martedì 3 luglio 2012
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​Al treno in corsa della spending review si aggancia anche il vagone del taglio dei tribunali, già previsto dalla legge delega del 2011 e ora in attesa del decreto attuativo. Sono circa 280 gli uffici giudiziari - tra tribunali, procure e sedi distaccate - che potrebbero essere interessati dalla sforbiciata, secondo la bozza messa a punto dal ministero della Giusitizia e non ancora definitiva. Ieri il ministro Paola Severino ha incontrato i responsabili giustizia di Pd, Pdl e Udc, Andrea Orlando, Enrico Costa e Roberto Rao, senza raggiungere un’intesa sui tagli. La bozza prevede cancellazioni o accorpamenti per tutte le 220 sezioni distaccate. Ci sarebbero poi tra i 32 e i 36 tribunali (e altrettante procure) in meno. Ma i partiti, anche su questo capitolo, chiedono di limitare l’intervento, chiudendo solo i tribunali delle province che saranno tagliate. Il contendere riguarda una decina di sedi. Dato il mancato accordo la decisione è slittata e le misure non sono state esaminate nel Consiglio dei ministri di ieri. Se ne occuperà il vertice di governo che tra giovedì pomeriggio e venerdì mattina dovrebbe licenziare tutto il pacchetto-risparmio.Si fa più chiaro, intanto, anche il contributo del comparto sanitario all’operazione di revisione della spesa. Secondo quanto è trapelato dopo una serie di incontri e riunioni, la cifra dei risparmi dovrebbe alla fine superare quota 8 miliardi in tre anni: un miliardo nel 2012, tre l’anno prossimo e quattro in quello successivo. Il ministro Balduzzi ha presentato ieri il suo dossier spiegando di volere evitare tagli lineari che a suo avviso rischiano di mettere in ginocchio i servizi ai cittadini. Tra le direzioni di intervento la riduzione delle spese per la specialistica convenzionata e per gli altri appalti, la chiusura di alcuni enti, la riduzione del tetto di spesa farmaceutica e un giro di vite anti-sprechi ad esempio con la possibilità per gli ospedali di preparare dosi medicinali "personalizzate" per i pazienti e utilizzo di farmarci "off label" ossia al di fuori della specifica area di prescrizione.Tornando alla giustizia il provvedimento in arrivo fa seguire al taglio degli oltre 650 uffici dei giudici di pace, già deciso a gennaio. Le indiscrezioni stanno provocando la rivolta degli avvocati, che hanno convocato uno sciopero per il prossimo giovedì, 5 luglio, e chiedono al governo di sospendere la decisione e aprire un confronto. Protestano anche sindacati e presidenti di Regione. Il criterio base del provvedimento è quello di mantenere non più di tre tribunali per ciascuno dei 26 distretti di Corte d’appello, un criterio a cui verrebbero uniformate anche le procure (diversamente dall’idea iniziale che puntava a un accorpamento più drastico degli uffici inquirenti). Possibile qualche deroga specie per le zone ad alta densità criminale.Il prossimo Consiglio dei ministri dovrà definire questi aspetti insieme al più complessivo riordino della macchina dello Stato sul territorio, con un taglio di province, prefetture, questure, uffici del lavoro, oltre all’accorpamento dei servizi nei piccoli Comuni e un taglio più generale delle aziende pubbliche locali e degli enti. Interventi che oggi il governo illustrerà a sindacati ed enti locali senza aprire trattative. Architrave del dl in arrivo in settimana sarà il pacchetto del commissario Enrico Bondi sui risparmi nell’acquisto di beni e servizi da parte delle pubbliche amministrazioni. Altri interventi riguarderanno gli immobili pubblici con misure di razionalizzazione e il congelamento dei canoni di affitto. Infine ci sono le misure sul pubblico impiego. Per i dipendenti dello Stato potrebbero esserci un taglio dei buoni pasto, uno slittamento della tredicesima a gennaio e una riduzione di permessi e distacchi. Cruciale sarà anche la decisione sulla riduzione dell’organico (20% per i dirigenti, 10% per quelli di secondo livello e 5% per gli altri ruoli) operazione che potrebbe riguardare fino a 10mila lavoratori tra ministeri, agenzie ed enti vari. Gli statali in esubero e non ricollocabili sarebbero messi in mobilità per due anni (80% dello stipendio), mentre per chi ha già i requisiti per la pensione con le vecchie regole previdenziali, potrebbe scattare una deroga di uno-due anni alla riforma Fornero.
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