mercoledì 1 giugno 2016
Secondo l'economista Giacomo Vaciago (nella foto) «per uscire davvero da questa crisi sono necessari investimenti pubblici mirati, una Pubblica amministrazione efficiente, una ulteriore riduzione del cuneo fiscale che riduca il costo del lavoro e politiche a sostegno delle famiglie».
«Per lo sviluppo serve più legalità»
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L’economista Giacomo Vaciago è appena uscito da Palazzo Koch, la sede della Banca d’Italia. Ha ascoltato con molta attenzione la relazione del governatore Ignazio Visco sulla situazione socio-economia italiana. Il docente dell’Università Cattolica è preoccupato: l’analisi presentata dal governatore non lo ha lasciato affatto tranquillo.Professore, che cosa la preoccupa? Le parole di Visco non ci hanno consolato. La ripresa è debole, fragile, insufficiente. Se l’obiettivo è recuperare il reddito perduto prima della crisi è davvero poco ambizioso. È una relazione poco tranquillizzante. Ci sono passaggi che fanno venire i brividi. Si riferisce alla legalità? La legalità è una condizione cruciale per lo sviluppo. Il rispetto della legge dovrebbe essere la prassi. Non si possono attirare investimenti anche dall’estero se non si danno garanzie di legalità. Altrimenti non c’è crescita. La legalità non è un optional. Servono poi le riforme e una Pubblica amministrazione efficiente... Direi di partire prima di tutto dal capitale umano. Un Paese avanzato come l’Italia deve investire di più nell’istruzione, nelle infra- strutture e nelle politiche familiari. Lo sosteneva anche Adam Smith alla fine del Settecento: il dovere dello Stato è provvedere alle infrastrutture. Che cosa frena il nostro Paese? Avverto uno scollamento tra cittadini e Stato. Il governo deve sforzarsi di avvicinare ancora di più le italiane e gli italiani alle istituzioni. Non basta pubblicare le leggi in Gazzetta Ufficiale. Ma serve realizzare delle vere riforme che semplifichino la vita delle persone. Lo sostiene anche l’Istat: non c’è più l’ascensore sociale. Le famiglie sono in difficoltà. L’occupazione stenta a decollare nonostante il Jobs act e la decontribuzione. La Pubblica amministrazione ha molto spesso evidenziato le sue inefficienze e i suoi ritardi, in particolare nel campo della giustizia o della sanità. Invece deve puntare sull’innovazione e motivare i propri dipendenti. Inoltre le politiche familiari sono inesistenti. Serve più coraggio da parte del governo? Diciamo che c’è una grande domanda di governo disattesa dai governi stessi. Capisco la crisi globale e tutte le difficoltà contingenti. Ma alcuni fattori, come per esempio il calo del prezzo del petrolio, dovrebbero favorirci. Il flusso migratorio, invece di essere visto come un’opportunità, sta alimentando facili populismi. Le persone sono spaventate. E spesso si preferiscono inutili passaggi televisivi a politiche risolutive. La famiglia è sempre più in difficoltà... In effetti i ricchi sono diventati sempre più ricchi, i poveri aumentano e la famiglia è il soggetto debole di questa crisi. Se pensiamo alla tutela del risparmio, il governo deve rendersi conto che gli aiuti di Stato possono essere ammessi in via eccezionale. Condivido la linea di Visco. L’Unione europea deve essere meno rigida. Tocca al governo italiano convincere Bruxelles a usare il buon senso. E allora che cosa serve per tranquillizzarla? Per uscire davvero da questa crisi sono necessari investimenti pubblici mirati, una Pubblica amministrazione efficiente, una ulteriore riduzione del cuneo fiscale che riduca il costo del lavoro e politiche a sostegno delle famiglie.
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