whatever it takes' e del Quantitative Easing di Mario Draghi, con un appello firmato da più di 300 colleghi, avevamo inserito tra le proposte di riforma il cosiddetto piano Wyplosz (un’operazione di ristrutturazione dei debiti dei Paesi membri dove la Bce ne acquista la quota eccedente il 60% convertendola in titoli senza interesse che saranno ripagati negli anni dalle risorse da signoraggio spettanti a ciascun Paese).

Con operazioni simili (facendo attenzione alla gradualità degli interventi per evitare tensioni inflattive) è possibile consolidare una quota importante dei debiti pubblici liberandosi di un fardello che appare sempre più gravoso e grava sui nostri giovani. Dopo che la pandemia ci ha costretto a sperimentare politiche monetarie non convenzionali si comincia a discutere tra gli addetti ai lavori di operazioni drastiche di questo tipo.

Che avrebbero anche un senso molto preciso se andassero a neutralizzare i danni che un evento straordinario e fuori dalla responsabilità degli Stati ha prodotto sulle finanze pubbliche. Un secondo importante aspetto è che le nuove regole di gestione della finanza pubblica post pandemia, come è stato detto, dovrebbero essere più semplici. Molto si può fare anche nel delicato passaggio che dovrebbe portare il denaro creato in abbondanza dalle banche centrali a famiglie e imprese attraverso il sistema bancario. Una riforma di 'Economia civile' che costruisca veicoli 'not for profit' che acquistano prestiti in sofferenza (Npl) senza margini di profitto è una vecchia suggestione dell’Eba che andrebbe ripresa e realizzata. Lavorare sui tempi della giustizia civile e costruire regole che sappiano ridurrei il dilemma tra rischi per le banche e per i correntisti e opportunità per famiglie e imprese in difficoltà sarebbe fondamentale.

Anche qui l’atterraggio morbido è molto importante perché ci si domanda cosa accadrà ai bilanci bancari con la fine della moratoria sui prestiti e delle garanzie pubbliche fino al 100% sui crediti concessi in tempi di pandemia. Si parla molto di questi tempi e giustamente del problema dei giovani e delle loro difficoltà crescenti a trovare spazi occupazionali e prospettive di benessere futuro. Il contributo più poderoso a Next Generation EU per alleggerire il fardello delle generazioni future può arrivare proprio da una gestione coraggiosa e innovativa del bilancio pubblico e del settore bancario a livello europeo. Abbiamo il dovere di studiare a fondo queste proposte innovative e di realizzarle una volta verificata la fattibilità, lo dobbiamo ai nostri ragazzi.

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