martedì 14 gennaio 2014
Il tasso di occupazione è del 52,5% tra i "dottori" del Settentrione (tra i quali il 17% coniuga studio e lavoro) e del 35% al Sud. Penalizzate le laureate del Mezzogiorno.
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Al Nord l'occupazione dei neolaureati è maggiore rispetto al Sud. Lo rivela Almalaurea, sottolineando che la disoccupazione giovanile non solo è esplosa al 41,7%, ma crescono anche le differenze fra Nord e Sud per chi si laurea. Diciassette punti percentuali in aumento di due punti rispetto a quanto rilevato nella precedente indagine: il tasso di occupazione è del 52,5% tra i laureati del Nord (tra i quali il 17% coniuga studio e lavoro) e del 35% al Sud. Indipendentemente dalla sede universitaria dove i giovani hanno compiuto i propri studi.Al Sud i laureati triennali, sperando in un qualche sbocco, continuano così gli studi verso un corso di secondo livello più che al Nord: 59% contro il 51%. Al Centro l'occupazione è pari 47%, mentre la quota che si dichiara iscritta alla laurea di secondolivello è al 55%. .Il differenziale territoriale si accentua consistentemente nei gruppi educazione fisica, linguistico ed economico-statistico, fino a raggiungere addirittura i 24 punti percentuali. Le donne al Sud sono più svantaggiate: dieci punti in meno nell'occupazione, rispetto ai quattro punti al Nord. Le tradizionali differenze retributive di genere risultano inoltre accentuate al Sud: gli uomini guadagnano infatti il 41% in più delle colleghe (contro il 26% nelle aree settentrionali). Da sottolineare, anche in tal caso, che le retribuzioni (quasi 2.300 euro) di quanti lavorano all'estero (anche a cinque anni pari al 7% del complesso degli occupati) sono significativamente superiori ai colleghi rimasti in madrepatria.Si confermano più elevati i guadagni mensili netti dei laureati al Nord (1.086 euro) rispetto alle regioni centrali (1.001 euro) e soprattutto nel Mezzogiorno (900 euro). Rispetto alla precedente rilevazione le retribuzioni risultano in diminuzione in tutte le aree considerate, dal 2,5% al Nord al 5% al Sud. Se si tiene conto del mutato potere d'acquisto dei laureati, registrato nell'ultimo anno, le differenziazioni si accentuano ulteriormente: rispetto allo scorso anno figurano infatti in calo del 5% al Nord e di quasi l'8% al Sud.Tra i fortunati che lavorano al Sud il 45% prosegue la medesima attività lavorativa avviata prima di terminare gli studi universitari; tra i colleghi delle aree settentrionali, invece, tale quota è pari al 32%. Si registrano ampie differenze tra Nord e Sud anche come diffusione di attività non regolamentate: 5 e 14%.
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