mercoledì 19 maggio 2021
Via libera al nuovo criterio per il riconoscimento dell’anzianità contributiva
Cambia il calcolo dei contributi per i lavoratori part time

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Pensione più vicina per i lavoratori occupati, attualmente o nel passato, con rapporto di lavoro a part time di tipo verticale o ciclico. L’Inps, infatti, ha dato il via libera al nuovo criterio per il riconoscimento dell’anzianità contributiva a fini del diritto alla pensione, con la conseguenza di poter considerare l’intera durata del contratto a tempo parziale. Un esempio. Lavoratore di 67 anni occupato con part-time ciclico di otto mesi l’anno, da 20 anni: fino al 31 dicembre 2020 si riteneva che avesse maturato 13 anni di contributi per la pensione; in base al nuovo criterio in vigore dal 1° gennaio (ma applicabile al pregresso) può ottenere il riconoscimento di tutti i 20 anni di lavoro, sufficienti a ottenere la pensione di vecchiaia. La novità è stata prevista dalla legge n. 178/2020 (legge di Bilancio 2021).

La nuova notizia interessa i lavoratori occupati a part time verticale o ciclico e che, pertanto, lavorano solo per alcuni giorni o settimane o mesi dell’anno e per altri no. Finora l’Inps non riconosceva ai fini dell’anzianità per la pensione i periodi non lavorati, benché il rapporto di lavoro durasse l’intero anno. Così chi in un anno lavorava 8 mesi dei 12, ai fini pensionistici otteneva il riconoscimento di sole 35 settimane rispetto alle 52 dell’intero anno. Il criterio, risalente agli anni ’80, ha spiegato l’Inps (circolare n. 74/2021), è stato censurato dalla giurisprudenza, inclusa quella Europea, che in queste situazioni ritiene corretto lo stesso criterio applicato al part-time orizzontale: riconoscimento dell’intero periodo del contratto di lavoro nei «limiti della capienza della retribuzione nel minimale contributivo». Ed è proprio questo il criterio esteso da quest’anno, ma con efficacia per il passato, ai lavoratori a part-time verticale o ciclico: l’intera durata del contratto a tempo parziale è utile ai fini dell’anzianità contributiva per il diritto alla pensione, per un numero di settimane pari al rapporto tra «contributi annui versati» e «minimale settimanale».

Il nuovo criterio è applicato in automatico dall’Inps ai rapporti di lavoro in essere. Tuttavia, se ci sono «periodi non lavorati», extra dal rapporto part-time per i quali non spetta il riconoscimento di contributi, questi vanno segnalati all’Inps. Pertanto, il lavoratore interessato deve fare domanda all’Inps tramite Pec o servizi online di segnalazione contributiva (cosiddetta Fase), allegando l’attestazione del datore di lavoro (modello allegato alla circolare n. 74/2021 e disponibile sul sito internet dell’Inps) o dichiarazione sostitutiva dell’interessato (ex dpr n. 445/2000, modello anch’esso allegato alla circolare e disponibile sul sito internet dell’Inps), con indicazione dei periodi di sospensione del rapporto di lavoro senza retribuzione, e copia del contratto part-time di tipo verticale o ciclico.

Per il riconoscimento del nuovo criterio ai rapporti a part time esauriti serve domanda. L’Inps precisa che per «contratti esauriti» s’intendono non solo quelli che al 1° gennaio 2021 siano conclusi per cessazione rapporto, ma anche quelli per i quali il rapporto sia stato trasformato da tipo verticale o ciclico a tempo pieno entro il 31 dicembre 2020. La domanda va presentata all’Inps tramite Pec o servizi on line Fase, entro il termine di prescrizione decennale, corredata dall’attestazione del datore di lavoro o dalla dichiarazione sostitutiva del lavoratore e dal contratto part-time.

Infine, l’Inps ha precisato che i ricorsi giudiziari e amministrativi pendenti in materia vengono considerati quale domanda di accredito.

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