lunedì 12 dicembre 2016
L'edizione 2016 chiude con il record negativo di spettatori. Nessuna anteprima di prodotto, ingresso troppo caro e molte assenze, ma l'Italia ha ancora bisogno di luoghi dove “respirare” automobili
Spettacolo e rimpianti, la verità sul Motor Show
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Hanno dovuto regalare gli spazi espositivi per convincere i marchi a partecipare. Hanno annunciato 12 "anteprime nazionali" ma di inedito non c'era assolutamente nulla, e la vettura più nuova in rassegna aveva almeno già due mesi di vita. Facile capire allora perché il bilancio di chiusura parla di appena 200 mila visitatori in tutto, molto pochi considerando i 9 giorni di durata e record negativo in assoluto. Detto ciò, ora che l'edizione 2016 è finita, bisogna comunque dire grazie al Motor Show di Bologna. In poco più di dieci anni ha perso un milione di spettatori (furono 1.237.000 nel 2014) ma intanto è tornato, e questa è comunque una splendida notizia. Perchè l'Italia ha voglia di parlare di automobili e ha bisogno di luoghi dove poterlo fare liberamente. Fino a domenica ha ospitato gare e spettacolo, ha offerto convegni, esibizioni e test drive: questo ha sempre fatto, e lo sa fare ancora bene. Senza aver bisogno di spacciarsi per un Salone dell'auto in senso stretto, cosa che non è più da tempo.

Non si tratta solo delle assenze (tutto il Gruppo Volkswagen, Bmw e Mini, Opel e Volvo, per citare le diserzioni più importanti): è il modello in assoluto di queste esposizioni che è andato in crisi. Complice internet che ormai mostra tutto subito, e anche prima che esista. Il resto l'hanno fatto il penalizzante rapporto costi-benefici dei Saloni mondiali più importanti (a Parigi, per fare un esempio, uno stand si paga almeno 5 milioni di euro), e lo straripare della tecnologia che spinge i costruttori a prenotare vetrine più consone alla loro offerta attuale. Il Motor Show di Bologna però non si è arreso: onore a lui. Ma se non è più un successo anche di pubblico, qualcuno dovrà rendersi conto che i 22 euro necessari per accedervi (25 nel week-end) sono una piccola follia. Specie con un'offerta del genere. Per tornare ai numeri e ai fasti del passato occorrerebbe convincere tutte le Case costruttrici che ne vale la pena. Impresa difficile però farle investire in una manifestazione nel Paese al mondo che meno fa per l'automobile e che continua anzi a metterle i bastoni tra le ruote. E dove anche gli enormi sforzi messi in campo dai costruttori per una mobilità ecologica e sostenibile non vengono di fatto incentivati. Bologna insomma è stata lo specchio di quello che ci resta: poco Motor, molto Show. Con una sola vera anteprima mondiale: la Smart Forfood, il prototipo del primo ristorante stellato su quattro ruote. Questo abbiamo, purtroppo. Buona digestione.

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