venerdì 1 aprile 2016
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«Ora non si dovrà più usare l’espressione 'il cosiddetto Terzo settore'. Con il disegno di legge si crea un documento d’identità chiaro del Non profit, che non lascia spazio a ombre per il legislatore nell’identificare i soggetti appartenenti a questo mondo ». Luigi Bobba, sottosegretario al ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, è l’esponente del governo che più da vicino – e fin dall’inizio – ha seguito il cammino della riforma del Terzo settore. Adesso che il provvedimento è a un passo dall’approvazione definitiva, Bobba comincia a tracciare un bilancio e sottolinea «le rilevanti novità in arrivo per un bacino strategico del nostro Paese». Quali saranno gli effetti positivi sul Terzo settore con questa nuova cornice normativa? Gli strumenti messi a disposizione sono svariati e di notevole importanza. Penso ad esempio all’istituzione di un Registro unico degli enti di Terzo Settore, mentre ora ce ne sono 33 diversi. In questo modo si potranno avere informazioni certe e sarà più semplice far emergere eventuali zone opache. Sarà una raccolta aggiornata, pienamente accessibile e conoscibile. Ci sarà più trasparenza? Sarà meno complicato distinguere il grano dal loglio per realizzare l’obiettivo dell’articolo 118 della Costituzione, ossia quello di favorire l’autonoma iniziativa dei cittadini – singoli e associati – per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio della sussidiarietà. A livello economico non si poteva fare uno sforzo in più per sostenere lo sviluppo del Terzo settore? Nessun governo prima d’ora ha prodotto uno sforzo economico del genere. In legge di Stabilità, con la riforma strutturale del 5 per mille, può contare su un finanziamento stabile di 500 milioni di euro. Questo ddl delega prevede risorse ingenti: 140 milioni per quest’anno che diventeranno 190 sia nel 2017 sia nel 2018. Infine vanno aggiunti i 200 milioni del fondo rotativo per imprese sociali e coop. Non si poteva osare di più sui contenuti, magari allargando il campo d’azione ad altri settori ad alto potenziale di sviluppo? Ho sentito alcune critiche ingiustificate. Abbiamo ridefinito l’impresa sociale eliminando i limiti previsti dalla legge 155, è stata inserita la possibilità di remunerazione di una quota degli utili (con i giusti paletti) e con i decreti attuativi allargheremo ancora di più i campi d’azione. Non c’è solo il welfare. Ci saranno il microcredito, l’agricoltura sociale, l’housing...Ed è previsto un meccanismo di aggiornamento costante dei settori. Si può dire tutto, tranne che non sia una riforma innovativa. L’emendamento sulla Fondazione è passato tra mille polemiche. Come si spiega tanta insistenza per creare l’organismo? È uno strumento che non si contrappone agli altri esistenti. Avrà un imprinting pubblico, ma è stata impostata per organizzare la filantropia e per catalizzare risorse prevalentemente private con una gestione cristallina, tanto che nel board ci saranno pure esponenti del nuovo consiglio nazionale del Terzo settore. Quando prevede che arriverà l’approvazione definitiva? La Camera ha calendarizzato per maggio la discussione in Aula, ma le modifiche al Senato sono state concordate anche con i deputati. Per cui credo che il passaggio a Montecitorio sarà molto breve. Luca Mazza © RIPRODUZIONE RISERVATA
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