giovedì 27 giugno 2013
​Il ddl «Semplificazioni» e il decreto del «Fare» contengono norme contestate dai lavoratori Marco Bazzoni, operaio di Firenze e autore della denuncia che ha portato all’apertura di una procedura europea di infrazione contro l’Italia, mette in rilievo le criticità. I sindacati sul piede di guerra: l’esecutivo doveva prima confrontarsi con noi.
COMMENTA E CONDIVIDI

​Fanno discutere le novità in materia di salute e sicurezza sul lavoro contenute nel disegno di legge “Semplificazioni”, approvato dal Governo il 19 giugno e nel decreto legge “Fare”, entrato in vigore sabato scorso. A mettere in rilievo le criticità contenute nelle nuove norme è Marco Bazzoni, rappresentante dei lavoratori per la sicurezza di Firenze e autore della denuncia che, caso unico in Europa, ha portato l’Unione Europea ad aprire una procedura d’infrazione (la 2010/4227) nei confronti dell’Italia.Per quanto riguarda il ddl “Semplificazioni”, la norma più controversa è quella contenuta nell’articolo 12, che elimina l’obbligo per il datore di lavoro di inviare all’Inail le certificazioni mediche di infortunio sul lavoro, poiché, si legge in una nota di Palazzo Chigi, «la comunicazione verrà fatta direttamente dal medico». Così facendo, sottolinea Bazzoni, si «toglie al datore di lavoro l’obbligo di denunciare alle autorità di pubblica sicurezza gli infortuni, anche quelli mortali o gravi».Per i tecnici del ministero per la Pubblica amministrazione e la semplificazione, invece, la novità ha l’unico scopo di «togliere carta per aggiungere sicurezza». In particolare, spiegano gli esperti del ministro Gianpiero D’Alia, «la ratio del provvedimento è eliminare inutili passaggi burocratici». Oggi, infatti, il certificato di infortunio è rilasciato dal medico direttamente al lavoratore, che poi lo consegna al datore di lavoro per la trasmissione all’Inail. Dopo, invece, sottolineano i tecnici, «si salteranno due passaggi» e il certificato, si legge all’articolo 12 del ddl “Semplificazioni”, sarà inviato all’Inail, «per via telematica, direttamente dal medico o dalla struttura sanitaria competente al rilascio».Una spiegazione che, però, non convince Fulvio Giacomassi, segretario confederale della Cisl che, con Fabrizio Solari della Cgil e Paolo Carcassi della Uil, ha firmato una dura presa di posizione. «Oggi – spiega Giacomassi – la comunicazione dell’infortunio avviene immediatamente e l’autorità giudiziaria può avviare le indagini per fare luce sull’accaduto. Con queste modifiche, invece, si carica il medico di una responsabilità che non gli appartiene senza garantire la rapida comunicazione a chi è invece preposto ad indagare. È una norma che non ci piace e che, soprattutto, il Governo non ha discusso con noi. Per questo chiediamo un incontro urgente per affrontare, insieme, la delicata partita della sicurezza dei lavoratori».

Oltre al ddl “Semplificazioni”, a creare preoccupazione tra i lavoratori è anche il decreto del “Fare”. Sempre Marco Bazzoni ha “scovato” diverse criticità che vuole sottoporre al giudizio del legislatore, chiedendone la modifica. A preoccupare, spiega, è soprattutto l’eliminazione dell’obbligo del Duvri (Documento unico di valutazione dei rischi da interferenze), previsto dall’articolo 32, che non sarà più redatto per le attività «la cui durata non sia superiore ai dieci uomini-giorno». Per i settori a “basso rischio infortunistico”, ricorda Bazzoni, il Documento di valutazione dei rischi sarà invece «sostituito da una semplice autocertificazione». In pratica, sottolinea Bazzoni, «rientra una norma tanto contestata dalla Commissione europea, che su questo ha aperto anche una procedura d’infrazione contro l’Italia».Infine, un altro punto critico è quello relativo alla formazione dei lavoratori a tempo determinato. «Per i lavoratori che non superano le cinquanta giornate lavorative nell’arco dell’anno solare – ricorda Bazzoni – è prevista la riduzione degli adempimenti relativi alla informazione, formazione e sorveglianza sanitaria. In pratica, se un lavoratore che esegue lavorazioni di breve durata ha già svolto presso un altro datore di lavoro (nel corso dell’anno) formazione e sorveglianza sanitaria, sarà esonerato da rifarla nuovamente. Non tutti i settori presentano però gli stessi rischi lavorativi e ci sono dei comparti molto rischiosi, come, per esempio, l’edilizia, che richiedono una formazione specifica. Questo – conclude amaro Bazzoni – porterà tanti giovani precari ad operare senza preparazione e prevenzione dei rischi che stanno affrontando, con evidente “scaricabarile” delle aziende: nessuna si vorrà assumere l’onere della formazione e sorveglianza sanitaria».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: