sabato 12 ottobre 2019
La Lombardia guida la classifica con 210 aziende eccellenti su 722 selezionate (il 29%), davanti all’Emilia Romagna con 115 (16%) e al Veneto con 96
In cinque anni 30mila posti in più
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Sono 722 e sono le pmi che messe assieme costituiscono, da Nord a Sud, la spina dorsale dell’eccellenza imprenditoriale italiana. Quelle capaci, ben più della media del proprio settore, di generare valore, investire in innovazione, essere competitive sui mercati internazionali e creare posti di lavoro. Cresce il numero di aziende con performance di successo in Emilia-Romagna, che supera il Veneto e si colloca al secondo posto dietro alla Lombardia. E sembra maturare la propensione delle aziende eccellenti, soprattutto quelle a matrice familiare, ad aprirsi a operazioni di Merger & Acquisition e all’entrata di nuovi capitali. Il 72% degli utili dopo le imposte sono stati reinvestiti nel patrimonio netto, con 2,4 miliardi di euro a ridurre l’indebitamento finanziario complessivo e 3,2 miliardi di euro reinvestiti in azienda a sostegno della crescita, con un incremento di 30mila posti di lavoro nell’arco del quinquennio. Risultati eccezionali, ottenuti grazie alla capacità di saper coniugare la crescita dimensionale (valore della produzione che è aumentato in cinque anni del 68%) con una marcata efficienza operativa (l’indice è praticamente raddoppiato passando dal 6,3% del 2013 al 12,2% del 2017), rendendo possibile nel periodo considerato un incremento del patrimonio netto dell’85%.

Le 722 imprese eccellenti d’Italia sono state individuate, come ogni anno, dall’Osservatorio Pmi di Global Strategy, società di consulenza strategica e finanziaria, arrivato quest’anno all’XI edizione. Il metodo di selezione si basa da sempre sull’analisi di un database contenente informazioni anagrafiche e bilanci degli ultimi cinque anni di oltre 60mila aziende di capitali con un fatturato superiore ai cinque milioni di euro. Di queste sono circa 10.800 le imprese che costituiscono l’universo di riferimento delle aziende di media capitalizzazione, con un fatturato compreso tra i 20 e i 250 milioni di euro nel manifatturiero e nei servizi e tra i 20 e i 500 nei settori del commercio.

«È ben noto il ruolo sociale di queste aziende, e anche i dati della nostra ricerca lo confermano - dichiara Stefano Nuzzo responsabile dell’Osservatorio Pmi ed Equity Partner di Global Strategy - con 3,2 miliardi di euro di utili reinvestiti in azienda e con 30mila nuovi posti di lavoro nei cinque anni analizzati, senza tener conto dei benefici reali all’indotto e allo sviluppo di filiere locali. Le eccellenti sono state in grado di dimostrare che investimenti, innovazione e internazionalizzazione sono la ricetta giusta».

Anche in queste 722 storie di successo si confermano rispetto alle passate edizioni i quattro i pilastri dell’eccellenza: gli investimenti (il 90% delle imprese eccellenti li ha aumentati negli ultimi tre anni); l’internazionalizzazione (l’export di queste aziende è superiore al 40% del fatturato); l’innovazione (mediamente il 5% del fatturato annuo viene reinvestito in ricerca e sviluppo); ma, soprattutto, le operazioni straordinarie (il 42% delle Imprese Eccellenti ha effettuato acquisizioni o joint venture negli ultimi tre anni - nelle passate edizioni questa percentuale era circa del 34% - e ben il 57% si dice disposto ad aprire la compagine sociale per obiettivi di espansione commerciale).

«Rimane confermato il profilo delle eccellenze italiane: specializzate in nicchie di mercato, guidate da imprenditori operativamente molto coinvolti, e sempre orientati all’innovazione di prodotto e servizio - spiega Antonella Negri-Clementi, presidente e ceo di Global Strategy -. Quest’anno emerge più forte l’inclinazione a effettuare operazioni straordinarie, non solo per migliorare il posizionamento competitivo a livello internazionale, ma anche per la sentita necessità di una crescita a livello locale. Inoltre, la maggiore attenzione alla buona governance e all’assetto del Consiglio di amministrazione è correlata a una maggior propensione all’apertura del capitale. Mi sembra però ancora limitata la valorizzazione dei contributi di terzi indipendenti nelle scelte dei board familiari».

Relativamente alla distribuzione geografica appare netta e prevedibile la maggiore concentrazione di pmi di successo nel Nord Italia: 37,1% nel Nord-ovest, 34,9% nel Nord-est, 16,9% nel Centro e 11,1% nel Sud e nelle Isole. La Lombardia guida la classifica delle regioni con 210 aziende su 722 (il 29%), davanti all’Emilia Romagna con 115 aziende (il 16%, + 26 eccellenze rispetto alla passata edizione), protagonista quest’anno di un vero e proprio salto che le ha permesso di scavalcare il Veneto, che scivola così al terzo posto con 96 aziende eccellenti.

Ma quali sono i settori più popolati di aziende eccellenti italiane che si distinguono ed emergono dalla media? Stravince, in linea con i dati dello scorso anno, il comparto manifatturiero (71% delle eccellenti vs il 56% nell’universo dimensionale di riferimento); le aziende del commercio sono il 18% (vs 26%) e l’11% (vs 18%) le aziende di servizi. All’interno del manifatturiero, primo posto per la meccanica (14% delle Eccellenti), secondo per alimentari e bevande (11%), al terzo la metallurgia (9%), al quarto, a pari merito, il chimico-farmaceutico e le aziende del sistema moda (5%).


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