venerdì 22 giugno 2018
Nissan presenta il ProPilot su Qashqai. Bruno Mattucci: «Chi sta al volante resta al centro, ma l'intelligenza attiva delle nostre auto legge la strada e i pericoli prima e meglio dell'uomo»
Il cruscotto della Nissan Qashqai

Il cruscotto della Nissan Qashqai

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Guida autonoma? Se ne parla da tempo, ma l’auto che fa tutto da sola non è al momento ancora presente sulle nostre strade. Secondo uno studio di Accenture lo sarà, in maniera parziale, solo a partire dal 2040, un orizzonte temporale che cambierà drasticamente la percezione del traffico come lo intendiamo adesso. In attesa che i sistemi automatici vengano sviluppati e diffusi, c’è chi come Nissan ha una visione diversa. I supporti alla guida come elemento di percezione diffusa dell’uomo. Ovvero, dove non arrivano i sensi del guidatore, arrivano gli ADAS, ovvero i meccanismi di supporto alla guida. Elettronica sì, ma nella visione Nissan al comando dell’uomo. Che resta l’unico responsabile del controllo e del comportamento del veicolo.

Di recente sulla gamma Qashqai è stato presentato ProPilot, un insieme di sistemi come Intelligent Cruise control che regola la velocità e mantiene la distanza dal veicolo che precede o il Lane Keep Assist che agisce sullo sterzo per aiutare a mantenere al centro della corsia il veicolo o il Traffic Jam Pilot che permette di seguire la vettura che precede alla distanza stabilita o rallenta se necessario fino a fermarsi. Si tratta del primo passo di Nissan in quella che viene chiamata Nissan Intelligent Mobility che nel presente rappresenta quello che sarà il futuro, ovvero connesso e guidato. E il fatto che debutti su un modello “popolare” o comunque non di lusso come la Qashqai, il crossover più venduto in Europa, dimostra la volontà di Nissan di rendere “democratica” anche la tecnologia più avanzata.

Possiamo stare tranquilli dunque: non sarà un computer a sfrattarci dal posto di guida. Almeno per un po’ di anni. Bruno Mattucci, presidente e ad di Nissan Italia, uno dei marchi che da più tempo lavorano su questa tecnologia, traccia un quadro molto chiaro degli intenti: «Vogliamo lasciare alle persone solo il piacere di stare al volante, sollevandole da situazioni stressanti come il traffico o i parcheggi in città e fornendo un prezioso supporto in situazioni rischiose generate da distrazioni o eventi imprevedibili. Salendo su aerei, navi e treni già ci affidiamo a tecnologie che permettono decolli, crociere, e atterraggi anche in condizioni difficili. Oggi qualcosa di simile avviene sulle nostre vetture andando al lavoro o partendo per un viaggio con la famiglia. Ci affidiamo a tecnologie che ci fanno viaggiare più comodi e ci aiutano a prevenire incidenti, grazie a telecamere, radar, sensori che leggono la realtà meglio e più rapidamente di quanto può fare chi è alla guida e permettono alla vettura di intervenire se necessario».
La differenza sembra essere nell’approccio del problema: per Nissan non è l’uomo da sostituire ma le sue capacità di guida da amplificare?
«Dopo anni in cui il settore si è concentrato solo sull’evoluzione dell’hardware, oggi l’attenzione si concentra sul software, sul contenuto, incluso l’uomo intorno al quale il concetto di auto è stato ideato e sviluppato in oltre 100 anni di storia».
Quali sono le sfide che deve affrontare il mondo dell’auto?
«Sono principalmente tre e riguardano i sistemi di guida autonoma, la mobilità sostenibile, la connettività tra i veicoli e con le infrastrutture. Tre rivoluzioni sostanziali e profonde, con un minimo comune denominatore. L’innovazione e lo sviluppo tecnologico. Così come la tecnologia ha rivoluzionato il nostro mondo, la nostra vita, ora sta rivoluzionando profondamente anche il sistema auto. Nissan ha saputo anticipare questo cambiamento e oggi si trova in una posizione di vantaggio rispetto alla concorrenza. E per vantaggio non intendo solo il numero di veicoli elettrici venduti nel mondo o il livello di tecnologia presente sulle nostre auto, ma mi riferisco anche all’expertise, alla capacità di produrre su larga scala e a quella di cambiare il modello di business e la visione del futuro della mobilità».
Il sogno di farsi portare dall’auto quindi non è dietro l’angolo?
«Non prevediamo il guidatore sul sedile del passeggero, ma al contrario lo vediamo padrone delle proprie scelte per elevare l’esperienza di guida. Le tecnologie esistenti sono solo un aiuto, noi se guidiamo ci concentriamo su un particolare, trascurando altri dettagli fondamentali. Abbiamo fatto una specie di gioco, abbiamo trasmesso un video e chiesto quante volte i giocatori in maglia bianca si passavano la palla. La risposta di tutti è stata più o meno giusta, poi abbiamo chiesto: ma il ballerino che vestito da orso ha attraversato lo schermo lo avete notato? Bene, la maggioranza non lo aveva visto perché era concentrato a contare i passaggi di palla. È quello che succede in auto quando guidi, sei attento ma ometti un particolare che ti può costare un incidente. È su questo che abbiamo lavorato coi nostri sistemi».
L’uomo è l’elemento di tecnologia da evolvere...
«Abbiamo dotato le nostre auto di un’intelligenza costantemente attiva capace di leggere la strada e le situazioni pericolose per noi, meglio di noi, anche quando non ce ne accorgiamo».

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