sabato 20 ottobre 2018
Il gruppo trentino Spirale chiude la fabbrica toscana di scarpe Nora e licenzia 34 persone. Intanto ne assume 35 in Trentino, dove la Provincia autonoma gli affitta un impianto.
Addetti al lavoro nella fabbrica trentina di Spirale

Addetti al lavoro nella fabbrica trentina di Spirale

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Non appare come un’ordinaria crisi aziendale quella che si sta consumando tra la Toscana e il Trentino. Col fiato sospeso ci sono 42 lavoratori di uno storico calzaturificio della lucchesia. Ma andiamo per gradi. A Cinte Tesino, in provincia di Trento, c’è la sede centrale di Spirale group. Produce calzature tecniche per il tempo libero e per l’uso professionale legato alla sicurezza sul lavoro. Questa azienda possiede anche il marchio Nora che produce stivali in pvc in uno stabilimento di Monsagrati nel Comune Pescaglia, a una manciata di chilometri da Lucca. La dirigenza di Spirale all’inizio di ottobre ha annunciato di voler chiudere il ramo lucchese, con conseguente licenziamento dei lavoratori entro il 31 dicembre. La ragione? Crisi di mercato proprio degli stivali in pvc.

Fin qui, purtroppo, tutto già visto. Il fatto che invece getta un’altra luce sulla vicenda è che nell’aprile 2017 Spirale ha siglato un accordo con la Provincia Autonoma di Trento per poter investire 4 milioni e ampliare e modernizzare la produzione della sede centrale, con assunzione di 35 nuovi lavoratori entro il 2019. In sostanza Trentino Sviluppo ha acquisito lo stabilimento di Cinte concedendolo in locazione per venti anni alla stessa Spirale che in Bassa Valsugana (Grigno) ha potuto aprire anche un nuovo magazzino.

Tuttavia i numeri dei licenziamenti in Toscana (39, più 3 non rinnovi di contratto) e delle assunzioni in Trentino (35) sono simili e questo non sfugge ai lavoratori lucchesi che si sentono beffati due volte. Raccontano che, tra l’altro, negli ultimi mesi hanno fatto numerosi straordinari, producendo non solo con marchio Nora ma coprendo anche altre necessità per la sede centrale. «Gli ordini e la produzione erano quindi aumentati », ripete da giorni il Sindaco di Pescaglia, Andrea Bonfanti, che ieri sera ha presieduto un consiglio comunale proprio sulla questione. «Un’azienda che è in crisi» insiste Bonfanti «non è che licenzia da una parte e assume da un’altra. Qui siamo di fronte a un caso di delocalizzazione all’interno dello stesso territorio nazionale».

Per Spirale è tutto deciso, ha solo dato disponibilità a riassumere 10-15 lavoratori del ramo lucchese, ma trasferendoli a Cinte, con tutto ciò che ne consegue per le famiglie. Il caso è però approdato in Parlamento: deputati e senatori toscani di chiedono l’intervento del Governo. Sotto la lente d’ingrandimento finisce l’accordo con la Provincia Autonoma di Trento che, dicono, danneggia la realtà lucchese. Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, ha convocato per mercoledì 24 ottobre nella sede della Provincia di Lucca l’unità di crisi per questa vertenza. Lì si incontreranno istituzioni locali e sindacati. Sarà il primo passo. La vicenda è tutt’altro che chiusa.

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