sabato 27 febbraio 2016
Il dg di Confindustria, Marcella  Panucci: «Emozionati». Alla vigilia del Giubileo un convegno (nella foto  il cardinale Gianfranco Ravasi) ha messo a fuoco la necessità di un sistema fondato su una maggiore condivisione sociale e sul rispetto della persona, dal lavoratore al migrante.
«Nuove priorità all'economia»
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L’economia con l’etica, l’impresa con la responsabilità sociale, la crescita del Pil con quella della persona. In un’epoca storica di forti cambiamenti e di grande instabilità, nella società globale iperconnessa ma a corto di valori comuni, ecco la sfida del Fare insieme, ovvero il tentativo di ritrovare il senso della condivisione tanto all’interno delle aziende che nel «governo» dell’economia e dei suoi gravi problemi. Se ne è parlato ieri nel convegno organizzato ieri a Roma da Confindustria alla vigilia dell’incontro degli imprenditori con Papa Francesco. Questa mattina, infatti, circa settemila uomini e donne di impresa, guidati dal presidente Giorgio Squinzi, saranno in Vaticano per una visita al Pontefice, che è la prima nei 106 anni di storia dell’associazione industriale. «Siamo molto emozionati, per noi è un momento di straordinaria importanza andare dal Santo Padre», ha commentato ieri a margine del convegno il direttore generale Marcella Panucci, indicando come sia «fondamentale» il ruolo sociale degli imprenditori, con l’obiettivo di «creare ricchezza nel rispetto di regole, principe etici e umanità».La giornata di confronto e riflessione di ieri – Fare Insieme. Sviluppo, istruzione, lavoro, dignità, sicurezza e cittadinanza dell’uomo contemporaneo, questo il titolo – è servita a preparare l’appuntamento di oggi, avvicinandosi ai temi tante volte evocati dal Papa e ai suoi ammonimenti per un’economia che rimetta al centro la persona con i suoi diritti fondamentali.«Chi costruisce ponti é un angelo. Chi mette insieme le persone è santo. Anche nell’industria», è uno dei passaggi finali dell’intervento che ha chiuso l’incontro, quello del cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura. Ravasi ha sottolineato con forza i rischi della nostra epoca caratterizzata, come ha detto il filosofo Paul Ricoeur, da una «bulimia dei mezzi» ai quali corrisponde «l’atrofia dei fini». Godiamo di tecnologie e di informazioni mai viste prima, eppure assistiamo a una progressiva perdita di senso dell’esistenza, che deve preoccuparci, perché così vince un’«assoluta indifferenza» e si «rischia l’idolatria», ha spiegato. Per aggiungere poi, citando Gandhi che «l’uomo si distrugge con politica senza princìpi, con ricchezza senza lavoro, con l’intelligenza senza la sapienza, con gli affari senza morale, con la scienza senza umanità, con la religione senza fede e con un vago amore senza il sacrificio quotidiano di se stessi».Il rischio di una produzione di ricchezza sempre più sganciata dalla creazione di lavoro è stata richiamata anche dall’ex presidente del Consiglio Romano Prodi, che ha ripercorso i problemi causati dalla globalizzazione, dal ruolo della finanza e dalla nuove tecnologie, tre elementi che, se non governati, acuiscono le diseguaglianze, riducono l’occupazione e accrescono la paura. L’ex premier ha citato la «stagnazione secolare» come un rischio concreto in mancanza di «redistribuzione dei redditi». Prodi ha anche riportato l’affermazione di una studentessa cinese («Meglio essere tristi con una Bmw che felici con una bicicletta»), per descrivere un cambiamento di ottica dal quale ha preso scherzosamente (ma non troppo) le distanze: «Come ciclista non mi ci ritrovo...».In apertura dei lavori l’economista Alberto Quadrio Curzio, presidente dell’Accademia dei Lincei, ha ammonito che «troppa finanza crea problemi», come insegna la grande crisi del 2008, ma il pericolo non è ancora superato se oggi «il Pil globale annuo è intorno agli 80 triliardi, mentre lo stock degli strumenti finanziari ne vale 800». Mentre il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti ha fatto riferimento alla vicenda delle quattro banche regionali fallite rimarcando che a farne le spese sono stati piccoli risparmiatori ridotti sul lastrico «con un sorriso falso» da persone di cui si fidavano. Massimo Egidi, rettore della Luiss, ha illustrato la nuova divisione del lavoro nel mondo globalizzato, con il ruolo crescente dell’informatica che ha sostituito le mansioni più ripetitiva: un effetto positivo per molti aspetti, ma con conseguenze pesanti sull’occupazione.Nella nuove più difficili condizioni competitive, gli imprenditori hanno grandi responsabilità perché «sono in una posizione privilegiata per generare ricchezza e creare lavoro», ha ricordato il cardinale Domenico Calcagno, presidente dell’Amministrazione del patrimonio della Santa Sede. «Davanti a una società che dà un’importanza primaria alle quotazioni di Borsa rispetto alla condizione di vita delle persone – ha affermato rivolto alla platea –  abbiate il grande desiderio di seguire un cammino di speranza e di rinnovato impegno». Il dramma dell’immigrazione di massa è stato al centro della riflessione del cardinale Antonio Maria Veglio, secondo il quale «l’Europa oggi mostra segni preoccupanti, rimpatri di massa, muri e recinzioni. L’egoismo è nella nostra natura» ma si può superare, ricordando che «non siamo di fronte a numeri ma a persone, genitori, bambini» ed è imprescindibile «definire un quadro legislativo e di regole rispettoso della giustizia e della dignità umana».
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