lunedì 26 dicembre 2022
Ettore Prandini, presidente di Coldiretti, spiega quali risorse servono alle campagne italiane. E avverte: demonizzare vino e carne serve a promuovere prodotti industriali alternativi
Pac, Pnrr e manovra: Coldiretti punta i piedi

ANSA

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Avete promosso la manovra del governo. Siete sicuri di non essere stati troppo ottimisti?

La nostra soddisfazione – ci risponde il presidente di Coldiretti Ettore Prandini – discende dal fatto che, malgrado la riduzione delle risorse, gli stanziamenti per l’agricoltura e l’agroalimentare hanno “tenuto” ma siamo consapevoli che dovremo lavorarci ancora: Giorgetti ci ha detto il 21 dicembre alla nostra Assemblea che potrebbero esser messi in campo nuovi strumenti, se la crisi perdurerà. In ogni caso, siamo preparati a giocarci il futuro sul mercato e non sul debito del Paese.

Ci spieghi come quei due miliardi riusciranno a risollevare le sorti dell’agricoltura.

La manovra offre continuità alle misure che abbiamo ottenuto negli ultimi dieci anni, sul piano fiscale e del ricambio generazionale, dell’innovazione e della sovranità alimentare. Ma ci sono anche spinte in avanti, come gli aiuti agli indigenti: in un Paese dove i poveri sono sempre più ragazzi di 15 anni, garantire cibo di qualità significa compiere un atto di giustizia sociale ma anche di lungimiranza. Chi è nutrito oggi non graverà sul sistema sanitario nazionale domani. Aggiungiamo che l’agricoltura italiana sta dimostrando di saper spendere bene i fondi Pnrr e per questo abbiamo chiesto di raddoppiare la dotazione da 5 a 10 miliardi: se rendiamo tracciabile tutta la produzione possiamo distinguerci sul mercato globale senza dimenticare che con i contratti di filiera e possibile ridurre la dipendenza dall’estero e garantire prezzi giusti per produttori e consumatori.

L’agrifotovoltaico riuscirà a decollare?

Noi ci crediamo. L’agricoltura può contribuire ad affrontare la crisi energetica senza il consumo di terra fertile necessaria per rafforzare l’obiettivo della sovranità alimentare. Nella prima tranche dei fondi Pnrr abbiamo superato il 40% della dotazione. Purtroppo, la misura è stata concepita solo per il consumo aziendale: le imprese hanno superfici superiori e dovremmo usarle anche per mettere in rete energia rinnovabile necessaria al Paese.

Coldiretti ha ingaggiato una battaglia contro i prodotti Mafia style sul mercato internazionale. A che punto è quella “storica” contro l’agropirateria?

Questa battaglia è un atto di giustizia verso il Sud e le sue immense bellezze. Abbiamo chiesto all’Europa di vietare le denominazioni “Mafia style” di locali e prodotti che circolano molto in Paesi come la Spagna. Purtroppo, gli accordi internazionali sono disattenti e vale ancora oggi per l’italian sounding che cuba 120 miliardi di prodotti falsamente italiani, 20 dei quali commercializzati negli Usa.

Dal 2024 entrerà nel vivo la riforma della Pac. Che bilancio ne fa?

Assolutamente negativo. Per troppo tempo siamo stati abituati a ragionare sul “tipo” di Pac e non sulla dotazione economica. Fu un errore clamoroso tagliare il budget agricolo europeo. Ora, quel taglio sommato all’inflazione comporta una riduzione del 30% delle risorse che arriveranno alle imprese, tra l’altro con un allineamento forzoso che non tiene conto dei costi diversi che comportano i diversi settori agricoli.

Parliamo sempre di fondi europei: perché Bruxelles è così convinta che il vino faccia male e che la carne sintetica faccia bene?

Perché si fa strumentalizzare dalle multinazionali che devono vendere prodotti alternativi. Non c’è alcuna ragione medico-scientifica per demonizzare vino e carne, semmai bisogna incoraggiare un consumo responsabile di tanti cibi. Il tentativo di vietare il finanziamento della comunicazione di questi prodotti mira ad aprire spazi di mercato al cibo sintetico ed anche iperprocessato, sulla cui salubrità si dovrebbe aprire un dibattito serio. Per il 2023 abbiamo sventato il pericolo ma dobbiamo evitare che il divieto scatti nel 2024.

Moltissimi italiani hanno festeggiato il Natale a casa. Quanto conta per gli agricoltori italiani il mercato domestico?

Moltissimo, anche se le esportazioni agroalimentari quest’anno raggiungeranno il valore record di 60 miliardi. Dalla ripresa dei consumi a livello nazionale, familiari e horeca, dipende il futuro di un sistema che occupa 4 milioni di persone. Peraltro, la ristorazione è l’ambasciatrice del made in Italy dentro e fuori dai confini nazionali.Avete creato un brand – Firmato dagli agricoltori italiani – che vende nella GDO.

Anche se questo è un momento di minori commerci, non crede che all’Italia manchi una catena di distribuzione globale?

È stato un grave errore non favorire a livello nazionale la crescita di un soggetto simile a Carrefour. Ma tra Italia e Francia ci sono due impostazioni radicalmente diverse, come dimostra il fatto che comprare aziende agroalimentari italiane per un investitore straniero è molto più facile che per gli italiani comprare società francesi: Parigi è molto più difensiva di Roma nei confronti del proprio agroalimentare.

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