domenica 28 marzo 2021
La modifica in sede europea del nome 'Bergamote de Nancy' si avvicina troppo al nome del'agrume reggino. Per tutelare il prodotto l’Accademia continua a chiedere (inascoltata) un marchio Igp
Per il bergamotto di Calabria allarme caramella francese
COMMENTA E CONDIVIDI

Un tesoro di Calabria famoso nel mondo, da secoli. È il bergamotto, pezzo pregiato dell’industria cosmetica e dell’agroalimentare, di recente pure dell’universo salute: accertati i benefici sul colesterolo, si sta lavorando per verificarne gli effetti pure nella cura dell’Alzheimer. Prezzi alle stelle, molto più alti di tutti gli altri agrumi, fanno del bergamotto un obiettivo internazionale. Sono conosciute da secoli piante e produzioni in Piemonte, Toscana, addirittura in Austria e Germania. Ma nessuna può vantare le ricchezze organolettiche, le peculiarità e la qualità delle piante coltivate in poco più di cento chilometri nella provincia di Reggio Calabria, da Villa San Giovanni sul Tirreno, a Gioiosa e Roccella lungo lo Jonio, con l’arco tra Condofuri e Bianco quale zona più ricca e il comune di Melito Porto Salvo a meritare il premio per la produzione maggiore. È il microclima dello Stretto a garantire al bergamotto un ambiente ideale ed a fare della varietà reggina la più ambita. E di conseguenza la più minacciata dalla concorrenza. Lo sostiene il presidente dell’Accademia del bergamotto, Vittorio Caminiti.

«Da vent’anni ripetiamo che il bergamotto dev’essere tutelato con un marchio Igp come la cipolla di Tropea, il cedro o il limone di Limone di Rocca Imperiale», aggiunge, chiarendo che non possono farlo loro poiché l’iter dev’essere avviato da un consorzio di produttori. In questo senso sollecitano le istituzioni, affinché si impegnino a metterli in rete per evitare beffe in futuro a causa dell’aumento esponenziale della produzione di bergamotto in tutto il mondo. «Ma nessuno sarà come il nostro, ecco perché riteniamo utile ottenere il marchio Igp», insiste Caminiti, ricordando che il marchio Dop al momento è limitato all’olio di bergamotto. L’accelerata della discussione è arrivata in seguito alla modifica in sede europea del nome della famosa caramella francese da 'Bergamotes de Nancy' a 'Bergamote de Nancy'. Quella 's' in meno, a parere dell’Accademia, avvicina troppo il nome al tesoro agrumicolo reggino, a loro dire minacciato pure dai cinesi. «Il 20% dell’olio di bergamotto presente nel mondo è di nostra produzione, gli altri sono sintetici o ricavati da chissà quali agrumi ». Al momento i produttori reggini consorziati sono 350, poi ci sono piccoli appezzamenti che portano le produzioni a oltre un migliaio. «Se i reggini per un anno bloccassero la produzione di bergamotto, l’agroalimentare calabrese perderebbe oltre il 60% nelle esportazioni all’estero», insiste il presidente Caminiti che parla di circa 7-8, forse anche 9mila persone impegnate nella filiera, dalla produzione all’indotto, che può vantare un giro d’affari milionario. In passato erano tutti e solo produttori che invece ora sono solo il 30%, mentre il restante 70% sono trasformatori. Producono di tutto: oli, profumi, shampoo, creme e molto altro. Caminiti sottolinea di non avere nulla contro la caramella francese prodotta col bergamotto, che spiega di conoscere bene. «Nella nostra Accademia abbiamo molto materiale legato ad essa e negli anni passati siamo stati a Nancy a scoprirne e apprezzarne i segreti. La nostra richiesta punta ad altro, a difendere una ricchezza e peculiarità nostrana come fanno gli altri. Basta pensare a cosa è accaduto con il Tocai friulano, dopo la reazione dell’Ungheria, e con lo Champenois in seguito alle rimostranze francesi», conclude il presidente dell’Accademia del bergamotto.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: