domenica 1 maggio 2016
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Il Prodotto interno lordo «è diventato una sorta di abbreviazione del benessere materiale, anche se è un calibro profondamente sbagliato per misurare la prosperità, e continua a peggiorare» scrive l’Economist in edicola. La copertina del settimanale di riferimento della comunità finanziaria europea è dedicata proprio al 'Puzzle della prosperità': la questione di quanto il Pil sia un indicatore limitato per esprimere il reale benessere di una nazione. È un problema sempre più attuale a lungo esplorato sulle pagine di Avvenire, con l’inchiesta sul modello del Benessere equo e sostenibile (Bes) ideato dall’ex ministro del Lavoro Enrico Giovannini. L’Economist suggerisce di trovare un misuratore nuovo più adatto a misurare la capacità di produzione e il reale tenore di vita di una nazione. Propone il Pil-più (Gdp-plus, in inglese) in cui, abbozza, potrebbe essere incluso il lavoro non pagato che si svolge nella propria casa, il miglioramento o il peggioramento dei servizi (ad esempio quelli sanitari). L’indicatore dovrebbe tenere conto dell’ampliamento delle possibilità di scelta per le persone portato dall’innovazione o dal progresso tecnologico. Il Pil-più dovrebbe anche essere suddiviso per misurare la capacità di spesa della parte più ricca della popolazione, di quella mediana e di quella più povera. «L’attuale misurazione della prosperità è permeata di errori e omissioni – conclude il settimanale –. Meglio abbracciare un nuovo approccio piuttosto che ignorare i progressi che pervadono la vita moderna».
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