domenica 3 aprile 2016
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ROMA «Non possiamo aspettare più». I sindacati fanno sul serio sulle pensioni. Ieri sono scesi in piazza in decine di città italiane, dal nord alla Sicilia, per chiedere una modifica della legge Fornero. L’obiettivo primario delle confederazioni è riconquistare una maggiore flessibilità nell’accesso alla pensione, anche per agevolare l’ingresso dei giovani al lavoro. Poi c’è da assicurare che chi oggi è lontano dalla pensione riesca a costruirsi una rendita decente per il futuro. E infine difendere gli assegni spesso risicati di chi è già a riposo. I sindacati riaprono così anche il fronte della rivalutazione dei trattamenti di chi è già a riposo e annunciano una nuova manifestazione nazionale a Piazza del Popolo il 19 maggio. Matteo Renzi ieri non ha commentato i cortei sulle pensioni, ma non ha mancato di lanciare un segnale di 'distanza' dal mondo sindacale, ricordando le polemiche sulla Fiat: «In questo Paese si è detto che c’era un disegno squallido contro i lavoratori, ma io penso che per il lavoro abbia fatto più Marchionne (il top manager di Fca, ndr) di certi sindacalisti». La mobilitazione di ieri di Cgil, Cisl e Uil, riassunta nello slogan «Cambiare le pensioni, dare lavoro ai giovani», ha visto a Roma, Napoli e Venezia i tre principali cortei, conclusi dai comizi dei segretari generali. «Andremo avanti finché non schioderemo il governo», ha detto la leader della Cisl, Annamaria Furlan, parlando nella capitale. La legge Fornero «è «sbagliata e da cambiare» e per farlo «ci possono essere varie proposte, come combinare contributi ed età anagrafica o stabilire che dopo 41 anni di contributi si puo andare in pensione». Ma «con gli annunci e gli auspici non si cambiano le leggi, quel che manca all’appello è una proposta del governo ». Quanto alle nuove generazioni, per il segretario Cisl se nulla verrà modificato «i giovani di oggi diventeranno pensionati poveri». Intervenuta a Venezia, il numero uno della Cgil Susanna Camusso ha affermato a sua volta che le norme attuali vanno «cambiate radicalmente», perché «non si può usare una media indefinita per la quale è lo stesso lavorare su un’impalcatura o in un ufficio». Bisogna tenere conto della «fatica del lavoro e dell’inizio dell’attività. Chi va a lavorare a 15 anni non può proseguire per un tempo infinito ». Queste manifestazioni «non sono una comparsata» e l’esecutivo «non pensi che ci fermeremo», ha avvertito la Camusso. Carmelo Barbagallo, segretario Uil, ha parlato a Napoli: «L’Italia sta diventando un Paese in estinzione perché fuggono i giovani che non trovano lavoro e gli anziani che con pensioni da fame non resistono». Se la legge Fornero ha bloccato in ufficio o in fabbrica fin a quasi 67 anni la gran parte dei lavoratori, la proposta avanzata da Cgil, Cisl e Uil prevede invece la possibilità di uscita dai 62 anni, o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica e la tutela dei lavori usuranti. Secondo la Furlan è possibile anche prendere in considerazione un intervento sulle pensioni più alte, «purché non si tratti degli assegni da due mila euro». I dettagli della manifestazione nazionale annunciata per maggio, organizzata dalle federazioni dei pensionati, saranno resi noti a giorni. La nuova mobilitazione nasce per rilanciare la questione indicizzazioni degli assegni: secondo i sindacati, infatti la soluzione trovata dal governo lo scorso anno per dar seguito alla sentenza delle Consulta non è sufficiente. I giudici avevano bocciato il blocco delle rivalutazioni messo in atto dal governo Monti, l’esecutivo ha disposto una rivalutazione parziale e solo per gli assegni più bassi. © RIPRODUZIONE RISERVATA Previdenza Cgil, Cisl e Uil unite per rendere più flessibile l’età di uscita dal lavoro «Così si aiuta anche l’ingresso dei giovani». Già fissata un’altra mobilitazione il 19 maggio a Roma
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