sabato 12 ottobre 2019
In coerenza con la solidarietà ripetutamente espressa in tutte le fasi di questa crisi, l'arcivescovo Nosiglia ha voluto dare un contributo in vista del tavolo del 23 ottobre al Mise
La protesta dei lavoratori Embraco a Torino lo scorso 8 ottobre (foto Ansa)

La protesta dei lavoratori Embraco a Torino lo scorso 8 ottobre (foto Ansa)

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La diocesi di Torino contribuirà alle spese per il viaggio a Roma dei 400 lavoratori Embraco, che il 23 ottobre intendono portare la questione della loro vertenza di fronte ai ministeri competenti. L’arcivescovo Cesare Nosiglia ha deciso il contributo in coerenza con i numerosi passi impegnativi che la Chiesa torinese ha già compiuto.

In un suo comunicatodei giorni scorsi Nosiglia aveva sottolineato la «preoccupazione per il succedersi di notizie negative» in una vicenda che ha del paradossale. Ora viene il concreto sostegno economico, se necessario fino alla copertura dei costi previsti per la trasferta (intorno ai 9mila euro). Il direttore della Pastorale del Lavoro diocesana, Alessandro Svaluto Ferro, accompagnerà il
viaggio verso Roma.

Già due anni fa, quando la proprietà decise all’improvviso la chiusura dello stabilimento a Riva presso Chieri, l’arcivescovo fu tra i
primi a trovarsi davanti ai cancelli per manifestare solidarietà, partecipando poi anche al presidio. A Chieri venne promossa una veglia di preghiera per tutta la zona; Nosiglia si impegnò anche affinché una delegazione di lavoratori venisse ricevuta in udienza da papa Francesco.

La vicenda Embraco sta segnando profondamente il mondo del lavoro torinese perché rappresenta un «esempio» (finora in negativo) di come l’impegno di un intero territorio vada a scontrarsi con logiche aziendali che poco hanno di imprenditoriale, per non parlare del rispetto delle persone. «Nelle ultime settimane – nota Nosiglia - abbiamo appreso che il processo di reindustrializzazione si è fermato e rischia di mettere a repentaglio molti posti di lavoro. Continuo ad osservare come importanti realtà industriali e produttive del nostro territorio proseguano nella dismissione dei loro siti, depauperando una città e un’area che da troppo tempo soffre di un declino inaccettabile».

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