lunedì 9 gennaio 2023
Dipendenti a tempo indeterminato, donne e quarantenni le categorie più colpite. Tornano a fare da tranino i contratti a termine, disoccupazione giovanile in calo al 23%
L'occupazione inverte la rotta, a novembre persi 27 mila posti di lavoro

© Peter Fuchs Photographer

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Mercato del lavoro in frenata nel mese di novembre, con un lieve calo degli occupati. Dopo due mesi di crescita, nei dati provvsori diffusi oggi dall'Istat rispunta il segno meno. Il tasso di occupazione scende al 60,3% (-0,1 punti), quello di disoccupazione è stabile al 7,8 mentre sale al 34,5% il tasso di inattività (+0,1 punti).

Su base annua, il numero di occupati a novembre supera quello di novembre 2021 dell'1,2% (+278mila unità). Un aumento che coinvolge uomini, donne e tutte le classi d'età, ad eccezione dei 35-49enni per effetto della dinamica demografica negativa. Il tasso di occupazione, che nel complesso è in aumento di un punto percentuale, sale anche in questa classe di età (+0,5 punti) perché la diminuzione del numero di occupati è meno marcata di quella della corrispondente popolazione complessiva.

La diminuzione congiunturale del numero di occupati è frutto del calo dei dipendenti permanenti (-0,6%) che si contrappone all'aumento dei dipendenti a termine (+2%) e degli autonomi (+0,1%). A fare le spese di questo taglio dei posti di lavoro sono le donne e i 35-49enni. Il totale dei dipendenti rimane tuttavia superiore a quello di novembre 2021 di 314mila unità mentre il numero degli indipendenti è invece inferiore di 36mila. Buone notizie sul fronte della disoccupazione giovanile che registra un calo dello 0,6% attestandosi sul 23% a novembre.

I dati diffusi dall'Istat sono in linea con le aspettative e confermati anche a livello europeo da una sostanziale stabilità del mondo del lavoro con la disoccupazione rimasta invariata al 6,5%. Per Gabriel Debach, market analyst di eToro "la buona notizia è la tendenza che mostra una decisa crescita dell'occupazione su base annua, fatta eccezione per quella autonoma". Dalla parte opposta si nota "sulla variazione mensile, una crescita dei contratti a termine e di un calo di quelli permanenti, invertendo quella tendenza che da alcuni mesi si stava osservando sui mercati". Confesercenti mette l'accento sul rallentamento della ripresa dell'occupazione indipendente registrata negli ultimi mesi e sul bilancio annuale negativo con la perdita di 36mila autonomi: "la preoccupazione è che si possa innescare, soprattutto alla luce del rischio di un'ondata recessiva nel corso dell'anno, una pericolosa inversione di tendenza che riporti indietro l'orologio dell'economia causando nuove chiusure e criticità per le piccole imprese".

Per Confcommercio il peggioramento testimonia "un raffreddamento del ciclo economico". L'Ufficio studi commentando i dati Istat sottolinea come "una minore dinamicità del mercato del lavoro potrebbe contribuire al deterioramento del reddito corrente delle famiglie, già colpito, assieme ai risparmi accumulati, dagli effetti dell'inflazione con un inevitabile impatto negativo sui consumi e sull'intera economia".

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