giovedì 4 maggio 2017
Calenda: stop a nuovi sperperi. Delrio: ora i tagli potrebbero salire
«Per Alitalia non c'è una soluzione facile»
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Trovare un acquirente unico per Alitalia, possibilmente una grande compagnia internazionale, evitando tanto lo spezzatino dell’azienda quanto un nuovo sperpero di fondi pubblici. All’indomani della nomina dei tre commissari e dell’ok al prestito ponte da 600 milioni di euro, il governo precisa quali sono i paletti da rispettare nella procedura di amministrazione straordinaria del vettore aereo, la seconda nel giro di nove anni. Un sentiero stretto in realtà perché ai potenziali compratori converrebbe comprare solo i pezzi pregiati della compagnia (slot, aerei, marchio, ecc.) e lasciare a terra tutto ciò che appesantisce i costi, a partire dai dipendenti in esubero. «Non ci sono soluzioni facili», ha avvertito il ministro dello Sviluppo Carlo Calenda, mentre il collega dei Trasporti Graziano Delrio ammette che «uno dei rischi potenziali» dell’operazione è quella che un nuovo socio imponga tagli ancora più drastici di quelli chiesti dal precedente piano industriale (circa mille esuberi) bocciato dai lavoratori. Ora starà ai commissari avviare il risanamento della compagnia per renderla più appetibile ai potenziali compratori.

Un taglio dei costi è inevitabile, a partire dalla rinegoziazione dei contratti di leasing e delle forniture. Il vecchio piano conteneva anche una razionalizzazione degli equipaggi, che ovviamente avrebbe ricadute sul perimetro occupazionale, e un taglio degli stipendi. Non è detto che i commissari lo riprendano pari pari ma il passaggio ovviamente allarma i sindacati che ieri (con una nota congiunta delle federazioni di Cgil, Cisl e Uil con Ugl, Anpac e Anpav) hanno chiesto un «incontro urgente» alla 'troika' di professionisti indicati dal governo Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari - appena insediati al lavoro. Ieri Gubitosi (ex presidente designato) ha voluto incontrare i manager rivolgendo loro un forte appello a lavorare insieme. Intanto il governo lancia critiche pesanti verso Etihad, la compagnia degli Emirati approdata nel 2014 come socio strategico nella compagine azionaria di Alitalia con l’appoggio del governo dell’epoca. «L’idea di gestire la compagnia da Abu Dhabi è stata un gravissimo errore », ha detto al question time Calenda, aggiungendo che spetterà ai commissari «ogni iniziativa» in merito a eventuali azioni di responsabilità nei confronti dei vertici di Alitalia. Il ministro ha anche ribadito il no del governo alla rinazionalizzazione della compagnia, ricordando che i cittadini «sono molto attenti a come vengono usati i loro soldi e dobbiamo esserlo anche noi. Il campo di gioco sono le regole europee e la responsabilità verso i contribuenti italiani».

Il pozzo senza fondo di Alitalia è costato 7,4 miliardi allo Stato, 8 con il prestito ponte. Resta da vedere però se questa linea terrà anche a fronte al rischio di una possibile liquidazione e alle pressioni politico-sindacali. Lo stesso Calenda, interpellato sull’annunciato piano Renzi (dovrebbe arrivare a giorni) ha detto che «qualunque idea è benvenuta, tanto più se arriva dal segretario del partito di maggioranza, la cosa importante è che tenga contro che serve un’alleanza con una grande compagnia internazionale, altrimenti rischia di essere difficile». Intanto Intesa SanPaolo considera finito il suo ruolo di azionista. Ora faremo la banca «finanziando solo piani industriali sostenibili», ha affermato il presidente Gian Maria Gros-Pietro. L’istituto torinese, insieme a Unicredit, è il principale socio italiano di Alitalia nell’ambito di Cai, che ne detiene il 51% (Etihad ha il restante 49%). Il commissario Laghi ha fatto sapere infine di essersi dimesso dal collegio sindacale di Unicredit dopo aver già lasciato gli incarici in Midco e Cai, per evitare potenziali conflitti di interesse.

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