mercoledì 17 maggio 2017
L'accusa: misure insufficienti per il controllo delle emissioni nocive. Il ministro Delrio ribadisce: nessuna irregolarità. Ma ora ha due mesi per rispondere
Nel mirino della Ue l'omologazione del motore 2.0 turbodiesel della Fiat 500X

Nel mirino della Ue l'omologazione del motore 2.0 turbodiesel della Fiat 500X

COMMENTA E CONDIVIDI

Il tormentone continua. La Commissione Europea ha aperto una procedura di infrazione nei confronti dell'Italia per il mancato adempimento, da parte di Fiat-Chrysler, degli obblighi di adeguamento alla normativa comunitaria in materia di omologazione degli autoveicoli, in particolare riguardo alle emissioni. Non sono bastate le rassicurazioni fornite dal Ministro dei Trasporti, Delrio. E nemmeno la sua richiesta - in verità motivata dai passi compiuti in questi ultimi mesi - di rinviare la formalizzazione di quella che di fatto è una pesante accusa.

Cosa è accaduto. La questione non è nuova, è molto tecnica e parecchio complessa, ma nel mirino sono sempre i tanto discussi motori a gasolio, sotto accusa da quando il “dieselgate” ne ha praticamente decretato la prossima lenta ma inevitabile fine. Qui lo scandalo che ha coinvolto la Vokswagen non c'entra direttamente, ma tutto parte dalle accuse mosse dal governo tedesco agli altri costruttori, e a Fca in particolare, quasi a voler dimostrare - sinora senza prova alcuna però - che nessuno è senza peccato. Riaprendo una vicenda che pareva chiusa, Bruxelles ora chiede ulteriori chiarimenti riguardo al propulsore 2.0 turbodiesel della Fiat 500X che avrebbe una centralina tarata in modo da far registrare emissioni inquinanti oltre i limiti consentiti solo al di sopra di una certa temperatura, mentre i test di omologazione vengono effettuati al di sotto di quella temperatura. Solo un sistema per tutelare l'integrita del motore, ha sempre sostenuto Fca, e anche il Ministero italiano cui spetta l'omologazione dei motori, e che ha sempre ottenuto ragione anche al termine di una mediazione tra Roma e Berlino, anche alla presenza dei funzionari della Ue.

L'accusa e i controlli. Ora invece la Commissione parla di «misure insufficienti» per il controllo delle emissioni del Gruppo Fca. «I costruttori di automobili hanno prestato ben poca attenzione alle misurazione delle emissioni e alcuni hanno persino infranto la legge», afferma la commissaria per il Mercato interno, Elzbieta Bienkowska. «Lo scandalo sulle emissioni - prosegue - ha dimostrato che la responsabilità di far rispettare la legge e di punire coloro che la violano non può essere lasciata esclusivamente ai singoli Stati membri». In base alle norme vigenti nella Ue, spetta alle autorità nazionali verificare che un tipo di automobile soddisfi tutte le regole prima che le singole auto possano essere vendute sul mercato unico. Qualora un costruttore violi gli obblighi normativi, le autorità nazionali devono adottare misure correttive, come ad esempio ordinare un “richiamo”, e applicare sanzioni stabilite nella legislazione nazionale.

Due mesi per rispondere. Il caso in questione, come detto, si riferisce a una richiesta da parte del Ministero dei Trasporti della Germania, nel settembre 2016, di mediare un disaccordo tra le autorità tedesche e quelle italiane sulle emissioni di ossidi di azoto (NOx) prodotte dalla Fiat 500X omologata dall'Italia. La Commissione chiede ora formalmente all'Italia di dare entro due mesi una risposta alle sue preoccupazioni «circa l'insufficiente giustificazione fornita dal costruttore in merito alla necessità tecnica, e quindi alla legittimità, dell'impianto di manipolazione usato per le emissioni e di chiarire se l'Italia è venuta meno al suo obbligo di adottare misure correttive per quanto riguarda il tipo di veicolo Fca in questione e di imporre sanzioni al costruttore di automobili».

La replica italiana. Un passo formale quello della Commissione che è stato energicamente contestato dal ministro Graziano Delrio. «Contrariamente a quanto dichiarato dai vostri uffici, le autorità italiane hanno escluso fin dall'inizio la presenza di dispositivi illegali sui modelli Fiat sia nelle versioni originali sia in quelli ricalibrati. Mi è spiaciuto apprendere - ha aggiunto Delrio in una serie di comunicazioni scritte e telefoniche con la commissaria competente - che nonostante tutte le informazioni dettagliate fornite, intendiate aprire la procedura d'infrazione». Considerato che dopo la fine del processo di mediazione, dagli uffici della Commissione non era giunta alcuna richiesta di ulteriori informazioni rispetto a quelle già fornite nei mesi precedenti, ieri sera Delrio aveva chiesto almeno di rimandare l'avvio della procedura. Cosa che non è avvenuta. La commissaria responsabile del Mercato interno, Elzbieta Bienkowska ha poi sostenuto che «è comunque giunto il momento di raggiungere un accordo definitivo» sulla revisione delle regole e delle competenze: «sono in gioco la fiducia e la salute dei cittadini e non abbiamo tempo da perdere».

Altri guai per Volkswagen. ll tema delle emissioni intanto resta alto anche in Germania: la procura di Stoccarda ha aperto un'inchiesta nei confronti del numero uno della Volkswagen, Matthias Mueller, in relazione al caso “dieselgate”: l'ipotesi di reato è quella di manipolazione del mercato. In particolare, è sotto la lente degli inquirenti l'attività di Mueller presso la Porsche, il cui capitale è completamente posseduto dalla Volkswagen, e nel cui consiglio d'amministrazione Mueller è presente sin dal 2010. Un procedimento è stato avviato anche nei confronti del precedente amministratore delegato del Gruppo, Martin Winterkorn, e del presidente del consiglio di sorveglianza della casa automobilistica di Wolfsburg, Hans Dieter Poetsch.

© Riproduzione riservata
COMMENTA E CONDIVIDI

ARGOMENTI: