lunedì 30 aprile 2012
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Dovrà avere una fiera determinazione il commissario straordinario del governo, spalleggiato dal Comitato di revisione, per portare a termine nella maniera più efficace il progetto della spending review. Quale che sarà l'impatto finale del taglio alla spesa pubblica (secondo le stime del governo 5 miliardi per il 2012), l'operazione dovrà passare tra le forche caudine dei partiti, tutti pronti a muovere osservazioni nei confronti di questa iniziativa del governo.
Nei confronti della spending review, infatti, in queste ore si è andato formando un fronte abbastanza compatto che vede tutti gli schieramenti, di maggioranza e opposizione, impegnati in un 'pressing' sul governo e in particolare su Monti per dare ai tagli questa o quella direzione precisa. È l'impostazione stessa dell'intervento, insomma, che ognuno rivendica a modo suo.
Tra i più determinati, oggi, a fare sentire la propria voce è stato il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, che ne ha parlato nel corso di un tour elettorale a Palermo. "Non credo proprio che ci siano margini per toccare la scuola nell'ambito della spending review. Forse si può parlare di riorganizzazione ma non di tagli, altrimenti cidiamo altre mazzate e pregiudichiamo la crescita. Diciamo da sempre che abbiamo una spesa pubblica squilibrata", ha chiarito Bersani.Le indicazioni dei democratici combaciano poco, però, con le priorità che il Pdl ha sottoposto al governo in fatto di tagli. "È chiaro che bisogna usare i bisturi e non l'accetta - ha premesso Fabrizio Cicchitto -. Mentre possono essere ridimensionate le spese inerenti il personale amministrativo, è necessario prestare moltaattenzione a non tagliare le spese per quanto riguarda la sicurezza in quanto tale: quello che sta avvenendo in questi giorni, infatti, sta dimostrando che c'è una emergenza sicurezza rispetto alla quale i cittadini non possono essere lasciati da soli".
Anche Futuro e libertà ha bacchettato il governo sulla spending review. Italo Bocchino ha subito contestato i termini massimi dell'intervento: "Se il governo taglia solo qualche miliardo di spesa pubblica non è spending review ma spending caress, una carezza al grande carrozzone della pubblica amministrazione che spende 800 miliardi all'anno tra le cui pieghe sono annidati clientelismo, sperpero e corruzione".
Secondo il vicepresidente di Fli, "limitarsi a una sforbiciata dello 0,5% non serve granchè e Futuro e Libertà insiste affinchè si punti a un taglio di almeno 40 miliardi. La nostra proposta è dimezzare i finanziamenti a fondo perduto alle imprese, risparmiando oltre venti miliardi e trasformando il residuo in credito d'imposta,nonchè tagliare i costi per gli acquisti di beni e servizi bloccandoli al 2009, risparmiando così altri 15 miliardi circa".
Anche Francesco Rutelli ha la sua ricetta: bisogna intervenire "sulla pesa sanitaria delle Regioni, sono oltre 110 miliardi, e c'è una quota abbastanza significativa di sprechi - ha detto il leader dell'Api -. Si può anche tagliare sui fondi perduti per le aziende trasformandoli in credito di imposta, e nella finta formazione. Questitre capitoli che comportano un accordo con le regioni potrebbero portare a risparmi importanti e dunque impedire che ci siano nuove tasse". Se questa è l'aria che tira nella maggioranza, figurarsi nell'opposizione: "Quella che sta facendo il governo è una spending review all'acqua di rose, giusto un ritocco di facciata, un buffetto sulle guance di qua e di là per non dare fastidio a nessuno. Non si fa quello che serve davvero, ovvero, agire sul cuore improduttivo e parassitario della spesa pubblica di questo Paese", ha spiegato Massimo Donadi. Secondo il capogruppo di Idv alla Camera, "bisogna agire con la scure su quei settori dove si è incostrata l'intermediazione dellapolitica e dove si annidano sprechi e malaffare: la sanità, dove la spesa è aumentata del 50 per cento senza alcun vantaggio per i cittadini; le 7.000 aziende controllate dagli enti locali; tagli seri ai 7 miliardi di euro per le auto blu, ai 7 miliardi per le consulenze, ai 20 miliardi per la sanità e ai 60 miliardi di euro che ogni anno vengono bruciati dalla corruzione".
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