sabato 13 dicembre 2008
Il ministro della Pubblica Amministrazione sostiene la necessità di equiparare l'età pensionabile tra uomini e donne, come richiesto dalla Corte di Giustizia Europea, e annuncia un gruppo di studio sul tema.  Immediata reazione negativa dei sindacati.
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«Abbiamo bisogno di innalzare l'età di pensionamento e dobbiamo farlo in maniera flessibile, volontaria e in modo che ci sia equilibrio sul lungo periodo». Conversando con i giornalisti al termine del Forum "Terza economia - Sempre più valore dalla terza età", organizzato a Stresa da The European House-Ambrosetti e dalla Fondazione Onlus Socialità e Ricerche, il ministro della Pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, spiega con queste parole il suo punto di vista in tema di pensioni. «Abbiamo una sentenza della Corte di giustizia europea - aggiunge - che riguarda la perequazione dell'età di pensionamento tra maschi e femmine nella pubblica amministrazione e stiamo lavorando su questo tema, anche per rispondere alle esigenze della società italiana». Secondo Brunetta, però, «non si deve rimettere mano in maniera pesante alla riforma pensionistica, che dalla Dini in poi ha turbato spesso il sonno degli italiani. Dobbiamo contemperare due esigenze: ricalibrare l'equilibrio del welfare pensionistico intergenerazionale del Paese, ma senza turbare le aspettative pensionistiche degli italiani». Il Libro Verde del ministro Sacconi, secondo Brunetta, «dà indicazioni totalmente condivisibili». «Ma - aggiunge - bisognerà riaprire il dibattito, a partire dalla sentenza della Corte di giustizia».Secondo il ministro della pubblica amministrazione e l'innovazione, Renato Brunetta, «le donne sono discriminate due volte: nell'interruzione di carriera durante la fase fertile della loro funzione riproduttiva, e nell'essere costrette ad andare in pensione prima, con pensioni più basse in ragione del sistema contributivo».«Per studiare tutti questi problemi e individuare le possibile soluzioni - ha annunciato il ministro - stiamo mettendo in piedi un gruppo di studio che valuterà costi e benefici dell'invecchiamento attivo di donne e uomini, che dovranno andare in pensione tutti alla stessa età».Sindacati negativi. Come prevedibile, la proposta di Brunetta ha provocato una serie di reazioni. Anzitutto nel sindacato. Chiusura completa della Cgil, che per bocca del segretario confederale Carlo Podda, avverte: «Il governo non ci provi nemmeno a mettere mano». La Uil è sostanzialmente contraria anche se il segretario generale Angeletti dice: «Non sono d'accordo sulla necessità: sono favorevole a fondare l'innalzamento sulla volontarietà, con incentivi». Sorpresa la segretaria generale della Ugl, Renata Polverini, secondo cui una riforma delle pensioni «in questa fase economica e sociale non avrebbe alcuna ragione di essere. Lo stesso presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ha di recente affermato che le pensioni non sono oggetto di discussione».Più articolata la risposta della Cisl, che attraverso il segretario confederale Giorgio Santini afferma che quello della parità dell'età pensionabile «è un problema malposto, non si può affrontare in questo modo, partendo dalla coda». «Il problema della parità è serio – ha proseguito - sia in Italia che in Europa, ma noi pensiamo che vada affrontato in maniera radicalmente diversa, innanzitutto affrontando il problema di un tasso di occupazione bassissimo per le donne: se al Governo sta a cuore il tema della parità metta mano a misure che incrementino l'occupazione femminile». Inoltre, precisa Santini, «è necessario riconoscere alle donne, che svolgono un doppio lavoro - quello vero e quello di casa, di cura alla famiglia - periodi di contribuzione figurativa che colmino e aiutino le donne in alcuni momenti della loro vita, tre anni di bonus in cui è previsto il contributo previdenziale e le donne possono svolgere il lavoro 'familiare’ con più libertà».Sostegno pieno a Brunetta viene invece da Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali e deputato del PdL: «Il ministro Brunetta ha ragioni da vendere quando dice che l'invecchiamento attivo è un bene pubblico e che per il nostro paese aumentare l'occupazione tra i 55 e i 65 rappresenta un obiettivo strategico».
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