venerdì 4 luglio 2014
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Il giorno dopo lo scontro tra il capogruppo Ppe Manfred Weber e Matteo Renzi sulla questione della flessibilità del patto di stabilità scendono nuovamente in campo il presidente della Bundesbank Jens Weidmann e il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Weidmann ha messo in guardia dai «rischi» dell’accordo della scorsa settimana al Consiglio Europeo che ha parlato di «utilizzare al meglio la flessibilità già prevista dal patto di stabilità». «Ho dubbi sull’attuale discussione sulla flessibilità un’interpretazione troppo generosa di questi margini danneggerebbe certamente la credibilità del patto di stabilità e crescita», ha dichiarato Weidmann, avvertendo inoltre che «non si costruisce crescita sui debito». Messaggio non certo nuovo, che però il presidente della Buba sta ripetendo con insistenza proprio questi giorni nel timore che l’accordo della scorsa settimana possa essere volutamente frainteso (soprattutto nel Sud Europa). Ieri si è sentito anche Schäuble, il quale ha spiegato: «Non c’è bisogno di discutere della flessibilità dei trattati, basta semplicemente attuarla, attuare quello che si è deciso». Il ministro ha aggiunto che «è molto più intelligente identificare campi in cui si investa più velocemente, che non discutere solo sulla flessibilizzazione delle regole». Ieri si è sentito anche lo stesso cancelliere Angela Merkel, che ha affermato: «Tre anni fa abbiamo cominciato a concretizzare il patto di stabilità e crescita, e ora ci ritroviamo a ridiscutere le stesse cose». Un clima che ben spiega il duro intervento del capogruppo Ppe Weber due giorni fa a Strasburgo. È chiaramente il segnale che la Germania comincia a temere che Roma e Parigi tentino di forzare la mano rispetto agli accordi del summit. Certo è che le tensioni tra Roma e Berlino tornano a salire: «Se la Bundesbank pensa di farci paura – tuonano in tarda serata fonti di Palazzo Chigi –, forse ha sbagliato Paese. Sicuramente ha sbagliato governo».La questione rimbalza anche al Parlamento Europeo, dove gli italiani membri del Ppe vogliono discutere dell’intervento del capogruppo alla riunione del gruppo della prossima settimana, ma la sensazione è che siano relativamente isolati. I vertici del gruppo sostengono che Weber nient’altro ha fatto che ribadire quanto concordato nel documento programmatico 2014-2020 varato due settimane fa dal gruppo. Un documento in cui in effetti si legge che le regole del patto «devono essere pienamente applicate e rispettate». Fonti popolari, peraltro, raccontano che quando il documento è stato discusso, unicamente i membri italiani del gruppo hanno sollevato obiezioni, chiedendo form
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