sabato 14 maggio 2016
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G li americani hanno appena vinto una battaglia molto combattuta per quanto riguarda la 'purezza' della loro consulenza previdenziale. Ora tocca ai consulenti finanziari a stelle e strisce decidere se seguire alla lettera – e nello spirito – il regolamento storico di tutela degli investitori. La regola del Dipartimento del Lavoro ha lo scopo di fermare quei 17 miliardi di dollari l’anno che secondo il governo gli investitori perdono in commissioni troppo alte. Il regolamento fermerà i consulenti dal perseguire i propri interessi per guadagnare alte commissioni a scapito dei clienti, che otterranno quindi migliori soluzioni di investimento a prezzi più bassi. Migliaia di intermediari, consulenti e assicuratori che forniscono idee e suggerimenti all’interno di un mercato da 25 trilioni di dollari di servizi pensionistici dovranno adeguare le loro operazioni e le procedure per rispettare le nuove norme. Alcuni cambiamenti saranno drastici, altri minori, ma tutti promettono di rivoluzionare radicalmente il panorama della consulenza americana. In sintesi, tutti i consulenti finanziari saranno tenuti a dare servizi avendo come obiettivo primario il migliore interesse del cliente quando gli offriranno indicazioni su piani pensionistici, conti pensioni individuali o altre soluzioni per il risparmio previdenziale. I consulenti indipendenti affronteranno il più grande sconvolgimento. Avranno bisogno di assumere nuove misure amministrative e investire milioni in tecnologia e formazione per soddisfare le esigenze della nuova norma e molti consulenti vedranno ridotte le loro parcelle. La nuova regola del gioco non vieta le commissioni o la condivisione delle entrate, ma richiede che i consulenti che accettano il cliente firmino un «contratto in deroga nel migliore interesse», o B.I.C.E (Best Interest Contract Exemption). Esso impegna il consulente ad agire nel miglior interesse del cliente e avere una compenso nel limite del 'ragionevole'. Gli investitori con un tale contratto in essere saranno in grado di citare in giudizio i loro consulenti se ritengono violati i loro interessi. La lezione americana suona paradossale se raffrontata a ciò che Giuseppe Vegas, presidente di Consob, ha detto nel corso dell’ultima assemblea pubblica della commissione, sostenendo che l’Authority non ha nulla da rimproverarsi nel collocamento dei bond subordinati delle quattro banche 'risolte', i cui prospetti informativi sono «stati redatti nel rispetto delle regole» e «hanno dato massima evidenza a tutti i fattori di rischio», incluso quello di «perdere l’intero capitale » in caso «di liquidazione o di procedure concorsuali». A parte l’autoassoluzione, Vegas pensa di risolvere il tutto non più con i chilometrici prospetti, ma con le 'schede prodotto'. E invece – al netto di un’educazione finanziaria che qualsiasi investitore deve coltivare – basterebbe che tutti i 'venditori' di prodotti assicurativi e finanziari firmino un semplice contratto «B.I.C.E». finanza dietro le quinte
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