lunedì 26 settembre 2022
La Borsa di Milano a fine seduta guadagna lo 0,6%, l'esito del voto era atteso e non ha creato scossoni
Piazza Affari chiude bene ma la recessione fa paura
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I sondaggi li avevano letti anche gli investitori: la vittoria di Fratelli d’Italia e della coalizione di centro-destra non è stata una sorpresa. Se nel dibattito da campagna elettorale l’argomento “choc per i mercati se vince Giorgia Meloni” poteva funzionare, nella realtà del giorno dopo quella tesi non regge. In una giornata non entusiasmante per le Borse, Milano è andata meglio degli altri: ha guadagnato lo 0,6% contro lo 0,4% perso da Francoforte, il calo dello 0,2% di Parigi e -0,8% di Madrid. C’è stata più tensione sui titoli di Stato, in un quadro di generale rialzo dei rendimenti. Il tasso dei Btp decennali italiani scambiati sui mercati secondari è salito di altri 17 punti, al 4,50%, il massimo da ottobre 2013. Più contenuto l’aumento dello spread tra i Btp e i Bund tedeschi, passato da 231 a 242 punti base, ai massimi dal 2022, a conferma che nessuna obbligazione si salva dal nuovo scenario di tassi alti e crescita economica debole. Lì sta il punto: ogni settimana che passa aumenta il conto economico della guerra, che ovviamente non è fatto solo di costi diretti.

Pagare il costo della guerra è proprio il titolo dell’aggiornamento pubblicato ieri dall’Ocse sulle prospettive dell’economia globale. Prospettive grigie: la previsione di crescita del Pil globale per il 2023 è stata tagliata di 0,6 punti percentuali rispetto alle stime di giugno. Si fermerà al +2,2% e in concreto significa circa 2.800 miliardi di dollari di minore Pil. Per la zona euro la crescita 2023 è stata ridotta di 1,1 punti percentuali, all’1,5%. Pesantissima la revisione del Pil della Germania: doveva fare +1,7%, invece segnerà una contrazione dello 0,7%. A Berlino sarà recessione. In Italia, secondo l’Ocse, no: per il 2023 si prevede una crescita dello 0,4%, inferiore di 0,8 punti rispetto alle previsioni di giugno. Ma sono stime da prendere sempre con cautela. L’agenzia di rating S&P, nel suo aggiornamento sull’economia della zona euro pubblicato ieri, vede in recessione nel 2023 sia la Germania che l’Italia (-0,1%), cioè la prima e la seconda potenza industriale dell’Unione Europea. È in questo scenario complicato che dovrà muoversi il prossimo governo. Le analisi pubblicate ieri dagli analisti delle grandi banche d’affari convergono: gli investitori aspettano di vedere all’opera il governo a guida Meloni su due scelte chiave: il ministro dell’Economia e piani per la legge di Bilancio 2023. Calcolano da Ubs che il piano della coalizione di centro-destra aveva costi di circa 80 miliardi di euro, ma dubitano che molti progetti saranno portati avanti. Nello scenario base si aspettano che il debito-Pil italiano nei prossimi cinque anni rimanga «sostanzialmente stabile» sul 150%.

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