giovedì 27 febbraio 2020
Dalle settimane bianche ai ponti di primavera, cancellate il 40% delle prenotazioni da Nord a Sud Le associazioni di settore chiedono agevolazioni fiscali al governo. Domani il tavolo al ministero
Giovani con la mascherina al Colosseo

Giovani con la mascherina al Colosseo - Ansa

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La psicosi collettiva da coronavirus rischia di far ammalare il turismo. Un’epidemia a tappeto che non risparmia nessuna tipologia di viaggi e corre lungo la penisola alla velocità della luce. La 'chiusura' totale di Milano e la Lombardia ha creato un effetto a catena. Gite scolastiche e viaggi di istruzione sospesi, eventi e manifestazioni pubbliche annul-lati, come il carnevale di Venezia, o spostati in avanti come il salone del Mobile di Milano. Voli cancellati, prenotazioni di tour e pernottamenti svanite nel nulla, a partire dalle settimane bianche ma con strascichi sui ponti di Pasqua e primavera. Secondo le stime di Federalberghi le cancellazioni sono in media il 40% a livello nazionale con punte anche più alte. «Il turismo in Lombardia è in ginocchio» ha detto il vicepresidente della Regione Francesca Brianza chiedendo lo stato di crisi per il comparto. A Roma Confesercenti e Fiavet parlano di cancellazioni pari al 90% per il mese di marzo e presenze in calo del 30% nei bar e ristoranti. E tutto lascia presagire che ci vorrà del tempo per ritornare alla normalità e sperare che non venga danneggiata anche la stagione estiva. Le associazioni di categoria sono in allarme: chiedono al governo di adottare mi- sure di sostegno alle aziende del settore in termini di detassazione per Irap, Imu e Tari e di decontribuzione, agendo anche sulla tassa di soggiorno. Il ministero per i Beni culturali e il Turismo ha convocato domani mattina il tavolo per valutare i danni e affrontare le principali criticità. Se sino a venerdì scorso il danno era limitato ai mancati arrivi dalla Cina, stimati in 400mila persone, adesso si teme non solo il drastico taglio degli arrivi, con il nostro Paese considerato l’epicentro europeo dell’epidemia, ma anche degli spostamenti interni. «La nostra immagine è rovinata e lo sarà per un bel po’ di tempo – ha sottolineato la vicepresidente di Federturismo Confindustria Marina Lalli –. L’abbiamo fatto con l’immondizia a Napoli e a Roma, poi con l’acqua alta a Venezia. Ma questo è davvero peggio. Abbiamo dato l’immagine di un Paese più colpito degli altri, quando invece non è così». Tutto il settore è allarme rosso, dagli alberghi ai tour operator, dall’intrattenimento ai ristoranti. Assoeventi dopo lo slittamento a giugno del salone del Mobile ha denunciato ieri l’annullamento di centinaia di congressi e fiere. Milioni di fatturato in fumo in pochi giorni. Solo il settore delle gite scolastiche muove un business da 316 milioni e si tratta della punta dell’iceberg. Il turismo per l’Italia pesa circa il 13% del Pil con un giro d’affari di 146 miliardi di euro, 216 mila esercizi ricettivi e 12 mila agenzie di viaggio. Le prime stime prudenziali, parlavano di una perdita di almeno 5 miliardi di euro ma al momento è difficile fare previsioni a medio termine. Resta poi da capire la delicata questione dei rimborsi.

Marco Zampieri, delegato per i viaggi di istruzione per Fiavet Lazio, ha sottolineato come per le uscite didattiche la stagione si possa considerare chiusa. «Il governo ha bloccato tutto sino al 15 marzo ma bisogna considerare che dopo il 10 maggio le gite scolastiche sono di fatto vietate, quindi sarà difficile che si possa in qualche modo recuperare». Per il presidente di Fiavet Ivana Jelinic non bisogna pensare al turismo solo per l’attratività che hanno le nostre città ma anche per le aziende che lavorano per le vacanze degli italiani all’estero. «Lo stop all’ingresso dei nostri cittadini in moltissimi Paesi del mondo genera un danno senza precedenti ». Per Franco Gattinoni, presidente del gruppo omonimo, si sta creando un clima di allarmismo e panico e «sottovalutando l’entità dell’impatto economico che si sta arrecando al nostro Paese». La vera sfida, passata l’emergenza, sarà quella di agire per riabilitare l’immagine del nostro Paese. In questa direzione si sta già muovendo l’Enit (Ente nazionale promozione turistica). «Nessuna paralisi della nostra attività: saremo alle fiere di Budapest e Berlino» ha detto il presidente Giorgio Palmucci sottolineando come sono già 480 le iniziative di promozione per l’anno in corso. Gli stranieri, ha evidenziato il presidente del Touring Club Franco Iseppi, «rappresentano il 50,5% delle presenze totali» per questo «serve una strategia di carattere nazionale ». Per comunicare che l’Italia è un Paese sicuro.

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