mercoledì 11 ottobre 2017
Gli operai hanno manifestato per sensibilizzare la popolazione sul fatto che «niente sta accadendo» a Piombino dove ci sono lavoratori Aferpi della ex Lucchini che da anni sono sotto ammortizzatori
Per Piombino spunta l'ipotesi dismissione creativa
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«Svegliare l’opinione pubblica di Piombino e della Val di Cornia, di fronte alla tragedia che i lavoratori ex Lucchini e indotto stanno subendo ormai da anni». È il messaggio inviato per il terzo anno consecutivo dagli operai del Camping CIG, che hanno allestito nuovamente il loro campeggio lungo il viale di accesso a Piombino.

Tra le «inadempienze delle istituzioni e l’immobilismo sindacale », chiedono di far diventare Piombino un caso di emergenza nazionale al pari di Genova e Taranto. Gli operai hanno manifestato per sensibilizzare la popolazione sul fatto che «niente sta accadendo» a Piombino dove ci sono lavoratori Aferpi che da anni sono sotto ammortizzatori sociali. Denunciano una situazione nella quale il governo nazionale è 'fermo' in attesa del prossimo 31 ottobre, giorno entro il quale si conosceranno le mosse di Issad Rebrab, il patron di Cevital che ha finora disatteso sia l’accordo di programma del 2015 che il recente addendum. Per la verità i laminatoi dovrebbero ripartire a breve per due settimane per laminare circa 13 mila tonnellate per un vecchio ordinativo di 80 mila tonnellate di rotaie da consegnare alle Ferrovie italiane. La Fim-Cisl in una nota ci ricorda che «per Aferpi siamo ai titoli di coda. La firma dell’addendum e il non rispetto dello stesso, di fatto escludono Cevital da ogni tipo di possibilità di proseguire il progetto industriale ».

La Cisl teme che si fermi tutto perché Rebrab, che vuole recuperare parte dell’investimento fatto, potrebbe non raggiungere alcun accordo con nuovi potenziali soci. L’alternativa secondo la Cisl è quella del contenzioso e di una nuova amministrazione straordinaria, sapendo però che «i soldi in cassa per la gestione dell’azienda sarebbero ridotti al lumicino ». Secondo il sindacato è in gioco il futuro della seconda azienda del paese ed è giunto il momento di fare scelte coraggiose per far tornare Piombino a produrre acciaio. Discorsi 'vecchi' da parte dei confederali che si ripetono più o meno uguali da ormai più di due anni, dai quali prova a smarcarsi il nuovo "Laboratorio delle idee per la Val di Cornia", un gruppo trasversale di persone ed associazioni che sabato scorso hanno presentato un documento che in estrema sintesi indica le condizioni per lo sviluppo di nuove economie, visto che «la siderurgia non potrà più garantire i livelli occupazionali del passato». Il documento propone di circoscrivere il settore siderurgico alla sola zona nord di Piombino dove oggi già insistono i laminatoi. Inoltre avviare un censimento ragionato del patrimonio industriale, finalizzato al recupero di quelle aree oggi inutilizzate più vicine alla città. «La dismissione può essere un progetto creativo capace d’intercettare finanziamenti europei e creare nuova occupazione come nell’analoga esperienza della Ruhr in Germania ». Una situazione fluida quindi, in una città ormai rassegnata, da troppo tempo in attesa di una direzione da seguire per il futuro.

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