domenica 11 ottobre 2020
Il presidente Abi chiede incentivi alle imprese che si ricapitalizzano. Il Mes resta un’opportunità. Rigidità sui prestiti non coerenti con spinte a deroghe sulla loro concessione
Patuelli: «Ora spingere sulla ripresa. Sui crediti serve razionalità»
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Antonio Patuelli, presidente dell’associazione delle banche italiane, attraversa il Centro Italia per rientrare da Roma (con la delegazione dell’Arcidiocesi e della città è stato ricevuto ieri da papa Francesco per l’Anno dantesco) alla sua Ravenna. Da bordo dell’auto descrive un Paese certo sofferente per il Covid-19, ma anche con capacità di risposta ancora forte. E getta l’occhio alle prossime tappe per chiedere di «schiacciare ora l’acceleratore sul pedale della ripresa» e all’Europa di preoccuparsi anche di adeguare le norme giuridiche relative alla gestione dei crediti bancari, altrimenti si rischia «un corto circuito con danni per famiglie e imprese». Ma prima di tutto ci tiene a ricordare il Sommo Poeta, sepolto proprio a Ravenna: «Io sono alla testa di una banca (la Cassa, ndr) che ha negli archivi delibere secolari nelle quali è scritto che essa è 'votata al culto di Dante', una figura che ha fornito una innovativa somma e sintesi di etica cattolica e laica insieme».

Presidente, partiamo dalla 'Fratelli tutti', l’ultima enciclica di papa Bergoglio. Qual è la sua impressione?

Ho sempre letto le lettere encicliche. Questa la trovo di grande interesse etico- civile oltre che religioso. È piena di messaggi sul vivere civile, relativi all’educazione. Mi ha colpito il paragrafo sulla gentilezza da recuperare, che ci può far diventare «stelle in mezzo all’oscurità ». Anche le parti sulla comunicazione, dove si critica il metodo dell’aggressività, del 'cattivismo' in genere. Per quel che riguarda l’economia, oltre a parti consuete nelle encicliche ci sono affermazioni chiare, come quella che 'il mercato da solo non risolve tutto': ed è vero, va regolato. Altri spunti di riflessione li ho trovati nel capitolo III, 'Pensare e generare un mondo aperto', che mi pare richiami chiaramente Karl Popper, così come dalla sottolineatura che a ogni persona vanno garantite opportunità adeguate al suo sviluppo integrale, concetto che echeggia il sociologo Ralf Dahrendorf e la sua teoria sulle 'chance di vita' che danno sostanza alle libertà. È un testo ricco di stimoli.

Dai temi etici scendiamo al 'vil denaro', per così dire. In questi tempi di Covid fra i punti più divisivi resta il cosiddetto 'Mes sanitario', canale che dalla Ue ci può far arrivare quasi 37 miliardi di euro. Servono tutti? O si può attivare anche un 'Bot Covid' senza ricorrere al Mes?

I due strumenti possono essere complementari. Il principio è: i quattrini per la tutela della salute e per la resilienza non sono mai abbastanza davanti a una pandemia che è più lunga di quel che si pensasse. Non va butta- ta via alcuna ipotesi. E ricordiamo che godiamo del fatto che l’Europa, con l’euro moneta solida, ci ha preservato sul piano dei tassi d’interesse e ci ha supportato con un super coraggioso piano di acquisti della Bce.

I tassi, in effetti, mai come oggi sono bassi. Vuol dire che il Mes è inutile?

No, non dico questo. Abbiamo uno spreadcerto inconsueto per l’Italia. Però del doman non vi è certezza sugli interessi. Non sappiamo in fondo nemmeno cosa sarà dell’Occidente dopo le elezioni Usa di novembre, a esempio. I soldi del Mes sono senza costi e per 10 anni. Quindi, se ci sono dubbi sul profilo giuridico, con buona volontà, col metodo della ragione e soprattutto ora che siamo lontani da scadenze elettorali, si esamini il merito e si operi attivamente per risolverlo. Senza paralisi e senza conflitti e polemiche. Non ci può essere un’Europa buona e cattiva contemporaneamente. Siccome si sono ottenuti dei risultati sul Recovery fund, si possono ottenere pure qui se ci si dà da fare. E questo vale anche per il resto.

Allude all’Unione bancaria?

Ancor prima, servono a esempio definizioni nuove sui default societari. Quelli attuali appartengono alla fase antecedente la pandemia e hanno rigidezze che erano frutto delle riflessioni post-crisi del 2008. Nessuno immaginava una pandemia. Va scongiurato un sistema squilibrato: da un lato flessibilità, che è stata subito introdotta per le politiche monetarie e, per certi aspetti, per quelle di vigilanza bancaria; dall’altro rigidità sul trattamento dei crediti, che di fatto vincolerebbe le banche a fare un lavoro di costrizione verso famiglie e imprese.

Teme anche lei, come il governatore di Bankitalia Visco, un’inevitabile crescita dei crediti deteriorati?

Più che altro la discussione sugli Npl va orientata. Oggi è basata sul presupposto che ce ne saranno tanti, in aumento. Ma questa è la coda del ragionamento. La testa deve essere come si previene un’esplosione di nuove sofferenze bancarie. Per questo occorre lavorare anche sulla loro classificazione e sulle scadenze relative al deterioramento dei crediti. Rigidità in questo campo non sono coerenti con le spinte sulla concessione del credito che ci sono state, con tanto di nuove garanzie pubbliche. Serve anche una spinta di razionalità.

Fra gli effetti della pandemia c’è anche l’aumento del risparmio: l’ultimo rapporto Abi quantifica in 1.670 miliardi di euro l’ammontare dei depositi bancari, una cifra-monstre. Cosa si può fare per dare una destinazione più economica a questa massa monetaria?

Innanzitutto un clima di fiducia e una certezza prospettica del diritto, premesse sempre necessarie. I prestiti peraltro sono già in ripresa, del 6%. Veniamo da anni di grande incertezza, anche sui livelli della tassazione portata al 26%. Il risparmiatore è un soggetto che, citando Luigi Einaudi, ha «orecchie da elefante, cuore da coniglio e gambe da gazzella». Gli va garantito un habitat ideale.

Siamo alla vigilia della manovra 2021. Cosa si aspetta l’Abi?

Bisogna cercare di favorire la ripresa. Dopo avere per mesi giustamente dato la priorità all’aspetto della solidarietà per i cittadini rimasti senza reddito, bisogna convivere col virus trovando nuovi equilibri e, quindi, anche schiacciando l’acceleratore sul pedale della ripresa. A esempio, accanto a un nuovo piano di incentivi 'Industria 4.0', si può rivedere e potenziare l’agevolazione Ace (aiuto alla crescita economica, ndr) che rafforzi la patrimonializzazione delle imprese che reinvestono gli utili al proprio interno. Perché il risparmio non è solo delle famiglie. Il racconto di imprese tutte con l’acqua alla gola non è esattamente corrispondente alla realtà, ve ne sono anche di floride che fanno ricorso a forme di deposito di liquidità. Nell’attesa, per tutti, di tempi migliori.

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