lunedì 12 agosto 2019
Male il terziario (-1,6%) e le imprese pubbliche (solo +0,2%), che hanno anche tagliato molti lavoratori (-10,2% il cumulato dal 2010)
Occupazione ancora inferiore al 2009
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Nel 2018 le 2.095 principali imprese industriali e di servizi italiane hanno aumentato il fatturato del 3%, ma il loro ritmo di crescita è quasi dimezzato rispetto a quello registrato nel 2017 (+5,6%). È quanto emerge dal rapporto elaborato dall'area studi di Mediobanca in merito all'aggiornamento annuale sui dati di bilancio aggregati delle principali imprese industriali e di servizi italiane. Le società esaminate rappresentano il 49% del fatturato industriale e il 51% di quello manifatturiero, il 37% di quello dei trasporti e il 43% della distribuzione al dettaglio (peso su dati Istat).

Le imprese a controllo estero comprese nell'indagine rappresentano il 60% di quelle con più di 250 addetti operanti in Italia e il 90% delle sole manifatturiere. Sono incluse tutte le aziende italiane con più di 500 dipendenti e circa il 20% di quelle di medie dimensioni manifatturiere (50-499 addetti). Delle 2.095 imprese considerate, il 20% del fatturato è relativo a 142 imprese controllate dalle amministrazioni pubbliche italiane, il 47% riguarda 1.375 imprese controllate da privati di nazionalità italiana e il 33% si riferisce a
578 società che fanno capo a soggetti di nazionalità estera (privati e pubblici).

Nel 2018 l'export delle 2.095 principali imprese industriali e di servizi italiane è cresciuto in misura molto inferiore rispetto al 2017: +2,4% contro il +7,1% dell'anno precedente. Per la prima volta negli ultimi dieci anni le vendite domestiche, anch'esse in frenata, hanno performato meglio (+3,4%). Nel 2018 le imprese pubbliche sono cresciute più della media (+5,7%), meno vivaci invece quelle private (+2,4%).

Le società pubbliche, si legge nel rapporto, non sono lontane dalla performance del 2017 (+6,3%), ma avevano perso fatturato ininterrottamente dal 2013 al 2016. Crescono meno della media le imprese manifatturiere (+1,6%) che tuttavia hanno archiviato il quinto anno di crescita. Più positivo il 2018 delle medie imprese manifatturiere (+4,1%), mai in flessione dal 2010, e di quelle medio-grandi (+3,7%). Unica, ma grave, flessione quella dei maggiori gruppi manifatturieri: il -2,4% nel 2018 interrompe un quinquennio di incrementi continui.

Tra le 2.095 principali imprese industriali e di servizi italiane, a essere andato particolarmente bene nel 2018 è il settore petrolifero (+14,9% sul 2017), a cui segue la metallurgia (+10,3%). Incrementi sostenuti arrivano anche dalla pelletteria (+8,2%), dalle bevande (+6,2%), dal tessile (+5,4%), dal chimico e dalla gomma e cavi (entrambi +3,9%), cui seguono il conserviero e l'elettronico (entrambi +3,6%) e il cartario assieme al mobilio (entrambi +3,1%). Chiudono il 2018 in positivo anche le imprese di costruzione in bonis (+3,9%). In
flessione, invece, le imprese del pharma (-0,4%, per scadenza di brevetti e concorrenza dei generici), dell'automotive (-2,2%), degli elettrodomestici (-2,4%), delle telecomunicazioni (-2,7%) e dell'impiantistico (-7,2%).

La crescita decelerante del fatturato nel 2018 delle 2.095 principali imprese industriali e di servizi italiane, cresciute a un ritmo quasi dimezzato rispetto al 2017, ha portato a una stagnazione del loro valore aggiunto (-0,1% sul 2017). I maggiori ricavi, cioè, non hanno generato nuova ricchezza. Fatta eccezione per le imprese pubbliche (+0,8%) e l'industria (+0,1%), nessun altro aggregato sfugge a questo dato: imprese private (-0,3%), manifattura (-0,1%) e servizi (-0,6%). La performance deludente della manifattura dipende integralmente dalle sue imprese maggiori (-7,8%), poiché il "quarto capitalismo" ha aumentato il valore aggiunto nel 2018 (+3%), così come le medie imprese (+4,4%). La stasi del valore aggiunto delle 2.095 principali imprese italiane, prese in considerazione dall'area studi di Mediobanca nel rapporto, non ha impedito ai bilanci del 2018 di chiudere con utili in crescita del 10,6% sul 2017, con un Roe (indice di redditività) che passa dal 7,5% all'8,1%. L'effetto, si legge nello studio, è in buona misura dipeso dalla campagna dividendi incassati, in crescita nel 2018 del 30%, grazie soprattutto alle imprese estere da cui è arrivato circa il 75% del monte dividendi. Un'altra mano agli utili è venuta dal tax rate, che nel 2018 è stato pari al 19,7%, in calo del 7% dal 21,2% del 2017 e del 28% dal 27,5% del 2013.

Dal 2010 al 2018 la produttività nominale delle 2.095 imprese prese in considerazione dal rapporto sui dati di bilancio aggregati elaborato dall'area studi di Mediobanca è cresciuta dello 0,8% medio annuo. A guadagnare di più è la manifattura, che è cresciuta in media del 2,6% all'anno a causa del +2,9% delle medie imprese e del +3,2% delle medio-grandi. Male il terziario (-1,6%) e le imprese pubbliche (solo
+0,2%), che hanno anche tagliato molta occupazione (-10,2% il cumulato dal 2010).


Nel 2018 gli investimenti delle 2.095 principali imprese industriali e di servizi italiane sono calati dello 0,1% rispetto al 2017 e del 4,7% rispetto al 2009. Questo nonostante le disponibilità liquide in pancia a queste società siano aumentate dell'81,7% dal 2009 e siano arrivate nel 2018 a quota 77,2 miliardi di euro, a fronte di investimenti a valori correnti stabili nel decennio e pari nel 2018 a 29,7 miliardi. Nello specifico, le imprese pubbliche hanno abbattuto gli investimenti del 10,8% dal 2009, percentuale che la ripresa del 5,5% del 2018 non riesce ancora a recuperare. Meglio ha fatto la manifattura, che dal 2009 li ha mediamente aumentati del 5,8%, salvo bloccarli anch'essa nel 2018. A se stante la situazione delle medie imprese, che hanno aumentato gli investimenti del 10,8% dal 2009 e del 6% solo l'anno scorso.


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