mercoledì 7 luglio 2010
Partito dal livello minimo in 28 anni del 5,8% a fine 2007, il tasso di disoccupazione nell'area Ocse è cresciuto fino al punto massimo del dopoguerra, l'8,7%, nel primo trimestre 2010.
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Il tasso di disoccupazione - calcola l'Ocse - è cresciuto in media del 2,9% da dicembre 2007 a marzo 2010, ma l'impatto è stato disomogeneo nei diversi Paesi. A un estremo ci sono gli aumenti considerevoli di Irlanda (+8%) e Spagna (+10%), all'altro gli incrementi inferiori al punto percentuale di Germania, Austria, Belgio, Norvegia e Polonia.  La perdita di posti di lavoro, rileva ancora l'Ocse, è stata sproporzionatamente ampia per alcuni tipi di impiego e settori, come per esempio «l'edilizia, i lavoratori a termine e quelli con competenze basse, i giovani». Inoltre, cosa "inusuale", «l'occupazione è diminuita più tra gli uomini che tra le donne, probabilmente a causa della natura settoriale della recessione». Si è dimostrata poi "molto ampia" la differenza nel rischio di perdere il lavoro tra assunti a tempo determinato e indeterminato, mentre «l'occupazione per gli autonomi è calata circa quanto quella dei dipendenti».La disoccupazione nell'area Ocse «dovrebbe aver raggiunto il picco», ma «la ripresa non sembra essere abbastanza vigorosa per riassorbire rapidamente gli attuali alti livelli». Lo afferma l'Employment outlook 2010 dell'organizzazione parigina, che prevede che «il tasso di disoccupazione dei Paesi Ocse dovrebbe ancora essere al di sopra dell'8% alla fine del 2011». «Il rischio che il forte aumento nella disoccupazione diventi di natura ciclica aumenta - prosegue il rapporto - Tale rischio però varia fortemente da Paese a Paese, riflettendo le diversità nelle esperienze delle varie aree durante la crisi».L'Ocse invita quindi i Paesi membri a «fare in modo che i fondi per i programmi di sostegno all'occupazione restino adeguati» anche se «la pressione per tagliare gli ampi deficit sta rapidamente crescendo, e con essa il bisogno di fare scelte difficili su come allocare risorse sempre più scarse».«Diventa essenziale - dichiara ancora nel suo rapporto l'organizzazione - focalizzarsi su programmi efficienti in termini di costi, e mirare ai gruppi più svantaggiati che sono a rischio di perdere contatto con il mondo del lavoro».«Mentre la ripresa accelera il passo, è essenziale creare gli incentivi giusti per far sì che le aziende assumano più lavoratori», conclude l'Ocse, e tentare «un ri-bilanciamento delle protezioni ai posti di lavoro tra contratti a tempo determinato e indeterminato», in modo da «consentire ai lavori temporanei di funzionare meglio come punti di passaggio nel percorso verso un impiego permanente, piuttosto che come trappole».LE DICHIARAZIONI DEL SEGRETARIO GURRIA«Creare nuovi posti di lavoro dev'essere una priorità per i governi». Lo ha dichiarato il segretario generale dell'Ocse, Angel Gurria, presentando a Parigi l'Employment outlook 2010 dell'organizzazione. «Ridurre la disoccupazione e il deficit pubblico allo stesso tempo è una sfida notevole - ha aggiunto - ma dev'essere affrontata fin da ora. Nonostante i segni di ripresa nella maggior parte dei Paesi, rimane il rischio che milioni di persone possano perdere contatto con il mondo del lavoro. Una carenza di posti di lavoro elevata come quella attuale è inaccettabile, e va affrontata con una strategia politica ad ampio raggio».
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