martedì 22 gennaio 2019
Il curatore del rapporto Centro Einaudi-Ubi Banca: la manovra non favorisce la crescita
Il ponte Morandi, crollato a Genova la scorsa estate (Ansa)

Il ponte Morandi, crollato a Genova la scorsa estate (Ansa)

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L’economia globale sta rallentando e nel 2018 ha iniziato a dare segni di cedimento. La globalizzazione ha come grave effetto collaterale l’aumento delle diseguaglianze. Nella politica i partiti tradizionali sono stati messi sotto scacco dai populismi mentre nelle politiche commerciali il protezionismo di Trump ha stravolto il modello precedente basato sugli accordi multilaterali. Il 23esimo rapporto sull’economia globale e l’Italia promosso dal centro Studi Einaudi e da Ubi Banca, dal titolo «Il mondo cambia pelle?» fotografa un anno in cui sono venuti meno punti di riferimento, facendo balenare l’inizio di una nuova fase se non di crisi, di stagnazione. Soprattutto per l’Europa, con la Germania che per la prima volta dopo anni vede la produzione industriale frenare. Le previsioni per il futuro non sono rosee e in modo particolare per l’Italia con una crescita del Pil nel 2019 stimata tra lo 0,6 e lo 0,9%. Una situazione incerta in cui la mancanza di investimenti infrastrutturali e i rischi connessi all’introduzione del reddito di cittadinanza sono i due aspetti critici secondo l’economista Marco Deaglio che ieri ha presentato il rapporto a Milano.

«Il 35-40% del reddito di cittadinanza potrebbe finire a beneficio dell’economia di Paesi esteri. Si pensi all’impatto degli idrocarburi sui materiali ed all’acquisto di merci prodotte a basso costo all’estero, ad esempio in Cina» ha detto Deaglio criticando la modalità di realizzazione dello strumento vista la platea di 5 milioni di aventi diritto e poco incisivo sul fronte dei consumi. Sulla manovra 2019 il giudizio negativo è legato alla mancanza di investimenti infrastrutturali alla luce delle condizioni di degrado in cui versano le opere pubbliche, con particolare riferimento a tragedie come il crollo del ponte Morandi a Genova. Si profila poi un ulteriore rischio legato all’aumento dell’Iva, considerato 'inevitabile'. Altro tasto dolente quelle delle banche, che in Italia hanno il problema degli Npl, anche se per Deaglio «tutti i bubboni che dovevano scoppiare sono scoppiati». Tornando alla situazione internazionale a farla da padrone sono gli Usa di Trump che però, nonostante le spinte protezionistiche, vedono la crescita ridursi e cercano di contrastare l’alleanza tra la Cina e la Russia (in posizione subalterna). Per l’Europa il 2018 è stato un anno 'orribile' che potrebbe non essere il «peggiore se le attuali tendenze continueranno ». A pesare le proteste in Francia, la difficile negoziazione della Brexit, la crisi dei migranti e l’avanzata dei populismi. Come soluzione alla mancanza di 'ideologie' in grado di unire le generazioni nuove (le più penalizzate) alle vecchie il rapporto consiglia di investire nella sostenibilità, nella tutela del Pianeta e delle risorse. «Come dice un proverbio degli indiani che abbiamo scelto come epigrafe delle conclusioni – ha detto Deaglio – Non ereditiamo la Terra, la prendiamo a prestito dai nostri figli».

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