giovedì 16 novembre 2017
Boeri (Inps): nella spesa sociale più attenzione a famiglie con minori. Sindacati divisi sull'adeguamento dell'età. La Cgil prepara la protesta
«Pensioni? Pensare ai bambini»
COMMENTA E CONDIVIDI

La questione dell’adeguamento dell’età pensionabile non riguarda solo gli italiani che si avvicinano alla pensione e il governo che deve fare quadrare i conti. Riguarda anche, e soprattutto, gli altri italiani, quelli che le pensioni le devono pagare, non solo con i contributi, ma anche con le altre tasse. Le loro risorse potrebbero essere impiegate diversamente. Tito Boeri, presidente dell’Inps, ieri a Montecitorio ha partecipato al convegno “Italia: poveri bambini” organizzato dalla fondazione Albero della Vita. In una simile occasione era inevitabile che la questione pensioni venisse inquadrata in termini di impegno tra le generazioni. Al centro del dibattito c’erano infatti gli 1,3 milioni di bambini italiani in povertà assoluta secondo le stime dell’Istat.

«L’Inps oggi eroga prestazioni che vanno al di là delle pensioni e molte sono fruibili a qualsiasi età. Ma gli strumenti che abbiamo sono lacunosi quando si tratta di minori» ha avvertito Boeri. Che quindi, incalzato sul tema dell’adeguamento dell’età pensionistica, ha ribadito la stima resa nota dall’estate: se si decidesse di portare l’età minima di pensionamento a 67 anni e lì la si bloccasse dal 2021 (quindi sganciando le pensioni dall’aspettativa di vita) da qui al 2035 il costo complessivo di una simile operazione sarebbe di 140 miliardi di euro. Circa 8 miliardi e mezzo all’anno. «Bisogna pensare di più ai bambini e alle famiglie con figli minori nel modo in cui si distribuisce la spesa sociale del paese» ha spiegato il presidente dell’Istat, chiarendo anche che non ci si può consolare con il fatto che alla fine, grazie all’aiuto dei nonni, i soldi delle pensioni vanno a finire in parte anche ai bambini. «La quota di spesa per le pensioni che va ai minori è sempre di meno perché ci sono sempre meno pensionati con nipoti. Non si può contare su questo trasferimento » ha ricordato Boeri, concludendo che «gli italiani sono attenti alle famiglie e ai nipoti ma sulle scelte finiscono per essere fortemente egoisti verso i bambini».

Cifre e considerazioni che pesano nella trattativa in corso tra governo e sindacati. Una trattativa che si concluderà sabato con l’incontro finale. C’è poco margine di modifica rispetto alla proposta del governo: 15 categorie di lavoratori gravosi esentate, futuri calcoli basati sulle medie invece che sui picchi dell’aspettativa di vita e una commissione di lavoro, con dentro anche i sindacati, per valutare il meccanismo di adeguamento. I sindacati sono divisi. La Cgil già lavora a «forme di mobilitazione visibili» ha avvertito ieri il segretario Susanna Camusso sperando anche che si arrivi a «un giudizio unitario ». Anche la Uil, dopo l’incontro di lunedì, aveva ipotizzato possibili mobilitazioni nonostante ci fossero i «primi risultati ». La Cisl attende sabato per fare la sua valutazione, ma già lunedì Annamaria Furlan ha fatto capire che con qualche correzione si può arrivare un accordo positivo. «Non ci facciamo dettare l’agenda da nessuno – ha avvertito il segretario confederale Gigi Petteni commentando la posizione della Cgil – la Cisl si sottrarrà alla demagogia. Puntiamo comunque a trovare una intesa unitaria».

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: