martedì 3 maggio 2016
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Roma. Leonardo Del Vecchio 'mette a fuoco' la cordata che sta prendendo forma per rilevare l’Ilva. Il patron di Luxottica, infatti, potrebbe investire fino a 200 milioni di euro nel rilancio del primo gruppo siderurgico nazionale. «Di fronte a un piano industriale solido che abbia una concreta possibilità di successo», Del Vecchio «è disponibile a partecipare finanziariamente al salvataggio dell’Ilva con la volontà di aiutare il Paese e la Puglia, regione alla quale è affettivamente legato», ha detto una fonte vicina a Delfin, l’holding di famiglia. Quanto al gruppo siderurgico intorno al quale concretizzare il piano industriale, la fonte si è limitata a dire: «La nazionalità non è importante». Intanto prende forma la cordata costituita da Arcelor Mittal, Marcegaglia e Cassa depositi e prestiti (Cdp), in grado di presentare un’offerta vincolante entro il 30 maggio. I vertici del gruppo anglo-indiano hanno avuto un incontro con Cdp per informarla e per chiarire che andranno avanti solo se la Cassa li affiancherà. La quota restante, secondo il progetto, verrà poi divisa nella proporzione dell’85% per Arcelor Mittal e del 15% per Marcegaglia. Sull’Ilva – ha detto Emma Marcegaglia ai cronisti – «stiamo lavorando, aspettate qualche giorno». Sarebbero «sostanzialmente soddisfatte», le condizioni poste per l’intervento. Condizioni che si tengono insieme e che «sono una il presupposto dell’altra»: la presenza di un soggetto internazionale capace di assicurare uno sviluppo di mediolungo termine; il contributo di garanzia di Cdp, con una quota di minoranza, per replicare lo schema del Fondo Atlante ideato per le banche, assicurando anche una copertura istituzionale; la partecipazione del Gruppo Marcegaglia, in grado di garantire l’italianità. Uno schema che, come con il fallimento delle quattro banche, consente anche di allargare la compagine a nuovi ingressi, come nel caso del patron di Luxottica. Maurizio Carucci © RIPRODUZIONE RISERVATA La rinascita Niente più cassa integrazione e spettro di licenziamento, la fabbrica riparte dopo il drammatico addio del Lingotto. Per i sindacati la riapertura a Termini Imerese «è un fatto importante, ma non decisivo». Ancora 680 ex tute blu aspettano
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