martedì 1 dicembre 2020
L'emendamento Orfini-Fratoinanni subito sconfessato dai partiti di maggioranza. In Italia la tassa sulla ricchezza rappresenta un unicum: fu introdotta solo dopo le guerre e dal governo Amato nel 1992
In Italia si riapre il dibattito sulla patrimoniale

In Italia si riapre il dibattito sulla patrimoniale - Reuters

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Si accede il dibattito sulla patrimoniale in Italia da introdurre per fronteggiare l'emergenza economica e sociale innescata dalla pandemia.

Cos'è la patrimoniale? La patrimoniale è un’imposta sul patrimonio di un contribuente e non sul suo reddito da lavoro. È una tassa sulla ricchezza detenuta della persona fisica o giuridica, sia che si tratta di valori mobiliari (conti correnti, titoli finanziari) o immobiliari. L'imposta patrimoniale può essere reale o soggettiva, ordinaria o straordinaria. È reale quando colpisce una singola componente della ricchezza di un soggetto, è soggettiva quando colpisce la sua ricchezza complessiva. È ordinaria quando viene applicata periodicamente, in genere con cadenza annuale, o straordinaria, quando viene applicata "una tantum" per situazioni particolari. In Italia, a differenza di altri Paesi, non esiste un'imposta soggettiva (generale) sul patrimonio.

La proposta Orfini-Fratoianni. L'ipotesi di una tassa patrimoniale è tornata a circolare qualche giorno fa in seguito alla presentazione di un emendamento alla manovra da parte di Matteo Orfini (Pd) e Nicola Fratoianni (Leu), presto sconfessato dai principali partiti della maggioranza di governo. Poche, dunque, le chance che possa essere integrata alla legge di Bilancio, data anche la contrarietà del premier Giuseppe Conte. La proposta Fratoianni-Orfini prevede l'abolizione dell'Imu e dell'imposta di bollo sui conti correnti e di deposito titoli, per sostituirli con un'aliquota progressiva minima dello 0,2% sui grandi patrimoni la cui base imponibile è costituita da una ricchezza tra 500 mila euro e fino a 1 milione di euro, per arrivare al 2% oltre i 50 milioni di euro e al 3% oltre il miliardo. Una misura che secondo alcune stime potrebbe fruttare 10 miliardi l’anno. A questa proposta ne è seguita un'altra più soft che si limiterebbe a un contributo di solidarietà dell’1% applicato ai contribuenti con una ricchezza netta superiore a 1,5 milioni di euro, escludendo però dal calcolo l'abitazione principale.

Il prelievo sui conti correnti del governo Amato. La patrimoniale tende a colpire i ceti più abbienti della popolazione in modo da estrarre risorse economiche da "chi ha di più". Di norma, questo genere di imposta ha propositi di equità sociale generale –tende a correggere le diseguaglianze colpendo i più ricchi – oppure di carattere emergenziale: in seguito a una esigenza straordinaria si chiede un contributo a chi è economicamente meno vulnerabile. Ad esempio, furono introdotte in Italia in seguito alle due guerre mondiali. In tempi più recenti c’è stata la patrimoniale straordinaria decisa per fermare la svalutazione della lira. Un prelievo forzoso del sei per mille effettuato dal Governo Amato nel 1992 sui conti correnti bancari. L’emergenza Covid ha spinto alcuni paesi come Spagna e Belgio a introdurre nuove imposte patrimoniali su grandi redditi e gruppi aziendali.

Le ragioni del no alla patrimoniale. I critici delle imposte patrimoniali, in genere, sollevano due tipi di obiezioni. La prima è che il patrimonio che si andrebbe a tassare è stato accumulato avendo già pagato le imposte che agiscono con progressività per colpire di più i redditi più alti. Tassare e ritassare i cittadini che guadagnano di più, pertanto, non sarebbe equo. In secondo luogo, potrebbe essere anche controproducente perché potrebbe scoraggiare gli investimenti e nella peggiore delle ipotesi, incentivare il trasferimento all'estero dei soggetti più facoltosi.

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