sabato 9 febbraio 2013
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«Abbiamo negoziato duramente». Anche il volto di Mario Monti denota visibile stanchezza quando, poco dopo le 5 della sera, si presenta nella saletta stampa allocata nei sotterranei del palazzo "Justus Lipsius". Le ore fra giovedì e venerdì passate su un sofà sono state un obbligo istituzionale per il nostro presidente del Consiglio, in una notte in cui chi si allontanava rischiava di vedersi "sfilare" via un bel po’ di milioni. Alla fine, dopo quasi 30 ore di negoziato ininterrotto, il bilancio italiano parla di un saldo migliorato per le nostre casse per 650 milioni annui e, con una dose di civetteria, il Professore lo sottolinea raccontando che «quando ci siamo salutati, diversi capi di governo si sono rallegrati e alcuni di loro, che sono dei veterani del Consiglio Ue, hanno detto che mai l’Italia aveva ottenuto un risultato così buono». E per Monti «nettamente migliore» di quello firmato 7 anni fa da Berlusconi, che ha portato l’Italia a divenire il primo contributore netto dell’Unione. Ma proprio il suo predecessore lo contesta al rientro: «Monti non ha vinto, pensavamo si potessero ridurre almeno del 50% i 6 miliardi di saldo che versiamo in più».In assoluto, tuttavia, l’esito finale non è così esaltante. Monti stesso con onestà lo riconosce, parlando di un risultato «soddisfacente per quanto riguarda l’ammontare complessivo» (posizione ribadita sul profilo Facebook al rientro a Roma, dove ha subito riferito a Napolitano assieme al ministro Grilli), anche se «non ci soddisfa pienamente il significativo ridimensionamento» rispetto al budget precedente 2007/13. Ricorda tuttavia che l’Italia ha giocato fino in fondo le sue carte: «Ho messo il Consiglio di fronte alla concreta possibilità di un veto». Tassello di una strategia che il leader di Scelta civica ripete di aver definito «già uno o due mesi fa con i capi dei tre partiti che hanno sostenuto la maggioranza, in ordine alfabetico Alfano, Bersani e Casini», perché quella per l’Europa è «più che mai una politica all partisan». La linea italiana, concordata anche col capo dello Stato, era «di non chiedere un rinvio (come fece Cameron al vertice di novembre 2012, ndr)»: linea che «ha ricevuto il pieno assenso di tutti e tre». Quel veto non è stato posto. E ora Monti ritorna sulla graticola in Italia. Prima di Berlusconi, il più esplicito è Alfano che parla di «ulteriore punizione per l’Italia, non mi pare che gli interessi italiani siano stati difesi adeguatamente». Ancor più duro è Renato Brunetta: «Vince l’Europa egoista. Monti ha fatto l’ennesima cattiva e brutta figura». Esprime un giudizio a metà il ministro dello Sviluppo, Corrado Passera: bene la posizione italiana, male la «Ue a passo di gambero». Una posizione simile a quella di Enrico Letta: il "numero due" del Pd lamenta la «cattiva notizia dell’arretramento» davanti alla «linea nordica che ha fatto un passo avanti».Il guaio è che i fondi in assoluto calano (qualcosa in più arriva per la sola "Coesione", con Monti che spiega che qui la dotazione per l’Italia «aumenta dell’1% a prezzi costanti, mentre il pacchetto globale dell’Ue vede un calo dell’8%»), rendendo ancor più ardua la prospettiva di un ritorno alla crescita per l’Europa e, quindi, per i singoli stati. E con meno risorse europee sarà anche un po’ più difficile governare in Italia.Il prossimo Consiglio Ue è in programma il 14-15 marzo. Forse (per i tempi tecnici post-elezioni) a rappresentare l’Italia ci sarà ancora Monti, per il quale quello ottenuto è «un concreto inizio di un’inversione di tendenza», prima di aggiungere che certo ci sarà spazio «per ulteriori battaglie». Fra le quali Monti indica la durata del bilancio Ue: «Prima o poi si porrà la questione se sia razionale questa scadenza di 7 anni, sono termini come neanche in Unione Sovietica si vedevano». Meglio sarebbero 5 anni. A meno di colpi di scena, però, se ne occuperà un altro "condottiero".
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