giovedì 5 ottobre 2017
13 milioni di lavoratori sono poco formati. Salari legati a questioni anagrafiche e record negativo di occupazione femminile. Gli studenti del Sud un anno indietro rispetto a quelli del Nord
L'Italia frenata dal basso livello di competenze
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L'Italia è intrappolata un "low-skills-equilibrium", un basso livello di competenze generalizzato secondo il rapporto dell'Ocse sulla "Strategia per le competenze": una situazione in cui la scarsa offerta è accompagnata da una debole domanda da parte delle imprese. Insomma da una parte la forza lavoro non si presenta sul mercato preparata, attrezzata a svolgere le diverse mansioni possibili, dall'altra le aziende non pretendono. Un circolo vizioso che rischia di non portare lontano. E che negli ultimi quindici anni ha prodotto una performance economica "piuttosto fiacca": a fronte dei miglioramenti nei tassi di occupazione, la produttività è rimasta stagnante.

"L'Italia ha maggiori difficoltà rispetto ad altri paesi nello sviluppare le competenze, per far fronte alla globalizzazione, alla digitalizzazione e all'invecchiamento della popolazione", basti pensare che ci sono 13 milioni di adulti con basse competenze, si tratta del 40%, un livello molto più alto di quello che si osserva in altri paesi" ha detto il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria.

"Ravvisando la necessità di intervenire, il governo italiano ha varato un ambizioso pacchetto di riforme", che include la "promozione" dei saperi. Ora nell'ambito della Strategia nazionale per le competenze, realizzata tra il luglio 2016 e il marzo 2017, "più di duecento stakeholder (rappresentanti il mondo delle imprese, dei lavoratori, dell'istruzione, degli istituti di ricerca e il governo) hanno partecipato al processo coordinato dall'Ocse e hanno rilevato la necessità di migliorare l'implementazione di queste riforme". Positivo il giudizio sulle misure a sostegno dell'occupazione, a partire dal Jobs Act. "Tutte assieme" le novità, hanno dato una spinta: sono "circa 850.000 posti di lavoro creati da quando queste riforme sono state adottate" e "il numero di nuovi contratti a tempo indeterminato è aumentato". "Stimolare la creazione di lavoro abbassando in maniera permanente i contributi sociali gravanti sui datori di lavoro" è una delle proposte contenute nel dossier dell'Ocse.

A fare la differenza nel mondo del lavoro italiano non sono le competenze ma la carta d'identità, con i giovani (anche quelli laureati) costretti alla sotto-occupazione anche perché non abbastanza preparati. "Il livello dei salari in Italia è spesso correlato all'età e all'esperienza del lavoratore piuttosto che alla performance individuale, caratteristica che disincentiva nei dipendenti un uso intensivo delle competenze sul posto di lavoro".

A preoccupare sono le divergenze tra le vecchie e le nuove generazioni (emersa con la crisi e l'allungamento dell'età lavorativa), e quella storica tra il Nord e il Sud. Che si manifesta già dal livello di istruzione. "L'Italia, negli ultimi anni, ha fatto notevoli passi in avanti nel miglioramento della qualità dell'istruzione", ma forti sono le differenze nelle performance degli studenti all'interno del Paese, "con le regioni del Sud che restano molto indietro rispetto alle altre" si legge nel rapporto dell'Ocse, tanto che "il divario della performance in Pisa (gli standard internazionalidi valutazione) tra gli studenti della provincia autonoma di Bolzano e quelli della Campania equivale a più di un anno scolastico". Un ritardo che non era sinora mai stato "quantificato" in una maniera così precisa.

Non va meglio sul fronte dell'istruzione superiore."Solo il 20% degli italiani tra i 25 e i 34 anni è laureato rispetto alla media Ocse del 30%". Inoltre "gli italiani laureati hanno, in media, un più basso tasso di competenze" in lettura e matematica (26esimo posto su 29 paesia i paesi membri dell'Ocse). Non solo, quelli che ci sono non vengono utilizzati almeglio, risultando un pò 'bistrattatì. L'Italia è "l'unico Paese del G7" in cui la quota di lavoratori laureati in posti con mansioni di routine è più alta di quella che fa capo ad attività non di routine.

Altro tasto dolente l'occupazione femminile. L'Italia è al quart'ultimo posto per percentuale di donne occupate. Dato preoccupante, molte donne non sono neanche alla ricerca di un posto di lavoro, ciò fa sì che l'Italia faccia registrare il terzo tasso di inattività più alto" nell'area che conta 35 stati industrializzati. Il fatto che le "donne sono spesso percepite come le principali assistenti familiarì ha il suo peso. Ma "questa è solo una parte della storia", visto che "il tasso di fertilità in Italia è tra i più bassi dell'Ocse).

"La riforma del sistema educativo, l'accumulazione del capitale umano, è la strategia di gran lunga più efficace nel lungo termine per far crescere benessere, ricchezza e prodotto" ha detto il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan alla presentazione del rapporto Ocse. "Le competenze devono essere al centro di una strategia di lungo termine per un paese maturo come l'Italia" in termini demografici e "sono fondamentali per la costruzione del programma della prossima legislatura".

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