giovedì 7 febbraio 2019
Il segretario generale della Flaei Cisl, Carlo Meazzi, annuncia una protesta in piazza per gli effetti negativi dell’applicazione dell’articolo 177 del Codice degli appalti
«Nel settore dell'energia 170mila posti a rischio»
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«Anche noi scenderemo in piazza il 9 febbraio. Protesteremo soprattutto contro l’articolo 177 del Codice degli appalti, che mette a rischio il posto di lavoro dei dipendenti delle multiutility». Lo annuncia il segretario generale della Flaei Cisl Carlo Meazzi.

Cosa temete da questo articolo?
Questo articolo al comma uno stabilisce che i titolari di concessioni già attive alla data del 18 aprile 2016, che abbiano ricevuto un affidamento senza gara, dovranno destinare una quota pari all’80% dei propri contratti di importo pari o superiore ai 150mila euro mediante procedura di evidenza pubblica, mentre solo per il restante 20% potranno ricorrere a società controllate o lavoro in house. L’applicazione di questa norma alle società partecipate pubbliche tipo Enel distribuzione, Iren, A2A, Acea, per citarne solo alcune, ma sarebbero almeno 43 le aziende interessate, produrrebbe una crisi strutturale delle aziende perché finirebbe per trasformarle in soggetti appaltatori. Verrebbe meno così una vasta gamma di servizi essenziali per le comunità, le imprese e i territori, senza disporre della capacità di generare investimenti per modernizzare le infrastrutture, soprattutto quelle a carattere energetico.

Quanti lavoratori e società sono interessate dal provvedimento?
Utilitalia, l’associazione che raggruppa la maggior parte delle multiutility operanti in Italia, ha recentemente scritto al ministro dello Sviluppo economico sottolineando come il processo di esternalizzazione, conseguente all’applicazione attuale dell’articolo 177, avrebbe un costo economico e sociale assai rilevante, capace di produrre nel breve periodo la perdita di un considerevole numero di posti di lavoro oscillante tra i 145mila e i 170mila, per tutte le entità che fanno capo alla filiera, cioè il settore elettrico, il gas e la gestione dei rifiuti. Stessa valutazione riguarda Enel che, d’altro canto, vedrebbe andare in pezzi la propria struttura di Enel distribuzione, per la quale lavorano 15.780 addetti dei quali 7mila operai e 8.500 tecnici.

Quali rischi si corrono?
È bene sottolineare come queste indicazioni intervengono su concessioni pubbliche affidate già da molti anni, che vedranno la loro scadenza entro il prossimo decennio. La norma europea alla base del provvedimento, d’altro canto, negli altri Paesi europei non ha modificato minimamente l’organizzazione del lavoro. Questo tema esiste drammaticamente solo in Italia. Conviene ricordare, per esempio, che la concessione della rete elettrica, assegnata in seguito alla liberalizzazione e privatizzazione del settore, scadrà nel 2029.

Cosa proponete ad Anac e governo?

Pensiamo sia necessario procedere con grande cautela per i diversi segmenti merceologici. Riteniamo indispensabile una immediata sospensione, affinché si proceda a una analisi approfondita delle diverse tipologie di servizio a rete interessate dall’applicazione dell’articolo 177. Successivamente potranno essere adottate soluzioni mirate, settore per settore, affinché qualità del lavoro, specializzazione delle professionalità, solidità delle imprese e la qualità dei servizi non debbano essere messe in discussione.

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